Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

Il gol di Callejon

Che gelida manita

di Adolfo Mollichelli -

 Nessun aiuto indiretto. La Vecchia Signora stuprata sotto il Cupolone non si cuce il sesto scudetto sulla maglietta. E il Napoli bello e impossibile torna terzo in classifica. Se zio Maurizio avrà davvero portato a spasso Ciro (il suo cagnolino) rinunciando a seguire le trame strane sulla terrazza romana avrà decisamente fatto bene.

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Manita del Napoli  ma la Roma è sempre avanti

Continua la corsa a due tra azzurri e giallorossi per il secondo posto che vale la qualificazione diretta alla Champions. Più agevole il calendario della Roma: trasferta a Verona contro il Chievo e chiusura col Genoa nel giorno del saluto a Totti giocatore, l’ultima in campo del Pupone. Il Napoli riceverà la Fiorentina in lotta per l’Uefa e poi andrà a far visita alla Samp. Con un punto da recuperare e non sarà semplice.

Da Toro furioso (nel derby con la Juve) a Toro seduto. E non poteva che passeggiare nell’arena il Ciuccio che scalcia a più non posso. Con i suoi folletti che si spendono porta a porta. Con la sua spettacolarità cinematografica: così descrive il gioco della sua creatura Aurelio Primo imperatore di Capri e divulgatore – a puntate – dei segreti dei suoi ex e dei suoi attuali “dipendenti”. Vincere, ma che dico: stravincere per poi sedersi in salotto e tifare per la grande rivale e per Giudain. Una giornata particolare, altro che Ettore Scola.

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A ripensare alla tela del ragno che l’ex proletario ha tessuto ingabbiando e facendo letteralmente impazzire gli omini di Sinisa il serbo dal sinistro divino.

Testo di Mihajlovic: una dopo l’altra, la squadra più forte (la Juve) e la squadra più bella (il Napoli). Rien ne va plus, se devi mettere in campo Carlao – chi era costui? – e se il Gallo Belotti non canta più. E il proletario che vuole arricchirsi – e che salva l’anima rendendo omaggio ai caduti di Superga – possiede già tanta ricchezza nell’argento vivo di Mertens che trilla come il suo nome: Dries, nell’assatanata continuità di Insigne il Magnifico, nella teatralità da torero di Callejon che indossa sotto la maglietta da fujente el traje de luz (non lo vedete, ma ce l’ha).

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Toro scornato e scalciato dal Ciuccio che, tra andata e ritorno, gli ha infilato nelle carni molli e stanche dieci stoccate e mancava solo che Calleti gli tagliasse l’orecchio e poi lanciasse fiori nel palco centrale. Sarebbe stato “sangue e arena” in versione cinepanettoniana e il produttore avrebbe gradito, eccome.

Toro sulle gambe e senza Acquah e Moretti squalificati (primo favorino indiretto di casa bianconera) e va bene. Ma i fujenti sono stati super. Impeccabili nel giro-palla. Lucidi negli smarcamenti. Assidui nell’accerchiamento da tamburi lontani. Spietati nelle esecuzioni, da rivoluzione francese.

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Geniali nella strategia e nella tattica tipiche dei giocatori di scacchi: superiorità su un lato e penetrazione su quello dove erano in pochi i “pezzi” avversari, collocati in maniera disomogenea. Impedonati. E così, Allan – il Sammy Davis junior del nostro calcio – aveva potuto imbucare per Callejon che apriva subito le danze.

Salvo poi mangiarsi il raddoppio di sinistro, forse perché oggi nessuno più è in grado di dire e di fare cose da sinistra. E poi, tutte le altre perle: di Lorenzo il Magnifico, di Mertens che uccella Hart sul primo palo, di Callejon ancora di volée, di Zielinski, infine, il polacchino che in un’altra grande sarebbe titolare tutta la vita. La squadra più bella e più prolifica costretta all’attesa dei rintocchi di mezzanotte, come una Cenerentola qualsiasi. Appena appena irritata da un Irrati tradito perlomeno in tre circostanze dal secondo guardalinee al quale consiglio, d’urgenza, di farsi visitare da un oculista di vaglia.

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Battendo la Juve, controsorpasso della Roma

E, infine, venne la sera romana con il fascino del Ponentino. Con la rabbia archilochea di dover sperare nell’aiuto dei bianchi e neri, nelle stoccate di Dybala il gladiatore e di Higuain el gordo (copyright di Aurelio Primo) sul cui passato al Real Madrid hanno scritto e detto corbellerie infinite i pasdaran della menzogna. E fu delusione atroce. Una Juve svuotata di energie e indebolita dal turnover di Allegri s’è offerta come agnello sacrificale alle rudezze ed ai gol dei giallorossi.  E ora c’è il rischio che la più bella del reame debba anticipare ritiro e preparazione. Con l’incognita dell’eventuale scontro nei preliminari con un’avversaria ostica. Per quei punti malamente perduti per strada al cospetto di illustri sconosciute.  E chest’è!

 

 

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