di Ottorino Gurgo -
Silvio Berlusconi e Forza Italia non hanno partecipato alle manifestazioni di piazza della Lega e di Fratelli d’Italia contro il governo. “La nostra opposizione – ha detto il Cavaliere, con ciò volendo rimarcare la differenza di stile con i due compagni di cordata nella coalizione di centrodestra – la manifestiamo nelle aule parlamentari, non in piazza”. In realtà le diversità tra Berlusconi, Salvini e la Meloni non si limitano a una questione di stile, ma investono in pieno tutti o quasi tutti i problemi politici sul tappeto.
Il primo proclama di essere un liberale e gli altri due liberali certamente non sono; sottolinea con forza il proprio europeismo mentre Lega e Fratelli d’Italia insistono nel loro esasperato sovranismo; persegue una politica economica del tutto dissimile da quella degli altri due; non condivide l’intransigenza nella questione migratoria.
L’elenco delle divergenze potrebbe continuare a lungo. Senza contare che Salvini, in più di un’occasione, ha fatto chiaramente mostra di non gradire più di tanto l’alleanza con Berlusconi e, comunque, di non essere disposto a far sua nessuna delle idee del Cavaliere dal quale si è progressivamente distaccata anche la Meloni, sempre più avvinghiata al carro di Salvini e desiderosa di scavalcare Forza Italia nella raccolta dei consensi all’interno della coalizione di centrodestra.
È possibile, in queste condizioni, continuare a presentarsi alla pubblica opinione come un gruppo compatto in grado di proporsi come credibile alternativa di governo?
L’interrogativo è più che legittimo, né è sufficiente per un reale chiarimento il recente incontro tra Berlusconi e Salvini, svoltosi all’insegna del “tutto va ben madama la marchesa”.
Non basta, infatti, essere d’accordo nel votare no al nuovo governo per esserne l’alternativa. Nella cosiddetta Prima Repubblica sia il Partito comunista, sia il Movimento sociale italiano negavano la fiducia ai governi democristiani ma certamente ciò non consentiva di ipotizzare un governo Pci-Msi.
A questo punto, a meno che non si accontenti di dare una sorta di “copertura” centrista all’alleanza Lega-Fratelli d’Italia, Berlusconi non può non porsi il problema di quale collocazione dare al suo partito.
Tra l’altro i più recenti sondaggi hanno dimostrato che l’attuale equivoco atteggiamento è tutt’altro che pagante, avendo Forza Italia fatto registrare il minimo storico dei suoi consensi mentre aumenta il numero di coloro che approdano verso altri lidi abbandonando il Cavaliere dopo aver ampiamente beneficiato della sua “protezione”.
Silvio Berlusconi – qualunque opinione si possa avere su di lui – ha svolto, negli ultimi venticinque anni, un ruolo di tutto rilievo nella vita pubblica del nostro paese. Nessuno può, dunque rallegrarsi il modo che non si può non definire “poco dignitoso”, sulla strada di un così triste declino.