di Carlotta D’Amato
Il primo volo commerciale dagli Stati Uniti a Cuba dopo più di mezzo secolo è atterrato il primo settembre nell’aeroporto della città di Santa Clara, nel centro dell’isola. Il volo 387 della JetBlue, partito da Fort Lauderdale, in Florida, alle 9.45 è arrivato a Santa Clara dopo poco più di un’ora. L’ultima tappa del disgelo. L’ultimo capito dell’embargo. Esattamente un anno dopo che il segretario di Stato John Kerry aveva di nuovo issato la bandiera americana nella ambasciata americana all’Avana. E’ la fine di una utopia. Ciao Fidel
Herman Hesse diceva: “Viaggiare deve comportare il sacrificio di un programma ordinario a favore del caso, la rinuncia del quotidiano per lo straordinario, deve essere una ristrutturazione assolutamente personale alle nostre convinzioni”. Mai affermazione, a mio parere, è più corretta quando la meta del tuo viaggio è Cuba.
Cuba, la rivoluzionaria. L’isola dei Caraibi rimasta ferma nel tempo, al momento dell’embargo. L’isola che si divide tra la tradizione e il desiderio di liberazione e riscatto. Tra gli anni 70 e la modernità del 2000.
Tutto questo è molto altro trova la sua sintesi perfetta nella capitale. La Habana si presenta ai miei occhi in una sera afosa d’estate. Vuote le strade che portano dall’aeroporto Josè Martì all’Habana Vieja, poca illuminazione, solo quella dei semafori giganteschi. Passiamo davanti a Plaza della Revoluciòn, questa sì illuminata, ma non se ne percepisce la grandezza.
Niente lasciava presagire la bellezza della città al mattino quando la luce rende brillanti i colori accesi del Centro storico e ne sottolinea al contempo la bellezza e la drammaticità. Perché La Habana è così. Bella e drammatica, felice e malinconica.
Vi racconterò come l’ho vista io l’isola di Castro e del Che che campeggia ovunque dalle bandiere, ai musei, dalle magliette, ai manifesti, ai murales, alle librerie.
Cuba fatta di musica e di sigari, l’isola delle contraddizioni, del rum ed anche un po’ del “tirare fregature ai turisti” perché all’ombra del Capitolio o a piazza Garibaldi passando per Piazza di Spagna e la Stazione Centrale di Milano, amici miei, ogni mondo è paese. E’ la legge della strada e degli scugnizzi del mondo.
E’ poi la musica, quello swing inconfondibile che senti ovunque per la strada, in albergo, dalle case, nei ristoranti, nei bar. Anzi il bar. Uno su tutti, El Floridita, ovvero, la Cuna, la culla, del daiquiri, dove è stato inventato il famose cocktail a base di lime e rum tanto caro ad Hemingway.
Ed anche la Bodeguita del Medio dove invece è stato creato il Mojito con lo zucchero di canna, menta pestata e l’immancabile rum che scorre a fiumi. Vi racconterò anche dell’infernale sistema monetario unico al mondo nella sua follia e di come questo mondo sia spaccato a metà: indigeni e stranieri insieme ma divisi in questo mondo che, a pochi giorni dall’arrivo dei primi aerei statunitensi, è destinato a scomparire.
(1.continua)