di Mino Cucciniello
Napoli nella sua storia millenaria è stata anche una capitale del turismo internazionale e visse i suoi anni d’oro a cavallo tra il finire degli anni cinquanta e gli inizi degli anni sessanta che culminarono nel 1960 quando ci furono le olimpiadi di Roma ed il capoluogo campano venne designato come campo per le regate veliche da tenersi nel bellissimo scenario del golfo.
Per questo importante evento sportivo che vide Napoli presentarsi ai tanti atleti ed ai giornalisti in tutta la sua naturale bellezza, i Serra di Cassano, nobile ed antichissima famiglia napoletana, addirittura riaprirono il loro storico palazzo di Monte di Dio per organizzarci una grande serata che vide la partecipazione di molti degli esponenti delle case regnanti in Europa nonché tutti i più importanti nomi dell’aristocrazia e del jet set internazionale tanto che la festa venne chiamata “Il Ballo dei Re”.
La villeggiatura in quel lontano decennio degli anni cinquanta era appannaggio delle famiglie più fortunate economicamente che potevano permettersi il lusso di trascorrere alcuni mesi estivi in località amene, ma oltre al fattore economico si aggiungeva anche un certo tipo di mentalità, completamente differente da quella consumistica alla quale oramai ci siamo abituati, di persone altrettanto agiate ed in grado di potersi anche loro organizzare , delle vacanze sia nelle isole o in costiera, che invece preferivano trascorrere l’estate in città andando al mare prevalentemente a Posillipo, dove c’era tutta una scelta di stabilimenti, alcuni anche molto belli e ricercati, o magari se si era soci al Circolo Posillipo che con la sua ventilata scogliera, offriva la possibilità di trascorrere delle magnifiche giornate di mare, cosa che accadeva anche alla Canottieri Napoli ed alla Rari Nantes. che però si affacciano sullo specchio di mare antistante Santa Lucia.
Nel porticciolo di Mergellina erano ormeggiate pochissime barche tra le quali spiccavano il Karama del comandante Achille Lauro , il Lilly ed il Laura sempre della famiglia dell’armatore napoletano, nonché l’Altimania dei Rodinò di Miglione , il bellissimo San Guido dei Platania/Rivelli, la particolarissima House boat di Guido Di Pace ed ancora il Mizar di Carlo Pelli ed il Riva della famiglia Brun.
Inutile dire che la spiaggia dei pescatori era tutto un brulicare di bagnanti provenienti dalla vicina Torretta.
Per come trascorrere le serate in città c’era solo l’imbarazzo della scelta, perché essendo Napoli piena di turisti e di napoletani gli enti preposti organizzavano tutta una serie di manifestazioni. Il San Carlo per i mesi di luglio ed agosto si trasferiva nella vecchia e maestosa Arena Flegrea per rappresentare opere di repertorio che richiamavano ogni sera migliaia di spettatori. Invece per chi voleva assistere ai grandi classici del teatro antico c’era una ricca offerta da parte del Teatro Grande di Pompei, inoltre nel parco della Floridiana al Vomero c’era il teatrino della Verzura che ospitava rappresentazioni teatrali di vari generi ed infine poi c’erano la Casina dei fiori in via Caracciolo che presentava spettacoli di varietà e solo per qualche stagione anche il Teatro del Popolo in Villa Comunale.
Anche per la scelta dei night c’era una larga offerta , si ballava ogni sera e con tanta allegria sulle suggestive terrazze a mare di Grotta Romana e di Riva Fiorita a Posillipo, ma anche alla Tavolozza D’Angelo con Tonino d’Ischia e sul roof garden dell’Hotel Royal.
Spesso c’erano dei giovani che si spingevano sin ai Damiani a Pozzuoli o all’Isolotto di San Martino.
In questi due locali se non c’era nessun complesso ad allietare la serata si poteva ballare con i dischi scelti nell’indice dei jukebox, tra i più gettonati c’erano quelli dei primi urlatori: Mina, Domeico Modugno, Celentano, Toni Dallara, Little Tony e Peppino di Capri che irrompeva con il suo scatenato twist again.
Ma la fortuna di questi locali fuori porta fu data anche dal benessere economico che si iniziava ad intravedere in Italia dando la possibilità a tutti di acquistare le prime 600 o 500 Fiat. Erano gli anni della grande ripresa, si sognava e si sperava. E si spendeva. SI firmavano cambiali e si guardava al futuro con ottimismo…
(1.continua)