di Alessio Buccafusca
Ho Ci Min – Eccomi qua sulle ali della cavalletta, Saigon la città dei nostri sogni giovanili, quando ogni ragazzo come me amava i Beatles ed i Rolling Stones e cantava con Joan Baez e andava in piazza a manifestare contro la guerra, perché inseguivamo un mondo diverso e bruciavamo fuori le scuole le bandiere a stelle strisce, non perché eravamo anti americani ma perché eravamo tutti affascinati e rapiti dalla la storia della cavalletta (il Vietnam) che combatteva contro l’elefante (gli Usa), il grande super armato esercito contro i contadini a mani nude, le storie crude di Apocalysp Now, Full Metal jacket, il Cacciatore che ci facevano odiare quella stupida, maledetta guerra della nostra generazione…
Good Morning, Vietnam, eccomi a Ho Ci Min dieci milioni di abitanti, più di un milione di motorini e chissà quante biciclette, risciò e mototaxi, una città-circuito, dove tutti si sentono Valentino Rossi e si vive su due ruote, incredibile, da non credere, ad ogni semaforo sembra di stare alla partenza della maratona di New York, uno addosso all’altro, solo che tutti sono su due ruote e la partenza: la è a manetta, chi se ne frega della polvere e dei gas di scarico, anche se qui molti, moltissimi, soprattutto le ragazze, girano con la mascherina perché l’aria a volte è davvero irrespirabile…
Se Hanoi è la vecchia capitale politica, HCM (Ho Ci Min) è il cuore del Vietnam, il sogno, il desiderio, il futuro, la nuova Singapore, l’ambizione e la volontà di rilanciare l’intero Paese, una bomba pronta ad esplodere, ma niente a che vedere con quelle di quel bambolotto pazzo di Pyongyang quel Kim Jong un che sta facendo tremare il mondo.
Qua invece fanno tremare i mercati, da soli tre anni è stata aperta in modo chiaro la porta agli investitori ed è un tourbillon, di interessi ed investimenti, e quando parametri la velocità di questa economia rispetto a quella della vecchia Europa, ti cadono le braccia, non parliamo poi della nostra italietta zero virgola. Il Pil del Vietnam è cresciuto del 6 per cento l’anno scorso, da noi chissà ci vorrebbero forse dieci anni…
Voglia, c’è tanta voglia di investire in Vietnam: nel 2014 gli investimenti diretti nel Paese hanno raggiunto quota 24 miliardi di dollari, con una crescita del 31 per cento secondi solo alla Cina e davanti all’India. Pensate che gli investimenti cosiddetti greenfield, ( quei progetti che partono da zero) sono raddoppiati da un anno all’altro e si sono accaparrati quasi il 10 per cento della torta destinata all’Asia. Il maggior numero di investimenti arriva da Giappone (554 progetti), Stati Uniti (288) e Corea del Sud (187).
Il Vietnam è la nuova tigre asiatica, tutti vogliono aprire fabbriche da queste parti. Samsung è il maggior investitore estero e si prepara a diventare il più grande datore di lavoro straniero nel Paese. Il gigante statunitense Proctor & Gamble 127 mila dipendenti, un fatturato di 80 miliardi di dollari sta ultimando un impianto da 100 milioni di dollari nella provincia di Binh Duong, il cuore manifatturiero del Paese ad appena 25 chilometri da HCM, dove anche diverse aziende italiane sono presenti. Ed è questa regione che produce il maggior numero di scarpe della Nike. Sono stati costruiti negli ultimi anni ben tredici parchi industriali, i più importanti sono Pho Noi A, Thang Long, Pho Noi Garment and Textile e Minh Duc.
Insomma il Vietnam corre, corre veloce come il fiume di motorini che tagliano giorno e notte la città. E’ come sempre avviene, questa crescita sfrenata, a volte incontrollata ha creato un grosso squilibrio sociale ed una inflazione crescente. E grandi sono le differenze da una zona (“Quận”) all’altra della città. I distretti sono 22, ma cinque sono soltanto campagna, non c’è assolutamente niente. Tutt’altra musica al distretto “number one” Ho Chi Minh City, limitato ad est dal fiume Saigon e a sud dal canale Ben Nghe che comprende il cuore del Paese il palazzo del Comitato del Popolo con davanti il monumento a Ho Chi Minh. Nei negozi più lussuosi marchi d’elite, dalle borse di Luis Vuitton alle principesche Bentley, perché la vecchia Saigon non si vuole far mancare niente.
Cholon, il vecchio quartiere cinese (molti di loro furono costretti ad andare via in seguito alla campagna governativa promossa contro questa minoranza intorno al 1979, anno del conflitto sino-vietnamita) mi ha ricordato Forcella. Un mercato gigantesco dove puoi trovare di tutto. In queste strade e stradine al tempo della guerra del Vietnam soldati e disertori americani sviluppavano un fiorente mercato nero, dove si trovava di tutto e di più, a cominciare dalle armi d’ogni tipo naturalmente. Oggi il commercio è fiorente. Non so dirvi se si vendano ancora armi, ma ho la sensazione che basti pagare e si trova tutto quello che si vuole. Esattamente come a Forcella, insomma…
(3.continua)
Molto bello questo spaccato della vita ad Ho Chi Min (antica Saigon) e dell’analisi socio-economica che fai…sei bravissimo come sempre!
Come al solito Alessio con la sua pulita “Penna” ci ha messo fra le migliaia di motorino pronti al semaforo per la partenza, nella città di Saigon Attendiamo con ansia di leggere il prosieguo per conoscere i segreti e le meraviglie di questa antica e martoriata città. Grazie Alessio.
Alessio Buccafusca sa fotografare non solo con la macchina fotografica, ma con la sua penna ci offre uno spaccato della vita molto “obiettivo”, realtà anche lontane lui le riporta a noi, facendocele sentire più vicine.