di Franz Krauspenhaar
Finisce Sanremo con un premio finale al paraculismo delle credenze. Francesco Gabbani, con un testo Battiato-derivativo, nel quale accoppia il panta rei a singing in the rain, su una musica tormentonica similare a quella del Rovazzi re delle classifiche, vince il primo premio. Dietro Mannoia con un lamento femminista tipico che vorrebbe tirar su gli animi abbattuti ma dona l’effetto contrario, per cui suicidio e non se ne parli più. Una Gloria Swanson dall’ugola formato scrivania. Al terzo posto il Meta, una h in meno, una bella faccia, una bella voce ma una canzone scarsa, dove alla fine è “vietato morire”, come una volta, parlando di sesso trasgressivo, si parlava di “vietato vietare”.
Dietro a siffatto triangolo dei bermuda un gruppo non ben assortito. Era difficile scovare una voce e una canzone meritevoli. Ma meritevoli di che? Ormai Sanremo è un Scommettiamo Che, un’altra cosa. Arriva Rita Pavone super ospite e ci fa rimpiangere i transistor e i balli del mattone, quando le partite non erano di calcio ma di pallone. A 71 anni la nostra “zanzara” fa la migliore figura del Festival, vero e intramontabile mito della nostra canzone.
Per il resto la kermesse diventa definitivamente una succursale di Amici, con Maria la sanguinaria direttamente in cabina di comando. Brava, sobria, corpo cavernoso laringeo, Maria più che una presentatrice è un’impresaria, e Mrs. Costanzo Barnum usante una sottile frusta da domatrice. È la vera vincitrice, che sancisce ufficialmente che Sanremo dovrebbe chiamarsi Talent dei Fiori, o Amici amici tanto amici e poi tiè, parafrasando Califano.
Carlo Conti si è ridimensionato, ma non ce ne era bisogno, per via della Maria sobria gentile e sintetica ma leadershippica. La sua figura è quella del mediano di spinta, un onesto faticatore del centrocampo. Stavolta ha seguito da finto pari la de Filippi, forse poco sforzandosi perché i danè erano devolvibili ai terremotati. Sugli altri cantanti registriamo una Turci in gran forma con un bel pezzo, lei aveva la faccia di chi se ne frega, in fondo, basta partecipare. Elodie, la creola figlioccia della Maria, ha deluso, un po’ idiosincratica, bella voce ma canzone pessima.
Masini aveva un buon pezzo, avrebbe meritato di più, lui nel pezzo ci stava dentro, sa essere una cosa sola con quello che canta. Samuel ha incantato il disco, pezzo non pessimo ma molto ripetitivo e furbetto. Su Albano capitolo a parte: per il genere, quello per cui Bocelli scatena le folle in tutto il mondo, il pezzo di Albano era di ottima qualità. Avrebbe meritato molto di più, naturalmente se paragonato alla media dei suoi avversari.
Per il resto, una Cucciari assolutamente fuori luogo, con la sua non comicità femminista de noantri, una specie di sorella ideale di Michela Murgia. Nel settore oggi le comiche, non poteva mancare Paola Cortellesi, una che sa fare tutto ma soprattutto non sa far ridere, anche perché è antipatica come il sesto scudetto consecutivo della Juventus. Sua sorellina minore Lodovica Comello, in gara con una specie di blob non identificato, che per via delle origine friulane è una specie di Cortellesi con polenta. Insomma, potremmo andare avanti a lungo, segnalare il ragazzino Bravi per la voce interessante e dire che il Gabbani ci ricorda in qualche modo il cantante dei Frankie Goes To Hollywood cioè il mitico Holly Johnson.