Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Il Napoli fa 90

di Adolfo Mollichelli

La storia infinita continua. Quarta vittoria di fila e non era mai accaduto in questo campionato. Stritolata la Fiorentina con un poker di reti e l’è andata anche bene alla creatura di mister Tod’s. Apre l’uomo nero, poi il piccoletto magnifico e doppietta del verissimo nueve.

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Novanta gol segnati, record dei record e c’è ancora una partita da giocare. Vedersi e dirsi arrivederci in un San Paolo gremito. Se i fujenti avessero prodotto qualcosina in più col Sassuolo (ad esempio) tra andata e ritorno ora sarebbero in corsa per il titolo, altro che lotta per il secondo posto. Una bestemmia!

Contro la Fiorentina, fatta viola, c’era il rischio di entrare in campo con la stizza per aver visto la Roma passeggiare spocchiosa e fortunata sotto al balcone di Giulietta. Con un gol in fuorigioco netto, il secondo di El Shaarawy che ha indirizzato la partita e grazie ad una corbelleria di Sorrentino il portiere clivense protagonista di un’uscita assurda in occasione della prima segnatura dell’italoegiziano che, meno male, non bacia per terra e non ringrazia il suo dio come fa il riccioluto faraone autentico.

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Il gol di Koulibaly

Prova di forza dei sarriani che hanno macinato gioco su gioco sin dall’inizio. Vantaggio immediato con Koulibaly su azione d’angolo.

Poi la bellezza della ripartenza e della rete di Insigne, la diciassettesima della serie. E quindi la doppietta di Mertens – che ha rinnovato da pochi giorni – frutto di scaltrezza approfittando anche di un’uscita ridicola di Tatarusanu.

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Ma la grandezza di Dries è che riesce a “scippare” gol, monellaccio, oltre che a segnarne di sontuosi. E sono ventisette e non sono male per uno che era stato giudicato falso nueve. E in due circostanze gli è andata male per un nonnulla. Reina, il Pepe di tutte le pietanze gustose, ha voluto salutare il suo pubblico con tre interventi niente male, in particolare il primo sul sinistro carogna di Ilicic.

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Lorenzo Insigne

Ci pensavo da tempo e ne ho avuto conferma: il modo di attaccare degli azzurri (e va bene, stavolta non vi chiamo fujenti ma sempre brutte sono queste magliette) ricorda il pick and roll che è lo schema con il quale nel basket si cerca di superare la marcatura ad uomo. Divago: che grande sport si pratica sul parquet e, onestamente, ho seguito l’Eurolega con passione gratificante.

E oggi non vedo l’ora che scocchi l’ora della finale tra il Fenerbahce di Gigi Datome e l’Olympiakos, sfida turco-greca e pensate un po’ voi che ne verrà fuori. In breve si tratta di un blocco attorno al quale si gioca il triangolo per andare a canestro. Bene, stop.

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La Fiorentina, povera viola di “buco” e “buchino” – così chiamano i Della Valle in quel di Firenze – non poteva fare di più. Senza Borja Valero poi, l’unica luce in un centrocampo già grossolano di suo. Un po’ di verve in più con l’innesto di Tello e l’uscita di Cristoforo uruguagio triste e scarso. E con Babakar sul quale Reina ha compiuto un’autentica prodezza. E che volete piccoletti davanti, anch’io sono capace di suscitare emozioni. Hasta luego.

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Nel finale, Sarri ha provato il centrocampo del futuro (molto futuro) facendo giostrare insieme Diawara, Zielinski e Rog. Zio Maurizio ha anche dato lo zuccherino di alcuni minuti a Pavoletti. Non pervenuto, naturalmente, il paracarro inutile. L’acquisto-capriccio di Aurelio Primo che già aveva sprecato danaro per accaparrarsi Maksimovic e Tonelli. Fossi stato in Sarri non avrei richiamato in panchina Mertens arrivato ad un gol da Dzeko il re dei bomber. Più che giustificato l’educato risentimento del belga che dipinge gol come un Van Dyck.

Chiusura a Genova in casa Quagliarella. E resta il rimpianto di aver lasciato qualche punto di troppo per strada. Purtroppo. Rien ne va plus. E la smetta zio Maurizio di legare l’eventuale scudetto prossimo futuro al fatturato. E pensino i dirigenti azzurri a qualche colpo a parametro zero. Come ha fatto in questi anni la Juve con Pirlo, Pogba e Dani Alves e ne manca qualcuno.

 

 

 

 

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