Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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La resa dei conti

di Adolfo Mollichelli

Bello e impossibile il Napoli si leva lo sfizio di battere la Juve che si guadagna la finale del 2 giugno (festa della Repubblica, c’è ancora) avversaria la Lazio dell’Inzaghi buono in panchina: Simone meglio di Pippo. Bello, perché gioca con la levità e l’intensità di un Barcellona. Impossibile, perché tanta bellezza rischia di essere sterile. Partita emozionante, maschia (si usa dire), in realtà piuttosto cattivella da entrambi le parti. Quante emozioni un calcio ad un pallone. E agli stinchi.

Napoli - Juventus

Higuain, due gol

Emozioni à gogo. A cominciare da Batman che s’è materializzato sul terreno di gioco, forse paracadutato da un drone gigante, più grande di quelli che usa Sarri. Però a mente fredda ho pensato a quello che sosteneva Gianni Brera (grazie ancora maestro per quella pillola magica che tirasti fuori dalla valigia a Boston, avevo un’emicrania terribile eh!) e che cioè la partita perfetta è quella che finisce zero a zero.

Almeno, non devi contemplare le insostenibili leggerezze dell’essere un portiere che quando il postino bussa più di due volte rimpiangi che non ci sia il citofono.

Fotosud - SPORT NAPOLI JUVENTUS COPPA ITALIA (NEWFOTOSUD RENATO ESPOSITO

Neto, una papera imbarazzante

Reina detto Pepe torna l’Ercolino sempre in piedi e si avvita goffo sul primo gol del Gonzalo traditor scortese. Neto, brasiliano, portiere di coppa al posto di Buffon rimette in corsa i fujenti con una papera che è ancor più papera di quella di Donnarumma a Pescara e perciò ribattezzato Paperumma.

Detto questo, va segnalata la superiorità di manovra degli azzurri che mi sono apparsi più tonici e freschi, fino alla fine. Nonostante l’inconsistenza nel cuore della difesa (?) del discendente del conte Dracula, il rumeno Chiriches.

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L’abbraccio Sarri-Allegri

Rispetto al confronto di campionato, sei gli innesti di Sarri, addirittura otto quelli di Allegri. Un altro Napoli, che sa essere sempre se stesso. E un’altra Juve che non riesce ad essere tanto migliore di quella del Muro di sabato, pur con la poderosa dose di tecnica trasfusa.

El hombre del partido è stato el hombre che da idolo a Napoli hanno retrocesso a un numero: setenta y uno, cioè 71 (per quei pochi, non napoletani, che non sapessero il significato, prego consultare la Smorfia). Stavolta, il Pipita dei centomila fischi (ed improperi) aveva giurato di prendersi la sua vendetta personale.

Soccer: Italy Cup; Napoli- Juventus

Higuain e Reina

E durante il riscaldamento ha riscritto a gesti quanto aveva esternato nel giorno dell’ostensione della maglia bianconera sul balcone della sede di via Ferraris: napoletani, ex amici di un giorno all’improvviso, prendetevela con il presidente che siede in tribuna, se ho deciso di andare via la colpa è in gran parte sua.

Insomma, la mancata assicurazione di Aurelio Primo riguardo alla immediata costruzione di una squadra che potesse puntare con autorità e concretezza al titolo che Diego portò a Napoli per ben due volte.

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Cuadraro

Si è avuta la prova che anche i Pipita nel loro piccolo (mica tanto) s’incazzano. E allora, altri due gol che sommati agli altri due già rifilati fanno quattro, in tre partite. C’è poco da dire. Con Higuain, chiamatelo pure Giudain, ancora in azzurro, quest’anno si sarebbe stati belli e “possibili”. La faccia di Aurelio Primo in tribuna s’è spesso atteggiata ad un dispiacere falso. Perché se metti una clausola rescissoria è come se dicessi: prego, accomodatevi. E così è stato.

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Anche se, con quei 90 e passa milioni incassati si è cominciato a costruire il futuro, con i Rog ed i Diawara (partita stupenda di quest’ultimo), con i Pavoletti ed i Maksimovic oddio mi sono scappati…

Sontuoso Hamsik finché ha retto. E ancora un sigillo, sempre più vicino a superare le segnature di Diego. Nel catino ribollente s’è registrato anche (tra papere e calcioni vari e accenni di sfide da ring) uno dei gol più veloci di tutti i tempi: quello di Mertens che s’è catapultato dalla panchina fin nel cuore dell’area avversaria mettendo dentro a porta vuota il pallone lasciato libero dal liscio di Neto che aveva ricevuto da Alex Sandro da rimessa laterale.

Napoli - Juventus

Hamsik, ancora un gol

Dopo la seconda stilettata ai centomila cuori del Pipita (stavolta incolpevole Reina) il gol di fattura pregevole di Insigne. E da quel momento, Sarri ha riprodotto il cinematografico: al mio segnale, scatenate l’inferno. Impresa sfiorata, sfiorita nel match strano dell’andata su quel mancato rigore su Albiol.

Le quattro giornate del Napoli hanno partorito un successo platonico ma pur sempre uno sfizio da tramandare. Ora c’è da pensare al campionato. Con lo stesso furore col quale s’è affrontata la grande rivale di sempre. E la sfida da vincere, ma davvero, è quella di domenica con la Lazio. Per tenerla lontano e per non perdere contatto con la Roma. Aurelio Primo vuole la Champions. Perché pecunia non olet. E, soprattutto, perché non c’è un altro pezzo da novanta da mettere in vetrina.

 

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