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Il palazzo di vetro oscurato

                  di Gianpaolo Santoro

I settant’anni di Onu, l’Organizzazione delle nazioni Unite, tutto e il contrario di tutto, il bene, il male e, soprattutto, il niente. Una organizzazione elefantiaca, una torre di Babele come la definì subito Churchill, una mangiasoldi che sino ad ora ha divorato più di mezzo trilione di dollari, una crescita esponenziale a tratti delinquenziale, visto che la spesa annua oggi è quaranta volte superiore a quella che era nei primi anni Cinquanta (solo in un biennio spesi 575 milioni di dollari in viaggi). Lo Stato che versa più soldi sono gli Stati Uniti con oltre il 28 per cento del budget totale (654 milioni di dollari nel 2015) seguiti da Giappone, Francia e Germania mentre l’Italia, con il suo 4,45 per cento, pari a 226 milioni di dollari nel bilancio 2015, viene dopo Gran Bretagna e Cina e prima della Russia.

12177939_10206857551830619_487667464_nLa più grande, faraonica, inutile diplomazia del mondo: diciassette agenzie specializzate, quattordici fondi, un segretariato con la bellezza di diciassette dipartimenti per un totale di 65 mila dipendenti con stipendi esentasse. Un mostro. L’apoteosi della burocrazia. “Una terra afflitta da inefficienza, burocrazia kafkiana e miasmi di corruzione” ha scritto Stephen Halper sul Wall Street Journal. La tremenda verità è che nessuno, neppure gli stessi dipendenti, ha un’idea di cosa sia l’Onu.

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Onu, Ginevra

Prendete, ad esempio, la fantomatica Commissione economica dell’Onu per l’Europa di Ginevra, un maxi organismo incentrato sul nulla, dove si lavora sodo ah, come si lavora. Dicono le statistiche che quest’anno sino sono tenuti diecimila incontri, che sono stati realizzati la bellezza di 632 seminari di formazione e tradotte 220 mila pagine di documenti per annuari, report e pubblicazioni. Stakanovisti, tanto di cappello. Ma poi che cosa fanno? L’Agenzia ginevrina (circa 250 cervelli e un budget di cinquanta milioni di dollari) ora si sta occupando di scovare il modo per permettere alle persone con disabilità visive di poter guidare delle auto elettriche. Lodevole, ma di concreto all’attivo che può recentemente vantare? Fra i più “significativi” risultati con orgoglio e compiacimento possiamo dire che ora sappiamo come coltivare al meglio arance o mele, un bel pacchetto di norme, regole, raccomandazioni e, ancora con maggior soddisfazione, possiamo dire di saperne molto di più di peperoni rossi e verdi “al fine di evitare muffa o scolorimento”.

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Corte penale dell’Aia

Ma se dalla Commissione economica dell’Onu si passa alla Corte penale dell’Aia (composta da quindici giudici di nazionalità diversa eletti dall’Assemblea Generale e dal Consiglio di Sicurezza) non è che poi la situazione cambi di molto. Milleduecento persone, un budget annuale di cento milioni di dollari, la seconda spesa dell’Onu dopo quella per le missioni di peacekeeping, il tutto per un processo una volta ogni morte di papa ed una serie di pareri consultivi su questioni legali avanzate dall’Assemblea generale delle nazioni unite.

Segretario generale delle Nazioni Unite dal 1972 al 1981

Kurt Waldheim

Più ci si addentra nella lettura dei documenti più tornano alla mente le parole dure come pietre di Oriana Fallaci “l’Onu è una banda di mangia-a-ufo, una mafia di imbroglioni che ci menano per il naso”. Oppure quello che ebbe a dire Kurt Waldheim, segretario generale delle Nazioni Unite dal 1972 al 1981. “l’Onu è un parco buoi dove relegare ex amici e protetti che non servono più”.

Perplessi. Come si fa a non esserlo nei confronti di questo Palazzo di vetro poco trasparente che spesso finisce con lo spiazzare tutti, lasciando senza parole.

Fidel Castro

Fidel Castro

Spulciando nel regno dell’incredibile: nel 2013, ad esempio, è stato assegnato un riconoscimento “per il servizio pubblico” al ministero dell’Interno del Libano, nientemeno nelle mani dei terroristi di Hezbollah. E già questo… Ma è niente.

Fidel Castro è stato nominato “eroe mondiale della solidarietà” e Evo Morales, presidente della Bolivia, leader del movimento sindacale dei cocalero, una federazione di coltivatori di coca  “eroe mondiale di madre terra”. Ma stiamo su scherzi a parte?

Ilyana Kuziemko

Ilyana Kuziemko

A voler infierire basterebbe raccontare quello che sul Journal of Political Economy hanno raccontato due economisti di Harvard, Ilyana Kuziemko e Eric Werker, in un saggio intitolato “Cooperazione e corruzione alle Nazioni Unite” dove si sostiene che i paesi membri dell’Onu cercano ormai l’elezione per un mandato biennale nel massimo organo di governo del mondo non per esercitare influenza sulla sfera internazionale ma molto più significatamene per soldi.

Eric Werker

Eric Werker

E questo perché l’assistenza finanziaria degli Stati Uniti ai paesi in via di sviluppo aumenta del 59 per cento quando ottengono un seggio al Consiglio di sicurezza dell’Onu. E ricevono anche un otto per cento in più di aiuti dalle agenzie della galassia delle Nazioni Unite e in particolar dall’Unicef, l’agenzia per il sostegno all’infanzia. E’ stato calcolato che il paese in via di sviluppo ottiene sedici milioni di dollari in più dagli Stati Uniti assistenza che aumenta marcatamente in tempi di crisi (45 milioni di dollari da Washington e otto milioni di dollari dal Palazzo di vetro).12179971_10206857785636464_1115430970_nCerto, e come disconoscerlo, c’è il forte impegno per il mantenimento della pace. Ma è indispensabile una annotazione per capire meglio come funzionino le cose. Chi mette più soldi, abbiamo visto, sono gli Stati Uniti. Chi, però, mette a disposizione il maggior numero di caschi blu è il Pakistan con 8.262 uomini seguito da Bangladesh, India, Etiopia e Nigeria. In poche parole i soldi li mettono i Paesi ricchi ma i soldati per difendere la Pace sono i Paesi più poveri del mondo.

E poi non si capisce a volte per quale pace si combatte. Le pagine nere sono state  tante e sono tante. A volte si interviene, altre si resta a guardare. A volte in difesa, altre all’attacco. Ma qua il discorso diventerebbe lungo e complicato. La pace secondo l’Onu costa più o meno nove miliardi all’anno, con i 120 mila uomini delle forze di pace dispiegati soprattutto in Africa. Alcune missioni sono durate più di un decennio.

In settant’anni solo due volte il Consiglio di sicurezza è intervenuto per opporsi ad aggressioni, violazioni di confini nazionali, quelle cioè, che statutariamente, l’Onu deve impedire: in Corea nel 1950 e nel Kuwait nel 1990. E tutte e due le volte si è limitata a rivolgersi agli Stati Uniti e ai suoi alleati.

gueerra del golfoIn tutti i lunghi conflitti arabo-israeliani l’Onu è sempre in qualche modo intervenuto per imporre i cessate-il-fuoco e per costringere i contendenti a sedersi al tavolo delle trattative. Con alterne fortune e con diverso interesse le Nazioni Unite hanno fatto sentire la loro voce sullo scacchiere internazionale tentando di restaurare la pace con l’uso delle armi in aree di crisi. Oggi tutto questo è praticamente scomparso. Una burocrazia multinazionale tanto strapagata quanto inefficiente non riesce, in alcuni casi non vuole, a produrre neanche timide risoluzione per riportare la pace nelle aree di crisi.

massacro Sebrenica

Sebrenica

E le pagine nere sono purtroppo tante. I famosi caschi blu troppe volte sono rimasti a guardare. Diecimila musulmani bosniaci massacrati a Srebrenica, un milione di Tutsi sterminati dagli Hutu in Ruanda, 200 mila sudanesi uccisi in Darfur: il rosario di drammi e di morti è lungo, molto lungo, troppo lungo.

xl43-somalia-fame-2011-111226153931_medium.jpg.pagespeed.ic_.XH1n9aXPsQAccuse, attacchi, polemiche, denunce. Una delle prime cinque riviste mediche internazionali The Loancet ha pubblicato un rapporto-bomba contro l’Unicef, agenzia dell’Onu per l’infanzia, affermando tra l’altro che “rappresenterebbe ormai un grande ostacolo alla sopravvivenza dei bambini nei paesi in via di sviluppo” perché finanzia da un decennio progetti in difesa dei “diritti del bambino” anziché  investire sulla sopravvivenza dell’infanzia. Un bambino morto non potrà mai imparare nulla.

 

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