di Adolfo Mollichelli
Il girone è tutto azzurro. Il rosso Midtjylland ha venature di vergogna. Dopo il poker all’andata nello stadiolo degli elfi, il Napoli cala la scala reale ed è a punteggio pieno nel girone dell’Europa League. Pratica archiviata. Resta un viaggio a Bruges, merletti e monumenti, canali e suggestioni, ne vale la pena, e
chiusura con i polacchi del Legia con un pizzico di cattiveria ma senza la cavalleria.
Senza storia, cinque gol facili facili, il primo tarocco perché El Kaddouri era in fuorigioco sul lancio bello ed invitante di Insigne ‘o ‘ncazzusiello domato. Doppietta di Gabbiadini (primi gol europei casalinghi) che segna sempre lui, per restare a secco devono relegarlo su una panchina. E segna Maggio il redivivo, in caduta, tiro nell’angolino, troppa grazia Sant’Antonio. E torero Callejon svetta di testa e rende proficuo un angolo ben battuto da Valdifiori che si è esibito da regista oculato come quando girava sul set di Empoli l’edizione calcistica di poveri ma belli.
Non c’è stata rabbia agonistica vera e propria, ma si coglieva lampante il desiderio di confermare un concetto: guardate che lo zero a zero di Marassi è stato puro caso, rigore doveroso non concesso da Doveri, a parte.
Non saprei che cosa dire ancora di questo Napoli di tutti i triangoli e quadrilateri possibili, delle distanze perfette tra i reparti, della certezza per chi prende palla di avere più di una linea di passaggio a disposizione, del chi gioca gioca tanto fa lo stesso perché questo significa essere squadra vera. All’andata fu quattro a uno, più cinque gol nel catino canterino del San Paolo: nove reti in due partite ai danesini che pure dalle loro parti passano per fenomeni. Fossi lo sponsor, la Jyske Bank, mi ritirerei o chiederei una penale.
Di fenomeni, in questa coppa dell’Europa minore ci sono soltanto gli azzurri: quattro vittorie su quattro, sedici gol fatti, uno soltanto subito. Ultima considerazione, dedicata ai frettolosi commentatori in tv. Ascoltati per caso perché di solito seguo le partite senza audio. C’è ancora in giro una certa remora ad affermare la evidente superiorità del Napoli espressa sia in coppa che in campionato.
In giro si dice che la Roma sia la più forte. Bene. Il mio ragionamento, prendendo spunto dai turnover attuati da Sarri in coppa, è il seguente (dedicato ai professionisti del bla-bla-bla): immaginate una Roma che
giochi più di una partita senza Manolas, Florenzi e Digne in difesa; priva di Pjanic, De Rossi e Nainggolan a centrocampo; senza Salah e Gervinho. Vedrete che cosa combinerà. Per chiarire il concetto, ancora una volta è stato il Napoli di sempre. In avvio, senza: Hysaj (subentrato a Strinic), Allan (poi per Hamsik), Callejon (subentrato a Insigne), Albiol, Ghoulam, Jorginho ed Higuain.
Vola il Napoli alla fase ad eliminazione dell’Europa League. Candidandosi tra le favorite. Con merito. E come esempio di serietà. Perché se si partecipa ad una manifestazione sportiva l’impegno deve essere onorato. Sempre. Anche se siedi al desco insieme con i figli di un dio minore.