di Adolfo Mollichelli
Esordio felice agli Europei di Francia. L’Italia povera di Conte batte (2-0) il Belgio ricco di Wilmots. A segno Giaccherini e Pellè. Azzurri primi nel girone davanti a Svezia ed Irlanda che hanno pareggiato nella partita del pomeriggio (1-1)
Questa è la storia dei pifferi di montagna che andarono per suonare e furono suonati. Il Belgio secondo soltanto all’Argentina nel ranking Fifa prende due gol che sono uno zuccherino dalla dodicesima in classifica.
È l’Italia di Conte che si ferisce al volto esultando con i panchinari, lacrime (di gioia) e sangue.
Nell’amichevole di novembre il nobile avversario aveva spazzato via gli azzurri con un secco 3-1. Probabilmente il Belgio è sceso in campo con l’intima convinzione di ripetere quel massacro. Forte dei suoi gioielli: il biondo rossiccio De Bruyne pagato 70 milioni di euro dal Manchester City, il talentuoso Hazard, il colosso Lukaku (per me sopravvalutato), il tatuatissimo Nainggolan che ben conosciamo, il fenicottero Fellaini, il poderoso Witsel.
Una squadra, il Belgio, che dalla panchina manda in campo campioni come Origi, Carrasco e Mertense scusate tanto. E che ha un portiere tra i migliori al mondo, quel fenomeno di Courtois (somiglia a Nando Paone) che è stato il migliore dei suoi con interventi salvifici sulle conclusioni di Candreva, Pellè ed Immobile.
Questo lussuoso Belgio si è dovuto inchinare all’Italia di Conte che l’ha plasmata a sua immagine e somiglianza, cioè alle sue idee del calcio. Rapidità, occupazione del campo in ampiezza e in lunghezza, verticalizzazioni fulminee, sostegno alla manovra d’attacco con quattro uomini per lo meno.
Ha avuto ancora una volta ragione Conte a insistere su Giaccherini che volle alla Juve. Tutti i critici a infierire e Conte se ne uscì così: se si chiamasse Giaccherinho non lo prendereste in giro.
Ed è stato proprio il piccolo tuttofare (interno, ala, incursore) a siglare il primo gol azzurro di questi Europei violenti con uno stop di sinistro da brasiliano autentico (quelli di una volta) e conclusione di destro sull’uscita disperata di Coirtois. Il lancio da oltre quaranta metri era stato di Bonucci sempre più il Beckenbauer azzurro.
Poi, certo, c’è stata anche sofferenza ma era nell’ordine delle cose e un po’ di buona sorte che ha accompagnato fuori le conclusioni di Lukaku e del suo sostituto Origi. Buffon in fin dei conti ha dovuto esibirsi soltanto una volta, all’inizio del match su conclusione di Nainggolan. Per il resto, ordinaria amministrazione nella zona protetta dai suoi compagni bianconeri: Barzagli, Bonucci e Chiellini.
Tre cambi li ha fatti anche Conte: De Sciglio per lo svagato Darmian, Thiago Motta per De Rossi, Immobile per Eder. E sono stati tutti indovinati.
Dopo la sofferenza, per la reazione del Belgio a quattro punte, il capolavoro finale:
contropiede avviato da Immobile e cross di Candreva per la girata al volo di Pellè.
E la classe operaia va in paradiso, qualche volta succede.