Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo, scrittore e giornalista italiano. E’ stato per molti anni notista politico de Il Giornale al fianco di Indro Montanelli. Poi capo della redazione romana de il Mattino, direttore del Roma, editorialista del Giorno e dell’Informazione. E’ stato conduttore della rubrica politica “Il Punto” per il Gr2. Autore di numerosi saggi tra i quali "Vietnam controrapporto", "Perché i Kennedy muoiono", "Sciascia" e "L’illuminista cristiano".

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Il bluff di Matteo

 di Ottorino Gurgo

 A volte la politica assume aspetti paradossali, si muove, cioè, secondo logiche contraddittorie, incongruenti, all’apparenza irragionevoli. Dice Matteo Renzi: l’Italicum, cioè la nuova legge elettorale, non si tocca. E, attestato su una linea di assoluta intransigenza, respinge la proposta di quella parte, meno rigida, dell’opposizione, che sarebbe disposta ad appoggiare o, quantomeno, a non contestare il via libera alla riforma costituzionale renziana nel prossimo referendum di ottobre; referendum  che il presidente del Consiglio ha trasformato in una sorta di ordalia, vale a dire in una prova decisiva per stabilire la sopravvivenza o meno del suo governo.

13643964_10208656503163278_886369002_nPer rendersi conto di quanto paradossale sia l’irremovibilità del premier è necessario far riferimento  ad un recente, autorevole sondaggio demoscopico sugli orientamenti elettorali degli italiani alla luce dei risultati del test elettorale del giugno scorso.

Secondo tale sondaggio, se si votasse oggi con la nuova legge elettorale, il Movimento Cinque stelle supererebbe nettamente il Pd, addirittura di dieci punti percentuali. Un distacco enorme che, inevitabilmente, relegherebbe il Pd all’opposizione facendo dei grillini il partito di governo.

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beppe Grillo, il garante M5S

Che l’Italicum possa essere in grado di determinare un simile sconvolgimento negli equilibri politici nazionali, ci sembra francamente eccessivo. Ma è opinione largamente diffusa che esso, allo stato degli atti, favorirebbe considerevolmente il movimento dell’ex comico genovese.

E’ lecito, allora, domandarsi per quale ragione Renzi respinga con tanto vigore ogni ipotesi di modifica di una legge elettorale che potrebbe penalizzare sia lui, sia il suo partito.

Senza, tra l’altro, tener conto del fatto che le modifiche alla legge elettorale favorirebbero, indirettamente, l’approvazione, nel referendum di ottobre, di quella riforma costituzionale alla quale tanto tiene avendo ad essa legato il suo nome. Che cosa induce Renzi, come ha fatto anche nell’ultima riunione della direzione del Pd, a intestardirsi su una linea che, obiettivamente, sembra destinata a danneggiarlo ?

Il nostro sembra, comunque, intenzionato a rischiare, a giocare il tutto per tutto e, probabilmente, pensa che se cedesse sulla legge elettorale darebbe una dimostrazione di debolezza, aprirebbe un varco destinato progressivamente ad allargarsi dando via libera ai suoi avversari.

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Renzi, il gioco delle tre carte

Per sottrarsi all’assedio congiunto delle due opposizioni, quella interna e quella esterna, che lo stanno mettendo con le spalle al muro, serve una risposta forte, capace di segnare un’inversione di tendenza. E l’unica risposta forte può essere quella di una vittoria nel referendum; vittoria che, al momento, appare non facile, ma sulla quale gioca la partita della  sua sopravvivenza politica.

Renzi ha detto, sinora, che se la riforma costituzionale dovesse essere bocciata, egli si dimetterebbe e tornerebbe a casa. Adesso dice di più. Dà un avvertimento a tutti: non tornerebbe a casa  lui soltanto, ma l’intero Parlamento.

I parlamentari, si sa, hanno sempre avuto grande paura di un anticipato scioglimento delle Camere che potrebbe far loro perdere il posto. E, allora, Renzi spera che il suo “avvertimento” possa essere la sua carta vincente. Sarà davvero così ?

 

 

 

 

 

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