di Adolfo Mollichelli
Dagli arabi ai polacchi, trecentosettanta giorni dopo l’Italia torna a vincere. E soprattutto a convincere. Non c’è bluff e non c’è inganno. C’è un pizzico di eleganza come nelle corde del ct che ha sarto a Napoli in via Calabritto e che Sarri omaccione offese dandogli del frocio. Si resta teste di serie per i prossimi Europei. Un gran bel dono per la Figc che compie gli anni: centoventi. Ne aveva perso di tempo, con l’elezione di un signore improponibile di nome Tavecchio che a sua volta aveva scelto un ct improponibile, quel Ventura dalle smorfie panciute e curiose del viso che a Napoli in terza serie fu cacciato dopo pochi mesi.
Ricomincia la storia della Nazionale a me tanto cara, che ho seguito dal ’90 fino al trionfo sotto il cielo di Berlino e oltre.
Sta nascendo una squadra azzurra tutta nuova e che, per il momento, s’affida alla tecnica ed ai movimenti ad incrociare in avanti non avendo più Gigi Riva detto Rombo di tuono né Boninsegna detto Bonimba né Roberto Bettega detto Penna bianca né Paolo Rossi detto Pablito. Cì eravamo illusi con Balotelli, Belotti ed Immobile, gli ultimi due da recuperare.
Mancini ha messo insieme giovani di grande speranza. E s’è affidato, lui che è stato un bomber finisseur, ai piedi buoni, i migliori possibili senza badare ai muscoli ed ai centimetri.
Avevo in mente (e l’ho scritto) il trio Chiesa-Insigne-Bernardeschi per ricominciare. Più Barella che è tosto come tutti i sardi e che sa giocare al calcio. Un po’ ricorda Tardelli, l’universale dell’urlo mundial.
Esperienza dietro nei due centrali (Bonucci e Chiellini) a proteggere Donnarumma che a sua volta ha secondi di valore: Perin e Sirigu. La scommessa vincente è stata l’accoppiata dei play con fosforo: Jorginho e Verratti intercambiabili nelle coperture e negli avanzamenti. Figlia del destino anche la scelta di Biraghi che è di Cernusco sul Naviglio che dette i natali a Scirea, Tricella e Galbiati; la patria dei liberi.
Biraghi è esterno basso di spinta. Intanto, contro la Polonia ha colto il fiore del gol più importante di questi ultimi tempi d’azzurro triste. A volte, era già accaduto contro l’Ucraina, m’è parso di intravvedere qualcosa di sarriano nella manovra. E va bene che Jorginho ed Insigne si conoscono a meraviglia. E però Mancini ha chiesto anche a tutti gli altri fraseggi continuati quando non s’intravvede la luce per il lancio lungo. Tre sono state le ripartenze concesse a Lawandowski e compagni e tutte nate da innaturali appoggi lunghi in orizzontale (Jorginho, Verratti, Insigne).
Ed ha rispolverato il termine movimiento, caro al paraguagio Heriberto Herrera, insinuandolo nelle menti di Chiesa, Insigne e Bernardeschi. Un tourbillon intelligente che ha annichilito i polacchi e che rischia di gettare nello sconforto anche avversari più dotati.
Famoso l’elemento che Sacchi riteneva importante nel calcio come nella vita: el bucio de cul. Magari ci pensi, per il gol allo scadere, all’ultimo respiro. Ma intanto determinante è stata la spizzata di Lasagna per rendere libero Biraghi di battere Szczesny che aveva negato agli azzurri tre gol. Se fosse entrato Immobile sarebbe finita zero a zero. E però: le parate del numero uno della Juve, gli errori di mira di Bernardeschi, i legni colpiti da Jorginho e Insigne a portiere battuto e allora vien da dire che mai quel pizzico di buona sorte fu così strameritato.