Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo, scrittore e giornalista italiano. E’ stato per molti anni notista politico de Il Giornale al fianco di Indro Montanelli. Poi capo della redazione romana de il Mattino, direttore del Roma, editorialista del Giorno e dell’Informazione. E’ stato conduttore della rubrica politica “Il Punto” per il Gr2. Autore di numerosi saggi tra i quali "Vietnam controrapporto", "Perché i Kennedy muoiono", "Sciascia" e "L’illuminista cristiano".

Legge-

L’enigma legge elettorale

di Ottorino Gurgo

 E’ fuor di dubbio che il problema dei problemi della politica italiana sia la riforma della legge elettorale. E’ ormai prossima la decisione della Corte costituzionale sull’Italicum e, non appena la sentenza tano attesa verrà resa nota,  le forze politiche dovranno mettersi all’opera per dar vita ad una riforma del sistema di voto che consenta ai cittadini di recarsi alle urne entro giugno.

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Non è, quella che attende i partiti, un’impresa facile. La scelta di fondo è tra due orientamenti contrapposti: i legislatori, cioè, dovranno scegliere tra una normativa che garantisca il risultato migliore per il proprio partito ed una che consenta, finalmente, una governabilità più sicura.

3 Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo

E’ giusto privilegiare la governabilità rispetto ad ogni altra scelta ? La disputa è di quelle destinate a restare aperte all’infinito. O è più opportuno riproporre un sistema proporzionale in virtù del quale ogni partito conti per la forza data ad esso dagli elettori ?

Ancora si discute, dopo oltre sessantanni, di quella che, ingiustamente, fu archiviata come “legge truffa”, voluta dal governo di Alcide De Gasperi. La legge, proprio con l’intento di garantire una più sicura governabilità, prevedeva che la lista che avesse raggiungo il 50 per cento più uno dei voti, avrebbe ottenuto un premio di maggioranza consistente nell’assegnazione del 60 per cento dei seggi della Camera. Per uno scarto di soli 54000 voti il meccanismo previsto dalla legge non scattò e, un anno dopo, essa fu abrogata.

Alcide de Gasper

Alcide de Gasperi

Molti, a tanti anni di distanza, rimpiangono il mancato successo dell’iniziativa degasperiana. Ma è inutile piangere sul latte versato. Bisogna vedere come è meglio operare nell’oggi. Ed è indispensabile – ci sembra – partire dalla constatazione di una realtà,

L’Italicum, la legge elettorale voluta da Matteo Renzi e sulla quale la Corte costituzionale è stata chiamata a pronunciarsi, prevedeva che alla lista che superasse il 40 per cento dei consensi, venisse attribuito un premio di maggioranza (340 seggi alla Camera su 630). Ma ora, a parte il fatto che l’Italicum non tenne conto del Senato e che, quindi, dopo il risultato del referendum, dovrà essere anch’esso preso in considerazione, bisogna tenere in conto che, molto probabilmente, Renzi sopravvalutò la capacità di attrazione del suo partito.

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Dubitiamo, infatti – come ci suggeriscono i sondaggi – che il Pd, pur indicato come destinato ad essere il probabile partito di maggioranza relativa (ma c’è anche chi, incredibilmente dopo le recenti brutte figure e la scarsa attitudine dimostrata nel governo delle città,, attribuisce questo primato ai Cinquestelle di Beppe Grillo) possa ottenere, da solo, il 40 per cento dei consensi.

Elezioni 2013, le votazioni

Il fatto è che, nelle prospettive politiche del nostro paese, l’ipotesi bipartitica, pur sostenuta da molti, sembra tramontare. La rende difficile, se non addirittura impossibile, piaccia o non piaccia, l’affermarsi di nuovi soggetti politici rispetto a quelli tradizionali come la Lega o i grillini.

Al bipartitismo si deve, quindi, sostituire il bipolarismo, vale a dire la competizione tra coalizioni per quanto possibile omogenee.  Certo, è tutt’altro che facile dar vita a coalizioni capaci di resistere a quello spirito competitivo che, inevitabilmente, si instaura tra partiti alleati. Ma i fatti dimostrano che è praticamente impossibile che una forza politica possa governare da sola.

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Del resto, la realtà del nostro paese è fatta di dettagli, di sfumature. Non ci sono soltanto il bianco e il nero, ma tanti colori che vanno associati armonicamente tra loro. Ecco, dunque, la necessità di affermare una cultura della coalizione, del saper stare insieme. E’ una necessità della quale la nuova legge elettorale non potrà non tener conto.

 

 

 

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