di Adolfo Mollichelli
Luis Suarez, ci sei ricascato. Ma che tipo sei, chi sei? Certo, sulla cancha tra i primi cinque delanteros del mondo. Non c’è alcun dubbio.
Torsioni del busto che poggiano su due gambe rapide e forti. Nascono da qui i dribbling fatali in una zolla di terra. E destro e sinistro, precisi e potenti. E testa. Colpo di testa…la fronte, naturalmente. Preciso, chirurgico. Con chioma folta, per smentire Marchegiani che sostiene che i pelati colpiscono meglio la bola.
La fama che dà la tv annebbia la mente. Ad ogni gol, tanti, una valanga, a mimare colpi di pistola. Ti piace, yo soy el pistolero. E vi stendo. Una sparatoria continua. Il colpo sempre in canna. Uno scherzo, non temete, vado a salve. Da sempre. Perché il carcere no, proprio no!
Otto fratelli, una famiglia numerosa. E moglie e figli. Il bravo ragazzo che appena maggiorenne lascia Salto e sbarca in Europa. Adios Pampa mia. Se n’è andato Edinson Cavani, vado pure io. I due campioni di Salto, cosa volete che sia un salto nell’oceano.
I lancieri amano i giovani. L’Ajax che accoglie, educa, completa e
poi vende al miglior offerente. Forte l’uruguagio eh? Sì, un bomber nato. E poi ha capelli folti e neri e che c’entra? No, per dire che ha un sembiante normale se… Se, che cosa? Se non avesse quei denti così pronunciati. Ecco, gli estetisti del calcio! Quanti complessi, non deve andare in tv a leggere le veline! Ah sì, quello era un film, con Alberto Sordi.
Amsterdam, il quartiere a luci rosse. Le vetrine, il saluto delle belle di notte. Qualche night club se lo concede ma con juicio. Ma che fa, stringe i denti? Beh, ne vale la pena fare sacrifici. Fioccano i gol. Con lui i lancieri non fanno la fine di quelli di Balaclava. Como està? Todo bien.
Finché un giorno non gli capita un fatto strano. In una partita tra Ajax e Psv Eindhoven, le due squadre più prestigiose d’Olanda. Quattro anni fa. Ma avete visto tutti? Certo, un morso! Cose da pazzi! E a chi l’ha dato? A Bakkal. E perché, un intervento duro, sicuro. Ma no, Bakkal non ha fatto nulla di male. E allora? Ragazzo, vieni un po’ qua, ma che t’è saltato per la mente? Nulla, tutto okay. Non so neanche io. M’avrà provocato ed ho reagito. E con un morso? Ti rendi conto?
I canali di Amsterdam, che poesia. Ma stanno stretti al pistolero che morde. Ma non accadrà più. E chiama Liverpool, il porto, i dock, il museo dei Beatles, Abbie Road, un po’ di freddo in più, la pioggia. Ma volete mettere Anfield, la Kop, i brividi di Youll’never walke alone. E gol che fioccano. E pure le squalifiche. Sporco negro ad Evra. Insorge Manchester, città tosta e triste. Vorrei morire a Manchester perché così la dipartita sarebbe meno dolorosa, citazione di Oscar Wilde. Certo che questo uruguagio è un po’ strano. In Inghilterra il razzismo è odiato e bandito. Okay, capita. Sorry.
L’anno scorso, torna. Chi, il pistolero? No, il vampiro. Ivanovic è gigantesco. E’ serbo, gioca nel Chelsea. Mischia in area. C’è chi dice mucchio, non mi piace. Suarez s’aggiusta tra le mani il braccio di Ivanovic. Che buono, e l’addenta. Segue la stessa scena di quella volta lì, quando accadde in Olanda. Ma che ha fatto…ha dato un morso…non è possibile…tutta una scenata. E invece era tutto vero. Un’altra volta! Nuova squalifica. E uno psicologo che
si fa avanti. E consiglia: questo ragazzo va seguito. Un impulso
irrefrenabile. Che sfugge ad ogni razionalità. Malato, insomma. Una
bolla d’aria nel pensiero. Non si sa se lo farà ancora. Cura ut valeas.
Lo farà ancora. L’ha fatto. Il 24 giugno, a Natal. L’epifania del dentone. Un morso tanto forte sulla spalla di Chiellini da fargli traballare canini ed incisivi. Hannibal Lechter, un dilettante.