di Ottorino Gurgo -
Tacciono finalmente i sondaggi che hanno fatto da contrappunto alla campagna elettorale e dai dati che ci sono stati forniti (tutti, ovviamente, in attesa della conferma delle urne) è forse possibile trarre un primo, provvisorio bilancio.
Emerge, ancora una volta, la scarsa attendibilità dei partiti, portatori di mirabolanti quanto irrealizzabili promesse la cui realizzazione comporterebbe un’autentica devastazione delle finanze statali.
Alcuni dati sono, al riguardo, estremamente illuminanti. Un approfondito studio ha, infatti, rivelato che, se dovessero avere concreta attuazione le promesse dei Cinquestelle costerebbero allo Stato 63 miliardi di euro, quelle della coalizione Forza Italia-Lega-Fratelli d’Italia 310 miliardi, quelle del Pd 56 miliardi, quelle di “Liberi e Uguali” 30 miliardi.
Ma tant’è. Spararle grosse è diventata una costante del confronto con gli elettori, dato che, come afferma un vecchio proverbio, “più grande è la bugia, maggiore è la probabilità che venga creduta “. E, infatti, gli elettori (e questa è certamente il loro primo errore) sembrano abboccare senza esitazione alcuna all’amo di queste false promesse.
Premesso questo, è dato ai partiti ciò che i partiti meritano, ci sembra tuttavia giusto rilevare che, proprio analizzando le indicazioni che provengono dai famigerati sondaggi, anche il comportamento di noi elettori non può essere esente da critiche.
Prestiamo attenzione a qualche dato. L’ultimo sondaggio sull’affidabilità dei vari leader, pone in cima alla classifica l’attuale presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Ciò indurrebbe a pensare che i più vorrebbero vederlo confermato alla guida del governo. Ma i consensi che vengono accreditati al partito di cui Gentiloni è esponente, sono all’incirca la metà di quelli di cui il nostro dispone. C’è, dunque, nelle indicazioni degli elettori una palese e schizofrenica contraddizione che rivela come non sempre sia la logica a ispirare le scelte dei cittadini…
Che dire, poi, delle conferme che arrivano in favore dei Cinquestelle? È molto probabile che il movimento che fa capo al giovane Luigi Di Maio, anche se non raggiungerà quella maggioranza assoluta che dovrebbe consentirgli di governare autonomamente, si confermerà come la forza politica in grado di raccogliere il maggior numero di voti nonostante i numerosi scandali che l’hanno colpito e nonostante l’assoluta inefficienza dimostrata laddove un suo rappresentante è stato chiamato a esercitare funzioni di governo. Eppure onestà ed efficienza sembrava fossero le principali richieste sulla base delle quali gli elettori avrebbero compiuto le loro scelte.
Dicono gli analisti, non soltanto del nostro paese, che la politica italiana è caratterizzata da una situazione di assoluta confusione. È certamente vero. Viviamo nel regno della contraddizione. Ma noi, cittadini elettori, in quale misura concorriamo a provocarla?