di Adolfo Mollichelli
Vado controcorrente: questo mondiale mi sta divertendo e piacendo. Perché la caduta degli dei, lo sta rendendo finalmente umano. A casa i dieci palloni d’oro in due: Messi e Ronaldo. La pulga e il bus di linea CR7. Da palloni d’oro designati non necessariamente per i loro grandi meriti sul campo a palloni sgonfiati: gli sponsor, il merchandising, la pubblicità che è l’anima del commercio e tutto muove. E che palle! (chiedo venia). E adiòs Spagna mia. Dopo dieci anni di successi. E che lagna però ‘sto tiqui taca che mi faceva sbuffare anche quando lo praticava il Barcellona. Guardiolisti di tutto il mondo, convertitevi.
Che noia questo tiqui taca: palla a te, a me, di nuovo a te, a lui, a quell’altro, di nuovo a me, a te, gira, rigira, cominciamo daccapo. Fino allo sfinimento, quello degli spettatori.
Bocciato dagli dei dell’Olimpo. Perché non rispettoso del kairòs che per gli antichi greci aveva un significato ben preciso: momento giusto o opportuno. Ecco, il momento supremo che non arriva. Anche perché se lasci un Morata a casa, poi finisce che a casa ci tornino tutti gli altri. Matati.
Bello questo mondiale che fornisce immagini strappacuore. Come l’esultanza di Schmeichel senior ai rigori sventati da Schmeichel junior. Perché ‘e figli so’ piezz ‘e core. O di composta tristezza. Come quella mostrata da Felipe Juan Pablo Alfonso de Todos los Santos de Borbòn y Grecia. Un attimo, riprendo fiato.
E cioé Filippo VI re di Spagna. E ditelo, se vi capita, al telecronista mediasetino che non è più Principe delle Asturie. E che…pardòn.
Ci pensa il Belgio a tenere alto il blasone monarchico. Ma quanta fatica contro l’impero del Sol Levante che proprio non si decideva a tramontare. Fosse stato un po’ meno banzai, avesse avuto un portiere meno kamikaze per caso, i premiati per i meno gialli presi avrebbero costituito la sorpresona del mondiale. Parentesi napoletana.
Mertens all’ala – dopo che Sarri l’ha fatto sentire bomber centrale tascabile – è sembrato un pesce fuor d’acqua e rumors dicono che Ancelotti sulla fascia voglia farlo giocare. Mertens è stato sostituito quando il Belgio era sotto di brutto. Ho intercettato per puro caso il dialogo tra Dries e il suo ct: mister devo fare una cosa importantissima, vitale, fuori campo. Vai pure, gli ha risposto Martinez, tanto… Dries s’è precipitato negli spogliatoi e ha inoltrato un messaggio internazionale ai tifosi napoletani sparsi per il mondo. Questo il testo: “Avete tifato per l’Argentina ed è uscita, per la Polonia ed è uscita, per il Senegal ed è uscito. Per piacere, scurdateve ‘e me, grazie, vi voglio bene. Firmato: Dries Mertens. a nome di tutti i belgi: francofoni, valloni, fiamminghi e affini”. E fu così che il Belgio riuscì a battere il Giappone, seppur con fatica immane. E un po’ m’è dispiaciuto perché avrei voluto ascoltare almeno un’altra volta il solenne Kimigayo, l’inno giapponese.
Degli osannati e tatuati top player è rimasto solo lui, il Neymar di tutte le simulazioni possibili. Anche se per me sono top Suarez, Cavani, Mbappé, Pogba, James Rodriguez, Hazard.
Il carioca è un grandissimo giocatore e pure pagliaccio infinito. Provocatore seriale. Quando i brasiliani ascoltano l’inno, quello più vicino a ‘o Ney non gli mette la mano sulla spalla per timore che si rotoli per terra! Pregusto un calcione di Fellaini a ‘o rey delle simulazioni. Quarto intrigante. Sempreché De Bruyne decida di rinnegare la sindrome di Peter Pan, il ragazzo che non voleva crescere. Nella stessa giornata (venerdì) il quarto più intrigante che ci sia.
Tra l’Uruguay che nel cor mi sta e la Francia multirazziale che pure ammiro. Nella Celeste è in forte dubbio matador Cavani. Non dovesse farcela, sarebbe un handicap notevolissimo. Les Bleus lanceranno Mbappé-Bolt e sarà un bel vedere.
Il francesino, alla fine, potrebbe oscurare anche il Neymar inarrivabile attore comico. Chiusura dei quarti (il 7 luglio) con Russia-Croazia e Svezia-Inghilterra. I padroni di casa hanno a portata di mano un risultato storico. La Croazia è nettamente più forte ma non può affidarsi solo al suo centrocampo “mondiale”.
La vera sorpresa è la Svezia che va avanti. E con merito. Una squadra tosta, ricca di lungagnoni (e molti pipponi) e di spirito di sacrificio. Lo sventurato (s)Ventura non aveva capito niente degli svedesoni. Come in tante altre occasioni. Inutile rigirare il ferro nella piaga. Se l’omino Tavecchio avesse concesso qualche dollaro in più a Conte, ci saremmo stati noi in Russia. Terribilmente isterica la contesa tra cafeteros e figli d’Albione. Risolta ai rigori. Tutti in coro: Dio salvi la regina. A volte, le preghiere hanno l’effetto sperato.