Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Sostiene Portogallo

di Adolfo Mollichelli

 Alé le Bleus? Rien ne va plus! Chissà dove è finito il bus tricolore con la scritta Campioni d’Europa che avrebbe dovuto portare in giro per i Campi Elisi Napoleone Deschamps e la sua truppa. La Francia spocchiosa fregata in casa sul più bello dal Portogallo che dodici anni fa subì sorte identica inchinandosi alla Grecia: Lisboa antigua y amarga. Casa, perfida casa. Portugal campeao, Fernando Santos (subito) entrenaidor con laurea in ingegneria elettronica che entra nella storia

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Cristiano Ronaldo

La Nazionale lusitana decima vincitrice degli Europei. Succede alla Spagna. Penisola iberica padrona del continente antico. Formula affollata (24 squadre) voluta da Platini che era sicuro di consegnare la coppa ai suoi e invece sapete come è andata e adieu sogni di gloria.

La corsa è finita. Bocciato il tiqui taca. Europei tecnicamente scarsi. Resta negli occhi la rete (rovesciata dal limite dell’area) di Shaqiri alla Svizzera e poco altro.

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La rovesciata di Shaqiri, il più bel gol dell’Europeo

L’assurda composizione del tabellone degli incroci ha avuto un peso enorme nel cammino di gloria di nazionali scarsine e nello stop anticipato delle più belle del reame.

E poi la fortuna, quella con la F maiuscola. Il Portogallo campione è figlio del repechage: una delle quattro migliori terze.

Tre pareggi nel Gruppo F, dietro ad Ungheria e Islanda. Una sola partita vinta nei novanta minuti: quella con il Galles in semifinale. Prima, successo sulla Croazia agli ottavi dopo i tempi supplementari, sulla Polonia ai quarti dopo i calci di rigore,

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Il “fallaccio” di Payet su Ronaldo

Europei senza l’uomo in più, il fuoriclasse che risolve da solo. Finale emblematica: Portugal campeao nonostante abbia perduto dopo pochi minuti Cristiano Ronaldo: baciato dalla falena e picchiato da Payet.

E Pogba? Non pervenuto. La stella che non brilla. Una lunga maratona di partite, con poche emozioni e tanta noia.

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La geyser dance degli islandesi

Gli spettacoli (non calcistici) di folklore non sono mancati, almeno quelli. Come la geyser dance degli islandesi arenatisi sullo scoglio dei quarti davanti alla Francia, ritmata da Gunnarsson e compagni in campo e dai loro splendidi tifosi.Islanda oh cara, terra che ribolle di fumarole e vulcani, la Laguna Blu la più grande piscina naturale tra le rocce, la casa bianca di Reykjavik che fu teatro del match di scacchi del secolo, la sfida tra Bobby Fischer e Boris Spassky. A me ha ricordato il “lupi” sillabato in crescendo tono rossiniano dai tifosi dell’Avellino. Si documentino i pastori delle meraviglie finte e forzate che sono la maggior parte dei telecronisti di oggi.

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Gareth Bale

Ho ammirato l’orgoglio degli albanesi italguidati. Ho visto un Galles che senza Bale, Allen e qualcun altro sarebbe buona squadra di serie B. Ho previsto l’uscita dell’Inghilterra dall’Europa del calcio dopo la Brexit, popolo coerente.

Avrei voluto essere della stessa taglia dell’anziano portiere ungherese per potergli regalare uno, due, tre mutandoni nuovi. Mi attendevo prove d’orgoglio dalle due Irlande e così è stato. Ho rimpianto la divisione tra cechi e slovacchi che quando erano insieme costituivano uno squadrone. Tra le delusioni più forti, il Belgio e la Croazia.

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Iniesta, la Spagna ha chiuso un ciclo

Il passo indietro della Spagna era prevedibile, dopo una scorpacciata di titoli e senza più il maestro Xavi accanto al professor Iniesta. E con Morata imbambolato in area avversaria. Rimpiangerà Allegri il bell’Alvaro.

La Germania ha perduto il bandolo della matassa quando Loew, il ct delle caccole in mondovisione, ha voluto che giocasse come il Bayern: senza Vidal, Lewandoski, Coman, Ribery, Robben.

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Pogbà, la grande delusione

La Francia è caduta in finale, ma non aveva quasi mai brillato e il 5-2 agli islandesi non fa testo. Spesso s’è salvata grazie alle giocate dei singoli: qualche volta Payet, più spesso Griezmann.

Non pervenuto Pogba. Sarebbe dovuto essere il faro della Francia, è stato un lumicino. Vale sempre più di cento milioni perché se lo contendono Manchester, Chelsea, Real e Barcellona che possono sempre fare follie economiche.

Spendi/spandi Spandi/spendi effendi, cantava Rino Gaetano il cantautor-profeta.

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Le lacrime di Buffon

L’Italia di Conte è stata squadra da libro Cuore: commovente nel pianto di rabbia di Barzagli e di Buffon, due veterani. Ha fatto tutto il possibile per arrivare fino in fondo ma è stata penalizzata dalle assenze di De Rossi e Candreva nel momento cruciale. Insigne è stato un valore aggiunto, è cresciuto in esperienza. Zaza e Pellè hanno sporcato la loro bella immagine.

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Le lacrime di Barzagli

Lo juventino avrà letto Soriano: il rigore più lungo. L’inglese di Lecce poteva e doveva evitare di irridere Neuer. Gli sfotto portano male. Totti, prima di avviarsi sul dischetto (Europei del Duemila, semifinale vinta ai rigori contro l’Olanda, in porta Van der Saar) sussurrò a capitan Maldini: mo’ je faccio er cucchiaio! Paolino bisbigliò: questo è pazzo! Totti raccolse Van der Saar con il cucchiaio. E l’Italia di Zoff andò in finale incontro alla Francia.

 

 

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