di Adolfo Mollichelli
Coro: Roma, Roma, Roma core de sta’ città… Naturalmente, la città è Napoli. Grazie Roma, che ci fai vivere e sognare ancora! E dài che Sarri l’ha cantata. In toscano ma l’ha cantata. Olimpico terra di conquista e non accadeva da tempo. Gli statistici ricordano che gli azzurri non segnavano a Roma da trecentouno minuti. Troppo. Lezione di calcio e poi quel maledetto limbo tra la voglia di strafare e il timore di cadere nello stagno specchiante della bellezza, come Narciso.
Il postino suona sempre due volte: Dries, Dries! A dire il vero il portalettere belga aveva suonato anche un’altra volta, poi per non contraddire James M. Cain s’è reso protagonista di un atto di cazzimma e il titolo è rimasto quello originale: lo sgambettino a Fazio prima di andare a concludere.
Povero Fazio, colonna argentina della difesa giallorossa, irriso da questo falso nueve che è arrivato a quota 18 gol e figuratevi se fosse stato un nove autentico. Poi, Fazio uscirà e dicono che sia fuggito a Trigoria che alcuni buontemponi hanno ribattezzato Rigoria per i numerosi penalty concessi ai giallorossi in questo campionato, finora.
Lancio illuminante di Hamsik e Dries con scavetto: primo squillo. Più tardi, invito telecomandato (visto che i droni servono?) di Insigne e Dries, secondo squillo. Partita messa in cassaforte o meglio, di questi tempi: sotto la mattonella.
Davanti a lui tremava tutta Roma! Sono le ultime parole di Tosca che si lancia nel vuoto da Castel Sant’Angelo dopo avere pugnalato a morte Scarpia.
Puccini, del quale sono un fans sin dalla fanciullezza, mi perdonerà se scherzo sui nomi e propongo Reina come simbolo del mio personale melodramma che poi è una festa colorata, appendice del Carnevale appena trascorso. E dunque Reina non è Scarpia, ma il Dux della difesa, con quella coccia pelata e di nero vestito e con mascella volitiva: bonificato l’Olimpico!
Con qualche cazzatina (tipo quel rinvio che poi Salah spedirà sul palo) tanto per fare rima con cazzimma che stavolta è appartenuta a tutti e non solo ad Insigne. Più di un intervento salvifico per il Dux detto Pepe con quel colpo di reni in primis a ricacciare l’urlo del gol a trasteverini e testaccini.
Che poi sarebbe stata autorete infausta perché era stato Albiol a deviare la conclusione di Perotti, l’argentino che ondeggia nel dribbling. Avevano gridato al gol la coppia Caressa-Bergomi, così tanto che il mio cagnolino – che segue le partite insieme con me ai piedi del divano e mi sa che ne capisce più di tanti cosiddetti esperti – mi ha guardato torvo e mi ha indotto con un fermo abbaiare ad abbassare il tono del volume. Anche perché era eccitato dopo aver visto Mertens, uomo-cane, fare i suoi bisogni accanto al palo della bandierina e lui niente ancora.
Traversa! hanno gridato. E no, cari amici, grande parata, piuttosto, perché su quel legno benedetto la palla l’aveva spedita il Dux con un colpo di reni all’indietro che solo a vederlo mi è venuto il colpo della strega. Tanto per mettere le cose in chiaro.
La rete di Strootman, l’olandese più torvo che abbia mai incontrato, aveva fatto sperare Spalletti il filosofo, confortato da quei pochi minuti d’arrembaggio che il Napoli bello e impossibile aveva concesso. Fuoco di paglia. E comunque brividi anche perché Rog non aveva fatto tris per un nonnulla. Parentesi: l’avevo già accennato tempo fa, ora lo dico con maggior forza: il croato bianchiccio è un fior di giocatore, ha forza, velocità, giusta cattiveria, senso della posizione e sfrontatezza.
Avrà goduto Aurelio Primo che s’è accomodato in tribuna, dopo il lungo volo dalla città degli angeli (Los Angeles) per la performance del suo pupillo.
Capolavoro di Sarri, autore di uno spartito che a suonarlo è stato melodia inarrivabile per chi ha scarsa inclinazione musicale. Con Jorginho a dirigere ed a frenare le velleità di Nainggolan, il supertatuato che era stato osannato in questi ultimi tempi come il crac dei crac.
Dopo il Napoli è pronto per la comparsata a Chi l’ha visto? Con Hamsik a raccordare violini e trombe ed a tagliare a fette il palcoscenico. Con il postino a bussare alle porte dei caseggiati Fazio e Manolas. Con il petisso Insigne a far girare testa a Rudiger che ha mulinato a vuoto le sue lunghe gambe d’ebano. Pure De Rossi, amico guerriero, s’è dovuto arrendere alla scheggia Rog. Ed è quanto dire.
Napoli bello e impossibile. E, finalmente, maturo. Perché il cosiddetto derby del sole (una volta) rappresentava uno spartiacque: la caduta oppure la resurrezione. Sarri ed i suoi hanno scelto Tolstoj. Ora sotto col Madrid che è Real, ma anche questo Napoli è reale. Vamos. Jamm’ a vere’.