Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Una mano lava l’altra

di Adolfo Mollichelli

In coppa c’era stato lo sguardo ammaliatrice della figlia di Climene, la Dea orobica, e fuori dai giochi. Sul San Paolo epifanico abbagliato dal sole è apparsa Giulietta figlia di Pecchia che faceva occhiolini ammiccanti e i sarriani – siamo uomini non caporali – si sono lasciati sedurre per un tempo e mezzo. Zio Maurizio scriveva e scriveva e i suoi figli prediletti hanno immaginato parole dolci indirizzate alla bella del balcone che attira frotte di turisti da tutto il mondo. Finché non s’è stufato il gigante d’ebano che ha deciso: io la vìolo.

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Kalidou Koulibaly

Col capoccione nero e tosto dopo spinta lieve su Caracciolo che non è l’ammiraglio che ha dato nome alla passeggiata lungomare. A quel punto, Sarri ha smesso di scrivere letterine più o meno amorose e s’è dovuto guardare dalla furia di Pecchia Fabio l’avvocato che Marcello Lippi, cinese felice, lanciò in azzurro in tempi più o meno grami che non impedirono l’accesso all’Uefa.

San Paolo fischiante e incazzatello: ma vir ‘a chist che fu pure secondo di Benitez, olé, e mo’ fa ‘sta piezz ‘e jacuvella pe’ nu gol!. Vade retro Pecchia che da quando ha deciso di fare da solo non si riconosce più: invasato e pallido e zompettante nella zona di competenza sforata in ogni partita.

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Lorenzo Insigne

Tant’è. Violata Giulietta – ma non dite che è donna di facili costumi – e pure infilata da Callejon che era in astinenza dal 29 ottobre (ma guarda tu che razza di numero!). Osanna, osanna, viva la Befana alla quale Mertens ed Insigne hanno consegnato due legni perché in questi tempi di ristrettezze materiale per una scopa nuova non fanno di certo male. Finalmente le vacanze. Essì che i sarriani non vedevano l’ora, cotti dal sole e bruciati dalle ripetute imposte dai droni. Sempre in vetta alla classifica e vediamo che accade a Cagliari.

E che accade? che l’unica rivale prende anch’essa due legni e vince col putto Bernardeschi di mano larga e niente rigore e sta sempre lì. Non è la vecchia sulla scopa ma la vecchia signora e vola per l’aere una nota poetica: c’è qualcosa di nuovo oggi nel sole (del campionato) anzi d’antico.

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La sudditanza psicologica, Var o non Var, per chi è più forte o detiene un bacino d’utenza di rilievo. Pallido ma felice il conte Max che non commenta e in verità usa lo stesso metro quando l’episodio (càpita di rado) gli dice male.

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I due falli di mano no Var: Bernardeschi e Mertens .

Ed eccoli azzurri e bianconeri divisi da un punto partire per le vacanze. Stanchi i primi. Rotti i secondi: Khedira commosso cerebralmente, Chiellini col solito turbante a coprire ‘a capa scassata, Dybala con noie muscolari e certamente non potrà andare a sciare.

Quando si riprenderà, saranno loro a menare la danza, fino alla fine. L’avevo detto in tempi non sospetti. C’è un solco profondo tra il Ciuccio, la Zebra e tutte le altre anime (più o meno morte) del torneo.

Immobile, poker

Immobile, poker

La più bella resta la Lazio aquilina di Simone Inzaghi. Che maramaldeggia in casa degli estensi perché ha in Luis Alberto il poeta che scrive con i piedi (nobilissimi) e in Ciro Immobile il finalizzatore principe, senza rivali. Cala il poker e si porta a casa un pallone più la cucitura di un altro.

Chissà se Zeman torna nei pensieri del ragazzo di Torre Annunziata che la Juve svezzò e crebbe per poi ripudiarlo. Perché il boemo dallo sguardo impenetrabile e dalle rughe profonde come Toro Seduto (con sigaretta perenne tra le labbra) una volta a Pescara dopo una partita così così, gli disse: Ciro, hai fatto onore al tuo nome, immobile. Ed è da quel giorno che Ciro divenne (Im)mobile, anzi mobilissimo tanto da dimenticare che le misure del campo sono limitate.

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Il gol di Icardi

Dell’Inter smarrita che ha pareggiato a Firenze (dove avrebbe strameritato di perdere) non si sa più che dire se non che Icardi è una perla che brilla in solitudine: due palloni dalle sue parti, un gol che vale un punto. Sbiadito pure l’ex di turno, quel Borja Valero che sembra un frate questuante e più che gli scarpini dovrebbe calzare i sandali.

Era pure andata in vantaggio la Beneamata a Firenze, sballottata dalla Fiorentina. C’era anche Renzi (Matteo) in tribuna e niente, tante occasioni ma di concreto solo il gol del pari del figlio del Cholo che sarebbe il Cholito. Che dopo aver segnato cercava Renzi in tribuna ma se n’era andato poco prima e allora il Cholito ha sussurrato: ecco perché, ecco perché…

De Roon esulta dopo il momentaneo 2-0

De Roon esulta dopo il momentaneo 2-0

Tonfo della Roma in casa davanti alla Dea orobica che Guida (mediocre e supponente) ha costretto in dieci per un tempo intero. Roma senza Nainggolan che incappucciato accanto a Totti in tribuna si nascondeva agli sguardi perplessi dei vicini.

La storia è nota. Alla società ed al tecnico non è piaciuto il delirante video postato dal tatuatissimo belga a capodanno, condito di bestemmie, parolacce e fumi più o meno leciti. Multa salata e mancata convocazione e forse cessione a breve. Sui social c’è stato chi ha difeso il belga. La tesi: in casa propria ognuno può fare ciò che vuole. Ci mancherebbe. Ma obietto: non è necessario mostrare a tutti le sconcezze che sono libero di fare. Elementare Watson.

Coda

Massimo Coda

Un bentornato a Mazzarri che in tre giorni ha rivoltato il Toro seduto di Mjajlovic e l’ha condotto al successo netto sul Bologna. Vittoria larghissima e non ha avuto bisogno il Mazzarri ritrovato di mostrare ad arbitro ed assistenti l’orologio del tempo perduto.

Vince ma soffre il Milan che ha ragione del Crotone con un gollonzo di Bonucci. Lode al Benevento che piega la Samp. Vuoi vedere che le streghe son tornate?

 

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