di Gerardo Mazziotti
Il presidente della Regione De Luca invoca grandi opere di architettura contemporanea per Bagnoli. Se prendiamo ad esempio quella Luna crescente di Salerno (una piazza di 27mila metri quadrati, un gigantesco edificio alto 33,25 metri e lungo 215 sul livello del mare) se prendiamo, in poche parole, il Crescent (“L’opera che vale la mia vita ” come ha detto De Luca), onestamente tremano i polsi. Ed anche di più. Per non parlare della stazione della Cumana di Montesantangelo tanto cara a Bassolino dello scultore franco-indiano Anish Kapoor…
Il presidente della regione Vincenzo DeLuca ha dichiarato “Ho chiesto alla Cabina di regia del 13 gennaio scorso che a Bagnoli si facciano grandi opere di architettura contemporanea. Non possiamo fare piccoli interventi, ma servono grandi firme del panorama italiano e internazionale per fare qualcosa che sia già di per sé un richiamo turistico”.
Diciamo subito che siamo decisamente contrari ad affidare alle archistar incarichi fiduciari per progettare le opere da realizzare a Bagnoli. Il dinamico presidente che ha tanta fiducia in loro ignora che l’architettura contemporanea si dibatte da anni in una babele di tendenze: decostruttivismo, postmodern, hi-tech, plasticismo, minimalismo, neoclassicismo (e ne avrò dimenticato certamente qualche altra).
La più recente è la ciber-architecture, elaborata dai supercomputer ed ha il suo vate nell’archistar Thom Mayne, autore di autentici orrori e ciò nondimeno insignito del Premio Pritzker (una sorta di Nobel).
Egli afferma perentorio “L’architettura classica, quella di Palladio e di Brunelleschi, ha un futuro soltanto come reperto da museo ; l’architettura del ventunesimo secolo è fatta di grandi tecnologie e non più di memorie, di artigianalità, di storia o di tradizione. Dimenticate Wright, Mies, LeCorbusier e Kahn, grandissimi ma ormai definitivamente superati”.
Parole farneticanti che danno ragione al sociologo Matteo Clemente, autore del pamphlet tra l’ironico e l’arrabbiato “ Gli architetti bisognerebbe ucciderli da piccoli”. E che giustificano l’indignazione del Tom Wolfe di “Maledetti architetti”.
Il fatto è che in nessuna di queste tendenze compare la parola “bellezza”. Tant’è che, di fronte a tanta indifferenza, Roger Scruton, docente di filosofia teoretica all’università di Oxford, ha pubblicato un libro di grande interesse dal titolo “Beauty”. Sostiene che “ La bellezza non è una impressione soggettiva ma è un valore assoluto, oggettivo, parte integrante della cultura di un popolo”.
Il matematico Nikos Salingaros, docente all’università del Texas, ha scritto un Manifesto nel gennaio 2010 contro “ Il nichilismo in architettura contemporanea, contro i maxigrattacieli, le architettura hi-tech e quelle decostruttiviste, contro un’architettura che sta diventando un puro manierismo” e favore della “ bellezza in architettura”. Un Manifesto dal titolo “ No alle archistar “, firmato da Mario Vargas Llosa, Robert Hughes, Vittorio Gregotti, Antoine Compagnon e da Isabella Guarini, tra gli altri.
Perciò pochi mesi prima di morire Oscar Niemeyer ha voluto far sapere che “ Le archistar mi fanno orrore perché hanno smarrito il senso della bellezza”.
Due parole su Anish Kapoor, lo scultore franco-indiano autore del serpente di ferro rosso fiamma della torre di Londra ( il Principe Filippo ha detto “ E’ un oggetto orribile da demolire”), è lo stesso che, dietro il modesto compenso di 3 milioni di euro, ha progettato la stazione della Cumana di Montesantangelo a Napoli, la cui costosissima e oscena forma evoca volutamente “l’origine du monde” di Courbet, tant’è vero che a un quotidiano cittadino Kapoor l’ha spiegata affermando “i viaggiatori escono dallo stesso spazio dal quale sono usciti quando sono nati”.
Antonio Bassolino, che la commissionò quand’era presidente della regione Campania e scoprì l’arte contemporanea, ha detto “ E’ un capolavoro che entrerà nella storia dell’arte e dell’architettura”. Se lo dice lui….
E’ comprensibile che gli orrori delle archistar mi facciano pensare ai Wright, Gaudì, Corbu, Mies, Gropius, Kahn, Tatlin, Rodchenko, Mel’nikov, Tange, Maekawa, Michelucci, Libera, Terragni, Nervi, che si rivoltano nelle tombe.