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Venezuela, un colpo in fronte
per un pezzo di pane

di Carlo Alberto Paolino

Alexandra Colopoyn, aveva solo 18 anni. Era incinta di cinque mesi. Il suo bambino sarebbe nato ad aprile, sotto il segno dell’ariete. Lottava per dare un futuro a quel bambino. Voleva solo comprare del pane ed un «prosciutto di Natale», uno di quelli che il presidente Nicolás Maduro aveva promesso al suo popolo, a prezzi calmierati.

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Si è messa in fila alle 9 di sabato sera, fuori da un negozio del quartiere di Antimano, nella zona occidentale di Caracas e ha aspettato. Dopo sei ore alle tre del mattino i prosciutti promessi sono finiti.

Qualcuno ha protestato, un altro ha alzato la voce, è cresciuta la delusione e la rabbia. Poi è arrivata la Guardia Nacional Bolivariana e hanno ordinati alla gente in coda di andare via, di tornare a casa. 26241380_10213424379837215_978770441_n

Ma come si può tornare a mani vuote dopo sei ore di fila, quando a casa non hai niente da mettere a tavola?

Ed allora nessuno voleva andare via. E così i poliziotto hanno aperto il fuoco,  Qualcuno ha alzato la voce, nessuno voleva muoversi, i poliziotti hanno aperto il fuoco. Quel bambino sotto il segno dell’ariete non è mai nato. Alexandra è morta, un colpo in testa dei militari, la Guardia Nacional Bolivariana.

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E’ questo il  Venezuela. Ferito, calpestato, distrutto, umiliato. E’ morta anche la speranza. Scendi in piazza per un pezzo di pane, una fetta di prosciutto: e ti ritrovi con un proiettile in fronte.

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Il Venezuela è un paese fantasma dove i poveri sono più che raddoppiati, come sono raddoppiati anche i neonati morti negli ospedali: non c’è futuro ormai si cerca solo la fuga. Migliaia di venezuelani varcano la frontiera ogni giorno,  con la consapevolezza di non avere a casa loro nessun futuro. E tutto nel totale disinteresse del mondo. Ogni tanto un sospiro, un gesto come l’assegnazione del premio Sacharov dato dal Parlamento Europeo all’opposizione venezuelana.  Forma più che sostanza.

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Nicolas Maduro

Il Fidel Castro del Venezuela Nicolas Maduro, ormai non conosce limiti, è andato anche contro la stessa costituzione bolivariana del 1999 definita dal suo predecessore Ugo Chavez  la più bella del mondo.

Ha nominato senza un referendum popolare una nuova assemblea costituente, esautorando il Parlamento con maggioranza schiacciante  della MUD,( coalizione di opposizione al Presidente), accentrando così il potere legislativo a suo volere,  eliminando quindi tutte le opposizioni alla sua “Rivoluzione Bolivariana”, controllando la CNE assumendo funzionari fedeli al regime. Rivoluzione che ha spazzato via il ceto medio,  ridotto la metà della popolazione a cercare cibo nei rifiuti e mancanza di beni di prima necessità.

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L’assemblea costituente

L’opposizione ha perso la forza di lottare. E’ finito il tempo delle folle oceaniche, le grandi manifestazioni, i leader sono andati via , si sono rifugiati all’estero, niente, non c’è più niente.

La libertà è solo un sogno  Così come la sopravvivenza. Un sogno. Si rifiutano gli aiuti economici internazionali, si rigettano i corridori umanitari al grido “nos somos mendicos”, il regime non vuole far trasparire all’esterno la reale situazione in cui versa il Paese. E per rivendicare un pezzo di pane si finisce con un colpo in testa.

 

 

 

 

 

 

 

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