di Marcello Lala
E’ evidente che con l’uscita del regno unito dalla Ue diventa ancor più importante la linea dei Balcani. Ed ancora più importante e strategica l’affermazione di una posizione filo europeista dei balcani occidentali ed in particolar modo della Serbia. Una operazione che parte da lontano ma che ora ha visto un’accelerazione improvvisa
La Serbia ha firmato l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione con l’Unione europea a Lussemburgo il 29 aprile 2008 ed ha presentato domanda di adesione all’Unione europea il 22 dicembre 2009. Il Consiglio europeo ha concesso lo status ufficiale di Paese candidato alla Serbia nella riunione del 1º marzo 2012 e il 28 giugno 2013 ha approvato l’inizio dei negoziati d’adesione.
L’Europa in questo momento ha un disperato bisogno di stringere le fila, è in atto una sorta di vero terremoto. L’Austria deve per brogli ritornare al voto ed una vittoria del candidato di destra, Norbert Hofer non prometterebbe nulla di buono. L’Ungheria ha già indetto un referendum per stabilire se accettare o meno le quote immigrazione. L’Olanda (che già nel 2005 disse no alla Costituzione europea e ad aprile 2016 ha bocciato l’accordo UE-Ucraina) con il leader del partito populista Pvv Geert Wilders si appresta probabilmente ad un referendum per la Nexit.
Una situazione molto delicata che ha contribuito in modo evidente ha superare il veto della Croazia sul “capitolo 23” riguardante giurisdizione sui crimini di guerra e protezione delle minoranze (in Serbia c’è una comunità di 50 mila croati). Tutti i Paesi dell’Unione ora vogliono che si recuperi il tempo perduto, a cominciare dalla stessa Merkel che era presente a Parigi
Ora la situazione si è sbloccata. La Croazia è riuscita ad inserire tra i criteri la piena collaborazione della Serbia con il Tribunale dell’Aja, includendo il riconoscimento di tutte le decisioni e sentenze. “la Serbia garantirà l’accesso alla giustizia per le vittime, incluso il diritto al risarcimento” ha detto il ministro degli Esteri croato Miro Kovač che ha anche sottolineato che la Serbia attuerà un sistema che tutela le minoranze e che prevede una cooperazione costruttiva con i paesi vicini nel risolvere la sorte delle persone scomparse.
La sensazione netta è che qualcosa è chiaramente cambiato. C’è meno rigidità anche nei confronti delle dispute le dispute tra un paese membro e un paese candidato restano, quello che sino ad ora si rilevato un lato fragile per il processo d’allargamento dell’Unione europea. Oltre questa vicenda che sembra risolversi ci sono le dispute tra Croazia e Slovenia (per il confine marittimo nel golfo di Pirano) e tra Grecia e Macedonia degli scorsi anni. Vedremo.