Carlo Alberto Paolino

Carlo Alberto Paolino

Passato dal campo turistico, insegnamento in corsi aziendali fino alla Pubblica Amministrazione per poi dedicarsi alla sua passione: l'informatica, in particolare la grafica dove può dar sfogo a tutto il suo estro. Il suo non d'arte è Capaquila

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Tacco otto a Downing Street

di Carlo Alberto Paolino

Ventisei anni dopo torna una donna a Downing Street, ecco Theresa May la nuova Margaret Thatcher, la lady di ferro del terzo millennio. Sessanta anni, un compito da far tremare le vene dei polsi, pilotare l’Inghilterra fuori dall’Europa. Così come ha deciso il referendum. Perché “Brexit è Brexit”, e non è uno slogan. E’ il programma del futuro, del cambiamento. E detto da una sostenitrice, se pur non appassionata, del “Remain” assume un significato diverso

Cabinet meeting follwoing UK EU Referendum

Theresa May

Del resto Madame May si è guadagnata la maggioranza dei tories anche grazie all’appoggio di Boris Johnson e Michael Gove, due leader del fronte anti Europa.

Fredda, determinata, glaciale, impassibile, la May non ha molti amici, non fa parte di correnti, si è sempre tenuta al di fuori delle roventi polemiche fra Jhonson e Cameron che hanno caratterizzato e spaccato il partito negli ultimi anni.

Non ama tanti fronzoli e giri di parole. Va sempre dritto al problema, all’essenziale. “Mi chiamo Theresa May e sono la persona migliore per fare il premier della Gran Bretagna” si è candidata così alla guida del Paese.

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E’ una conservatrice-liberal che sogna l’“One Nation”, il partito-nazione sognato da Cameron, non è femminista (“le quote sono una forma di discriminazione al contrario”) e definisce i tories un “nasty party”, un  partito antipatico, che parla a un elettorato troppo ristretto.

Una donna noiosa, poco brillante e molto ambiziosa”. Molti all’interno dei conservatori la giudicano così. Però utile, soprattutto in questo periodo. Al di sopra delle parti, un distacco dalle risse interne, un profilo sempre molto istituzionale: questo atteggiamento di equidistanza da tutti l’ha portata ad avere il rispetto di gran parte dei deputati e le ha consentito di scalare il potere sino a raggiungere la carica di primo ministro.

Oxfordiana, (all’università ha conosciuto il suo futuro marito presentatole da una compagna di studi, Benazir Bhutto – diventata poi premier del Pakistan- ) una laurea in geografia, figlia di un pastore anglicano, qualche anno di lavoro alla Banca d’Inghilterra, Theresa May  è entrata in politica e nel 1997 è stata eletta per la prima volta deputato per la circoscrizione elettorale di Maidenhead, poco a nord di Londra.

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Una donna decisa, determinata, fredda, l’appellativo di nuova “lady di ferro” le si calza a meraviglia. Nessuna debolezza, anzi una sola: la scarpe. Anche leopardate, tacco sei per non esagerare. Non si può essere perfetti.

Per due legislature ministro degli interni, ministero che ha guidato con polso e determinazione. Tutt’altro: ad un convegno del sindacato di polizia denuncio alcuni casi di corruzione e inefficienza nella polizia. La Gran Bretagna però, con lei a capo della sicurezza nazionale, non ha subito nessun attentato terroristico, e non è poco. E sull’immigrazione? Un concetto di base, ma che poi è quello fondamentale. Bisogna limitarla, controllarla perché altrimenti “si lacera il tessuto sociale”. Ventisei anni dopo, riecco una donna Downing Street…

 

 

 

 

 

 

 

 

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