di Marcello Lala
I grandi appuntamenti erano fissati per il 2017 anno delle elezioni presidenziali in Francia e delle elezioni legislative in Germania. Ma poi sono arrivati Brexit, il referendum a giugno con il quale il Regno Unito deciderà se restare nell’Europa unita o meno il referendum confermativo sulle riforme costituzionali del governo Renzi ad ottobre. Ma non è tutto, ecco anche le elezioni anticipate, un altro grande significativo appuntamento per la politica dei Balcani. Ormai ci siamo si vota domenica
Serbia al silenzio elettorale, cominciano i giorni della riflessione. Domenica si aprono le urne. Un turno elettorale molto sentito, anche per me che ho imparato ad amare quella terra.
Ho mandato un messaggio d’incoraggiamento alla mia cara amica Dijana Vukomanovic numero due dell’Sps (il partito socialista serbo) che mi ha prontamente risposto. “Marcello è stata una campagna elettorale difficile ed impegnativa, puntiamo a confermare il successo delle ultime elezioni. Ora non ci resta che aspettare il responso delle urne. Spero di vederti presto e di festeggiare un nuovo successo socialista”.
La situazione è davvero delicata a Belgrado ed in tutta la Serbia. Il paese è stato per troppi mesi completamente paralizzato da queste elezioni anticipate.
Fabbriche, Uffici Pubblici e commercio sono parsi come imbalsamati di fronte all’incalzare della campagna elettorale che è stata un lungo, “grande duello” fra il presidente del consiglio Aleksandar Vucic e Ivica Dacic, l’uno a capo dell’Sns e l’altro dell’Sps. Indiscutibilmente gli unici veri leader del panorama politico serbo, i capi dei due partiti che hanno governato insieme il Paese. Eppure nonostante questo la campagna elettorale non ha risparmiato scontri molto accesi e duri, tutti contro tutti, non c’è stata alcuna remora. I due non si sono risparmiati colpi bassi, anche in questi giorni la polemica è stata durissima , anche sul piano personale e sulla vita privata. Eppure secondo gli ultimi sondaggi i due probabilmente saranno costretti a collaborare anche nel prossimo governo.
Gli ultimi sondaggi danno la coalizione di Vucic in una forbice che va dal 47,2 al 50,9 mentre i socialisti si aggirano attorno all’11 per cento. E sullo sfondo il pericolo del partito radicale di Seselj (reduce per alcuni suoi esponenti da una assoluzione dai crimini di guerra, quella guerra fratricida che ha profondamente segnato la storia recente del paese) che rischia seriamente di diventare il terzo partito del Paese.
E’ evidente che Vucic ha scelto la strada delle elezioni anticipate per dare una spallata al sistema politico per cercare la maggioranza assoluta del Paese, per superare volendo anche il governo di coalizione: Almeno con gli attuali rapporti di forza. Vicic comprensibilmente punta ad una riedizione della formula uscente, ma vedendo diminuito notevolmente il potere di condizionamento e di interdizione dei socialisti che non diventerebbero più fondamentali.
Ma le condizioni del Paese sono quelle che sono (e tutta l’Europa che soffre da tempo, germania esclusa) ed il governo uscente dovrà fare i conti nelle urne anche con la crisi economica e l’annuncio delle riforme di privatizzazione di massa dell’apparato pubblico (che si traduce con licenziamenti di massa.
Vucic ha girato il paese palmo per palmo così come ha fatto Dacic: ma la sensazione è che il premier viene visto paradossalmente come il potere brutto e cattivo e l’altro come il tutore delle classi deboli e dei penalizzati (anche se poi l’Sps in questi due anni ha avuto ministeri chiave come quello degli esteri, lavoro , energia, agricoltura.)
Paradossi di una campagna elettorale che molto ha di simile con quella italiana. Tanta tv, social network e convention mastodontiche ma con una vena di cinismo e cattiveria in più. Spie e spioni di mezza Europa dell’est e dell’ovest hanno fatto sentire la loro presenza cercando di condizionare il voto in tutti i modi, dai video presi di nascosto di leader politici al bar con boss criminali, alle amanti che escono dagli alberghi fino agli acquisti di case lussuose e macchine fuori serie.
Alla Serbia guardano in tanti, a cominciare dagli Usa e dalla Russia, I Balcani rappresentano strategicamente una terra di grande rilevanza, inutile sottolinearlo. Il bivio è quello di sempre, l’eterna scelta se continuare ad essere legati a doppio cordone ombelicale alla Russia dello zar Putin o aprirsi al blocco occidentale guidato dagli Stai Uniti . Quest’ultima è la vera partita, la partita su cui negli ultimi 10 anni si sta giocando il futuro della Serbia.