Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo, scrittore e giornalista italiano. E’ stato per molti anni notista politico de Il Giornale al fianco di Indro Montanelli. Poi capo della redazione romana de il Mattino, direttore del Roma, editorialista del Giorno e dell’Informazione. E’ stato conduttore della rubrica politica “Il Punto” per il Gr2. Autore di numerosi saggi tra i quali "Vietnam controrapporto", "Perché i Kennedy muoiono", "Sciascia" e "L’illuminista cristiano".

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Il rebus delle Intelligence

 di Ottorino Gurgo

 Abbiamo letto e sentito molte parole nell’orgia di retorica che ha fatto da contrappunto ai commenti e alle analisi su quel che è accaduto a Parigi in quell’orrenda notte del 13 novembre e che, purtroppo, continua ad accadere in un’Europa colpita da un’offensiva terroristica senza precedenti

Palestinian man holds a symbolic key next to Hamas militants during a rally after Nakba Day in Rafah in the southern Gaza Strip

E tuttavia ci sembra che in questo profluvio di interventi manchi, o sia quantomeno appena accennata, una domanda che pure appare essenziale se si vuole cercare di penetrare realmente le ragioni e le cause di tanti drammatici episodi nei quali tutti ormai vedono una diretta manifestazione di quella che è stata definita “la nuova guerra mondiale”. La domanda dalla quale non si può a nostro avviso prescindere è questa: chi finanzia, chi arma, chi ispira questo Stato-canaglia che sta seminando morte e terrore nel nostro Continente, minacciando la nostra stessa vita quotidiana ?

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L’Isis sembra disporre di enormi quantità di denaro e di armi tra le più sofisticate. Come riesce a procurarsele ?Per rispondere a questi interrogativi sembra indispensabile far ricorso alla vecchia formula dell’”a chi giova ?”, indicata già da Seneca duemila anni or sono e sempre attuale, anche nella più elementare pratica forense, quando si voglia individuare l’autore di un delitto.

Non crediamo, infatti, che l’offensiva scatenata dal sedicente califfo possa configurare una guerra di religione. L’Isis (e coloro che l’ispirano) può avere indubbiamente  interesse ad apporre ai suoi folli attacchi questa etichetta che è, però, chiaramente falsa.

AbuBakr al Baghdadi

AbuBakr al Baghdadi

Una “guerra” di religione presupporrebbe che il califfo Al Baghdadi controllasse davvero la maggioranza dell’oltre un miliardo e mezzo di musulmani sparsi per il mondo. Ma così non è perché questa caricatura di califfo è in grado, al massimo, di controllare bande di fondamentalisti folli e fanatici e di mercenari superprezzolati.

L’Islam è un’altra cosa, con buona pace di coloro che, senza rendersi conto di fare il gioco dei terroristi, fanno di ogni erba un fascio. E al Baghdadi non lo rappresenta. Non una guerra di religione, dunque, e neppure una “guerra di civiltà” di cui parlò per primo lo statunitense Samuel Huntington, considerato uno dei massini esperti mondiali di politica estera, ma che, non a torto, Massimo Cacciari ha definito “una stupidaggine”. Di quale “civiltà” possono essere espressione i barbari assassini che decapitano, distruggono, minacciano l’umanità e hanno messo a ferro e fuoco Parigi ?

Samuel Huntington

Samuel Huntington

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Massimo Cacciari

Siamo, certo, in presenza di una guerra che non è, però, tra due civiltà, ma tra civiltà e barbarie. Ed è una guerra che si combatte con metodi non tradizionali e nella quale un ruolo dominante non può non essere svolto dalle cosiddette Intelligence.

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Ebbene – ed ecco che torniamo alla domanda che ci siamo posti all’inizio –  com’è  possibile che le Intelligence di tutto il mondo non siano in grado di individuare chi si celi dietro l’Isis e le sue azioni criminali ? Non è pensabile, infatti, che il ruolo delle Intelligence possa limitarsi all’identificazione di qualche folle predicatore fondamentalista che in questa o quella moschea di periferia incita alla “guerra santa” giovanotti sprovveduti e dalla mente fragile.

Delle due l’una, allora: o queste Intelligence non sono idonee a svolgere il compito che loro compete o c’è chi, in alto, ha interesse ad evitare che si squarci il velo delle connivenze con i terroristi e frena il loro lavoro. Terribili ipotesi entrambe, e soprattutto quest’ultima alla quale, purtroppo, certi silenzi e certe reticenze conferiscono una qualche plausibilità.

 

 

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