Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

svezia italia

Tredici anni dopo quel biscotto biondo

di Adolfo Mollichelli

Agli uomini piacciono le bionde. Un refrain ed un film dei tempi andati. Ed i biondi? Inverto le parti, per natura.

Tifose-Svedesi

Gli svedesoni del calcio (e poi anche i danesi) belli, alti e biondi a me stanno dove non batte il sole.

Non per nulla Ibra l’immenso è svedese atipico, figlio di immigrati slavi. Nato a Malmoe dove passano tram ogni cinque minuti quasi sempre vuoti.

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Già settant’anni fa Malmoe pullulava di tram

Giuseppe pacileo

Giuseppe Pacileo

Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Pacileo ed io eravamo al seguito dell’Italia. Ci sedemmo su una panchina ad osservare. Venendo da Napoli ci parve di assistere ad un film di Bergman. “Gesù Gesù” esclamò Peppone con l’immancabile pipa tra le mani. Sogniamo o siam desti, rinforzai.

Un altro tram. Il conducente e due passeggeri. Ancora un tram. Il conducente e nessuno più. E tanti altri tram rigorosamente vuoti, ogni cinque minuti.

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Svezia-Danimarca, il 2-2 deciso a tavolino

I cinque minuti vennero a noi tutti, anni dopo (2004). Nella terra del fado che è un canto triste e struggente ma che ti aiuta a digerire il bacalao se decidi di sederti ai tavolini all’aperto lungo i sentieri di Alfama dove s’inerpica il tram numero 28. E mai avresti immaginato che il biscotto più duro da addentare e da mandare giù te lo avrebbero cucinato svedesi e danesi insieme senza l’aiuto di master chef ed è proprio il colmo.

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E invece biscotto fu, un pareggio combinato tra svedesi e danesi, un 2-2 che avrebbe mandato a casa l’Italia del Trap che smoccolò di brutto e avrebbe voluto fare a pezzi la corona benedetta della sorella suora. Edman lo svedese con una parentesi nel Torino che si rivolge ad Jensen il danese. Il primo: “Pensi che dovremmo fare un bel 2-2?”. Il secondo: “Sì, forse potremmo”. E si accordarono anche sulla sequenza dei gol.

Trap con Totti e Cassano all'Europeo 2004.

Il Trap con Totti e Cassano all’Europeo 2004

I biondi alti e belli e con gli occhi azzurri prepararono e cucinarono il biscotto ad Oporto che in realtà si dovrebbe chiamare Porto perché O è articolo e quindi Oporto vuol dire Il Porto.

Città singolare che sale e scende verso il Douro che ha un fascino particolare e se non sei beone, ti consoli lo stesso con quel vino stupendo che è orgoglio nazionale tant’è vero che ti fanno visitare i capannoni dove lo distillano e ti guidano come tra le sale di un museo.

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Il museo cantina del Douro

Mentre a Guimaraes l’ItalTrap sognava di fare un boccone solo della Bulgaria, la quarta squadra del girone. Povera illusa.

Vittoria (2-1) strappata allo spirare dell’ultimo minuto di recupero da Totò Cassano che corse felice verso l’abbraccio azzurro e poi pianse a dirotto quando si ebbe la certezza che il biscotto era stato servito, con un bel bicchiere di porto. Mai visto piangere il genietto barese, a dirotto. Tutti a casa.

Certo che a saperlo prima il presidente di tutto e di sempre Franco Carraro magari avrebbe potuto organizzare una visita a Fatima e Trap sarebbe stato pure contento.

Perché in terra lusitana dove Antonio Tabucchi scelse di vivere (e dove da pensionato potrei rifugiarmi anch’io prima o poi) andò male davvero tutto.

Totti sputa Poulsen

Totti versione lama del Perù con Poulsen

E capitò di tutto. Perfino che Totti scimmiottasse il lama del Perù che come saprete è un camelide che si difende grazie alla salivazione, cioè quando è attaccato sputa. E fu il danese Poulsen ad attaccare Francesco-lama che si difese con lo spruzzo. E il presidente di tutto e di sempre decise di intervenire.

E atterrò a Lisboa antigua un piccolo aereo dal quale scese l’avvocatessa number one, Giulia Bongiorno, fatta venire di corsa da Roma dove vige il motto a fra’ che te serve. Fu una difesa indifendibile, scusate il bisticcio. Totti fu squalificato per tre turni, fine della corsa. L’ouverture con i figli di Amleto finì zero a zero.

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Il tacco magico di Ibra

Una spedizione iellata quella portoghese. Fuori subito senza perdere una partita. Contrassegnata dallo scaracchio del Pupone, dal vaffa tra Nesta e Vieri, dal biscotto nordico che fece piangere Totò Cassano. Ricordo benissimo la faccia del Trap, l’incredulità per quel gol di tacco di Ibrahimovic nel cuore dell’area a beffare tutti con Vieri sulla linea di porta che si mosse goffamente e Nesta lo mandò a quel paese e ce ne accorgemmo Ugo Trani del Messaggero ed io e lo scrivemmo. E apriti cielo.

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Il Bobone infuriato, “Sono più uomo io di tutti voi …”

S’incavolò Bobone e ci venne a dire che era “più uomo di tutti noi” che naturalmente lo mandammo a quel paese nella sala stampa di Lisbona di fronte al monastero dos Jeronimos meraviglioso esempio di architettura manuelina, lo stile tardo gotico portoghese.

Che atmosfera strana nel ventre dello stadio di Guimaraes a biscotto cucinato. Con Gattuso che ringhiò più del solito. Con tutti gli altri azzurri che furono frenati dal presidente di tutto e di sempre che se ne uscì con il pilatesco “non siamo noi che dobbiamo vergognarci”. 

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Ventura al bivio mondiale

Ed ecco che vennero i giorni (due) della vendetta che va servita fredda. Noi e gli svedesoni faccia a faccia. Con la posta in palio altissima: la partecipazione al mondiale di Russia, Putin benedicente. Tredici anni dopo. Sembra un titolo di un romanzo di Dumas.

Dalle smorfie del Trap al ghigno schifato di Ventura nelle vesti di Rigoletto per caso: vendetta, tremenda vendetta. A Solna (venerdì) ed a Milano (lunedì) due recite con finale già scritto a sentire l’omaccione di ventura che ama l’abbronzatura anche fuori stagione. E si sa che troppo sole può dare alla testa.

E comunque dopo i tanti anni trascorsi al seguito della Nazionale (squadra che amo) non posso esimermi dall’urlare: forza Ita…pure l’urlo mi hanno strozzato in gola questi politici per caso (ed interessi personali). E allora ricorro alla lingua napoletana: jamm bell, cara Italia.

 

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