di Angelo Vaccariello
Il 30 di dicembre arriva lo studio Confindustria sul Mezzogiorno. Eh si: perché anche gli imprenditori si ricordano, ogni tanto, dei loro colleghi meridionale che combattono sangue agli occhi ogni giorno per non abbassare la saracinesca
Secondo viale dell’Astronomia, il Pil nel Mezzogiorno nel 2015 dovrebbe crescere dello 0,2 per cento mentre la ripresa dovrebbe consolidarsi nel 2016 con una crescita del Pil dell’1 per cento. La crescita attesa è in tutti e due i casi inferiore a quella del resto del Paese. E la disoccupazione dilaga. In Campania, Puglia, Sicilia e Calabria supera il 20 per cento, il doppio della media nazionale, il triplo di Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna.
E di molto aggiungiamo noi. Anche perché a trainare il Meridione non sarà il mercato interno ma l’Export e, soprattutto, ancora una volta il merito sarà della Fiat di Marchionne e di tutto l’indotto che rappresentano quasi il 40 per cento dell’industria meridionale. A questa vanno aggiunte le imprese di Stato e le miriadi di micro imprese che sono la vera ossatura meridionale.
In tutto ciò, con questi numeri da terzo mondo industriale, ieri il premier si è “ricordato” del Sud. Peccato che ancora una volta le sue siano solo parole e che gli interventi programmati per il Mezzogiorno (quelli scritti su carta e che sono diventati legge nel provvedimento sulla Stabilità) siano solo noccioline. Uno su tutte: 2,4 miliardi di euro di credito di imposta per gli investimenti per i prossimi 4 anni, cioè 600 milioni di euro l’anno. La cosa che più colpisce, però, è un’altra ed è passata sotto silenzio. La finanziaria dimezza il bonus assunzioni a partire dal primo gennaio 2016. Con la l’approvazione della legge di Stabilità 2015 lo sgravio scende da 8.060 a 3.250 euro. Un vero colpo di mannaia alla fragile e timida ripresa per il Sud.