di Ottorino Gurgo
Qual è la funzione della stampa? L’interrogativo è antico e si ripropone ogniqualvolta ci si trovi in presenza di un evento che, per sua natura, sia destinato a condizionare gli orientamenti dell’opinione pubblica. Si tratta di stabilire se nei mass media debba prevalere un compito meramente informativo o se questi debbano sentirsi in qualche misura investiti di una funzione per così dire pubblica in modo da indirizzare scelte e comportamenti dei cittadini.
Non v’è dubbio che, negli ultimi tempi, abbia finito con il prevalere l’aspetto informativo che pone al centro dell’attenzione la notizia sic et simpliciter.
Ma questa scelta – che si per sé potrebbe anche non essere sbagliata – ha fatto sì che, progressivamente, gli operatori dell’informazione (brutto termine, che sta ad indicare non solo quanti operano nei giornali, ma l’intero mondo massmediatico) non si limitino a fornire asetticamente le notizie, ma si siano preoccupati, per renderle più appetibili, di “spettacolarizzarle” il che ha spesso determinato un travisamento della realtà, con tutto ciò che questo comporta.
Non a caso Indro Montanelli, il Maestro, raccomandava ai suoi giornalisti di non preoccuparsi della ricerca dello scoop (“non mi interessa” diceva) ma di “capire e far capire” il significato delle notizie che pubblicavano.
Per uscir dal generico e far riferimento al comportamento della stampa in occasione delle drammatiche vicende del “corona virus” non possiamo non rilevare che esso è stato del tutto inadeguato.
La disinformazione si è sviluppata secondo due diversi filoni tra loro convergenti: da un lato coloro che, sperando di catturare, in tal modo, il maggior numero possibile di lettori e di ascoltatori, hanno enfatizzato al massimo gli avvenimenti fornendone un quadro artefatto e contribuendo ad alimentare nella pubblica opinione il panico che è uno dei pericoli maggiori che, in circostanze come quella che stiamo vivendo, va assolutamente evitato; dall’altro quanti hanno provocato analoghe conseguenze con evidenti intenti di speculazione politica.
In entrambe i casi i mass media sono venuti meno ai loro compiti, facendo mostra di aver dimenticato di avere un ruolo di stimolo, di critica, di indirizzo che, talora, può essere considerato addirittura superiore a quello della politica.
Certo, non da oggi la stampa è in crisi. Basta vedere in quale misura sono crollate le vendite dei giornali per rendersene drammaticamente conto.
Convegni, tavole rotonde, approfondite analisi di veri o presunti esperti hanno cercato di comprendere le cause di questo fenomeno, individuate soprattutto nella rivoluzione tecnologica che ha portato alla luce fonti d’informazione alternative alla carta stampata che un tempo la faceva da padrona,
Ma questa non è la sola causa. Un tempo la gente, per sottolineare l’attendibilità di una notizia, diceva:” Lo dice il giornale…”. Ora, sprezzantemente dice: “Ma lo dicono i giornali…”. C’è, dunque, una crisi di credibilità che di fronte a quanto sta accadendo in questi giorni impone a giornali e giornalisti di recitare il “mea culpa”.