Lidio Aramu

Lidio Aramu

Si è occupato sostanzialmente di agricoltura e di marketing agronomico, ha collaborato con quotidiani e periodici. Ha scritto tre libri

Lasciare alle spalle le vecchie logiche per costruire un nuovo partito

Il Valente Amato

di Lidio Aramu

Dalle pagine dei quotidiani cittadini ho appreso la notizia di una lettera fatta pervenire da Antonio Amato – Tonino per il proletariato – a 140 famiglie del Rione Traiano. In essa si ricorda ai destinatari i buoni uffici spesi dallo scrivente per assegnare loro la tanto agognata casa popolare. Ovviamente il ricordo, lungi dall’essere una rievocazione di un importante momento della vita politica cittadina, assume le forme e la sostanza di una richiesta pressante, diretta ad ottenere il sostegno elettorale dei “beneficiati” a Valeria Valente nell’ordalia delle primarie del Pd

Nulla di nuovo sotto il sole. Dov’è lo scoop? Qual è lo scandalo che suscita tanto sdegno giornalistico. Non è forse la perpetuazione di una vecchia e spregevole metodica che trasforma i diritti della gente in una concessione condizionata del satrapo di turno? Insomma i diritti diventano merce di scambio in vista delle democratiche tornate elettorali.

Lasciare alle spalle le vecchie logiche per costruire un nuovo partito

La Valente e Amato

Una diade – il candidato e l’elettore – in perfetta sintonia d’intenti: da una parte l’ingresso nelle sedi istituzionali del potere, dall’altra la risoluzione di un problema personale. Nulla di scandaloso, è così che gira da sempre nell’Italia, democratica ed antifascista, nata dalla resistenza. Certo, di tanto in tanto tali disdicevoli procedure vengono pubblicizzate ed amplificate, ma solo per suscitare effimere reazioni pro o contro qualcuno.

Questa vicenda di ordinario malcostume politico testimonia, a mio modo di vedere, il potenziale condizionante che questo sistema è in grado di esprimere e una concezione della politica che, lontanissima dal soddisfare i bisogni generali e pressanti dei cittadini, in genere privilegia minoranze – amministratori/amministrati – chiuse nei propri interessi di bottega. Antonio Amato – Tonino per il proletariato – potrebbe ben rappresentare un caso di studio al fine di dimostrare, ove mai ce ne fosse bisogno, la fondatezza del mio assunto.

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Ho avuto modo di conoscere e di confrontarmi con il compagno Amato per quattro anni poiché entrambi – su opposte sponde – rappresentavamo parti della volontà popolare nel Consiglio circoscrizionale di Fuorigrotta. A quel tempo il nostro compagno era un manovratore delle Ferrovie dello Stato, molto attivo politicamente. Un comunista sanguigno, di quelli duri e puri, mangiapreti ed “ammazzaborghesi” insomma un magnifico esemplare di quella categoria di militanti comunisti “trinariciuti” di guareschiana memoria. Poi strinse un patto d’acciaio con Antonio Bassolino e il nostro compagno da uomo di lotta mutò in uomo di potere diventando prima assessore comunale e poi consigliere regionale. Anche a quel tempo, le leggende popolari di Cavalleggeri Aosta raccontano di usi impropri delle manutenzioni ordinarie e straordinarie delle case popolari. Impegni manutentivi che immancabilmente erano rimembrati in concomitanza del turno elettorale. Si sa, le leggende sono frutto della fantasia popolare, ma al fondo di esse esiste sempre un pizzico di verità. Quel briciolo che consente ancora oggi agli eredi del Pci, sebbene la presenza operaia sia ormai ridotta al lumicino, di detenere le più alte percentuali elettorali nel comprensorio urbano tra Fuorigrotta e Bagnoli, a ridosso dell’ex Italsider.

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Passa il tempo e con esso spariscono le ideologie novecentesche ed i partiti che le incarnavano. Impazza il relativismo e la visione politica, che una volta rappresentava la volontà dei partiti di voler cambiare lo stato delle cose, si riduce alla gestione della routine amministrativa.

Per molti, l’accantonamento delle obsolescenti ideologie ha significato l’abiura senza se e senza di quei valori che sino allora avevano informato la propria militanza. Anzi la stessa militanza, fatta di volantinaggi, affissioni notturne di manifesti, delle adunate oceaniche ai comizi dei leader e, perché no, di scontri fisici con la parte avversa, non esiste più. La partecipazione popolare è oggi affidata a borghesissime e pallosissime cene, meeting e tavoli di tutte le fogge, mentre quella istituzionale si riconduce solo e sempre alla mera gestione del potere.

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Primarie Pd “Lasciare alle spalle le vecchie logiche… “

E il compagno Tonino, saldamente ancorato a questa dimensione, ha deciso di abbandonare la politica da protagonista riconvertendosi da manovratore delle ferrovie in manovratore di uomini, o per dirla in maniera più elegante, in un potente sponsor. Nella recente tornata elettorale per le regionali è stato, infatti, determinante per l’elezione a consigliere regionale della figlia Enza ed oggi, dispensando memorie, cerca di esserlo per la Valente nella prospettiva che venga eletta sindaca Di Napoli. Un impegno non senza spine considerato che è costretto a battersi con il suo antico compagno di lotta e di governo Antonio Bassolino e indirettamente, in questa fase, con il “capo lazzaro” Luigi DeMagistris. Due “personaggetti” che, per motivi diversi, contano numerosi fans tra i lavoratori della carta stampata.

Altro che finti scoop… E’ la selva della malapolitica che s’infittisce, satura ogni spazio di libertà e accelera profonde mutazioni dell’essere. L’antidoto a tale imbarbarimento del vivere comunitario lo si cerca sempre con maggiore frequenza rifugiandosi nella memoria del cuore che elimina gli spiacevoli ricordi e magnifica –  per dirla con Gabriel Garcia Marquez – quelli belli, e che grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato. Lontano, vicino e presente.

 

 

 

 

 

 

 

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Un pensiero su “Il Valente Amato

  1. gerardo mazziotti

    Non credo che abbia senso occuparsi del signor Antonio Amato, che ho conosciuto come assessore
    all’edilizia nella Giunta Bassolino e poi come consigliere regionale. Fu in quelle occasioni che potei constatare il fenomeno della “involuzione della specie” che cominciava a ròdere la classe dirigente del PCI: da Andrea Geremicca e da Nino Daniele ad Antonio Amato. Lo ricordo come uno che non sapeva mettere insieme quattro parole che avessero un senso comune e che ciò nondimeno il PDS gli aveva affidato il Dipartimento Affari della Casa. E in questa qualità scrisse al sindaco Polese una lettera il 10 ottobre 1991 ( che conservo) con la quale sollecitava la demolizione delle Vele perché “la questione del destino delle Vele di Scampìa è una questione di democrazia (…) le famiglie sono le uniche ad essere specificatamente competenti e hanno espresso il giudizio che sono inabitabili”. E altre sciocchezze del genere. Dimenticava di precisare che quelle stesse famiglie avevano riempito i piani porticati di case abusive, avevano fatto scomparire i motori e le funi degli ascensori e avevano trasformati i vani in depositi di rifiuti, che non pagavano canoni di locazione, acqua e luce e che avevano ridotto gli edifici in sentine di devianze sociali e in un inferno abitativo. Per dirla tutta, ne ho un pessimo ricordo.

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