di Ottorino Gurgo
Il varo della nuova legge elettorale continua ad essere in posizione di stallo, nonostante le forze politiche si fossero impegnate, dopo l’esito del referendum del 4 dicembre e dopo che era stata resa nota la sentenza della Corte costituzionale, a vararla in tempi quanto più possibile rapidi.
Non siamo, invece, neppure alle battute iniziali. Si ignora quali potranno essere i contenuti della nuova normativa; si ignora grazie a quale maggioranza il provvedimento potrà essere approvato.
E, tuttavia, qualunque siano i connotati della legge, una cosa appare certa sin d’ora; ed è che, dopo il voto, due delle tre principali forze in lizza (il Pd, il centro-destra e il Movimento Cinquestelle) dovranno necessariamente trovare un’intesa per esprimere una maggioranza in grado di garantire un governo al paese. Nessuno di questi tre schieramenti, infatti, sarà comunque in grado di raccogliere una percentuale di consensi tale da consentirgli di governare da solo.
E’, allora, lecito domandarsi quale alleanza potrà costituirsi tra formazioni che, al momento, almeno nelle esternazioni dei rispettivi leader, si dichiarano determinate a respingere ogni possibilità d’intesa con i concorrenti.
Esaminiamo, dunque, quali siano, al di là delle dichiarazioni di facciata, le indicazioni e le controindicazioni che possono concorrere ad orientare le scelte di ciascuno dei tre raggruppamenti.
Nel Pd, probabilmente, Matteo Renzi – malgrado il fallimento fatto registrare a suo tempo dal cosiddetto “patto del Nazareno” – preferirebbe un’alleanza con il centro-destra sia perché ritiene gli uomini di questa coalizione (soprattutto quelli di Forza Italia) più duttili e propensi a scelte comuni, sia per la istintiva idiosincrasia che nutre nei confronti di Beppe Grillo e dei suoi seguaci. Affermare il suo punto di vista non gli sarà, peraltro, facile, tenendo conto che nel partito esistono opzioni di segno opposto da parte di quanti temono che un accordo con Berlusconi possa equivale alla definitiva rinuncia ad ogni possibilità di ricucitura a sinistra.
Anche nel centro-destra esistono punti di vista non convergenti. Indubbiamente l’ex Cavaliere privilegerebbe, se avesse mano libera, l’intesa con il Pd renziano, mentre Salvini preferirebbe un’alleanza con i grillini anche se questi ultimi, in più di una occasione, hanno fatto palesemente mostra di snobbarlo e di non volersi confondere con lui. Molto dipenderà, pertanto, dal prevalere dell’una o dell’altra componente (quella forzista e quella leghista) nelle prossime consultazioni.
Quanto ai Cinquestelle, prevedere le loro intenzioni è quasi impossibile. Al momento, per sottolineare la loro presunta diversità, affermano di essere decisi a respingere ogni ipotesi di accordo con altre forze politiche. Manterrebbero questo atteggiamento anche dopo il voto ? Anche qui prevedere le scelte dei grillini non è facile. E’ probabile che ogni decisione in merito sia destinata a provocare profonde lacerazioni non avendo il Movimento una linea precisa alla quale attenersi.
Non è un quadro esaltante quello che abbiamo prospettato: è la conferma dello stato di precarietà e di incertezza nel quale versa la politica italiana.