di Adolfo Mollichelli
Dopo l’accoppiata Brasile-Germania, un’altra semifinale tra una sudamericana, l’Argentina, e un’europea, l’Olanda.
L’Argentina ha emulato la Germania. Le è bastato un gol nei primi minuti per avere ragione del Belgio, deludente oltre ogni lecita immaginazione.
L’Olanda ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per venire a capo della tenace Costa Rica, che ha ceduto soltanto ai rigori. Decisiva la mossa di Van Gaal di inserire il colosso Krul, portiere di riserva (gioca nel Newcastle) ma specializzato nel neutralizzare i tiri dal dischetto. Krul ne ha parati due. Per nulla sportivo il suo atteggiamento provocatorio nei confronti dei giocatori costaricensi che si apprestavano alla trasformazione.
E’ di difficile lettura la sfida tra Argentina e Olanda. Rischia di essere terribilmente noiosa. Perché potrebbe prevalere la fase difensiva, l’attesa del momento propizio per colpire. L’Albiceleste si regge sulla vena di Messi. La “pulga” contro il Belgio s’è concesso un pomeriggio sabbatico, sbagliando anche un gol a tu per tu con Courtois il gigantesco portiere che tanto ha contribuito alla stagione storica dell’Atletico di Madrid.
La forza dell’Argentina è che possiede un parco attaccanti che nessun’altra Nazionale al mondo può vantare. Il risveglio di Higuain promette di essere determinante per la squadra di Sabella. Contro il Belgio l’attaccante del Napoli ha segnato un gran gol, di prima intenzione, tramutando in oro colato un’involontaria deviazione di un difensore avversario.
Higuain non segnava in Nazionale da quasi un anno, dall’amichevole con l’Italia nell’agosto scorso. Il Pipita oltre al gol e ad una traversa
s’è prodotto in numerosi numeri d’alta scuola. E’ tornato il centravanti di sempre, cecchino inesorabile e punto di riferimento costante per i compagni.
Se l’infortunio muscolare che ha colpito Di Maria, una delle colonne portanti di quest’Argentina, si rivelerà, come sembra, più grave del previsto, Sabella potrebbe riproporre Lavezzi come tornante. Contro il Belgio, il Pocho che s’era fatto amare per generosità e temperamento negli anni napoletani prima di intristirsi nella grandeur parigina, è stato determinante negli equilibri e nei ripiegamenti.
Se l’Argentina sta ritrovando i preziosi “satelliti” di Messi, l’Olanda è sempre più Robben. E’ il fuoriclasse del Bayern che ha preso per mano gli oranges in tutte le partite del mondiale. Mai visto così continuo, devastante dal primo all’ultimo secondo di ogni match. Simpatico il siparietto con il ct costaricense Pinto che in occasione di una rimessa laterale gli si è avvicinato per dirgli: sei il più forte attaccante del mondo. Robben ha ringraziato ed ha sorriso. Poi s’è rituffato nella lotta, dalla quale sembra sempre più estraniarsi Van Persie.
Ora il quesito è semplice da proporre: riuscirà Robben a ritrovare i
suoi compagni misteriosamente scomparsi in Brasile? E se ci sarà riuscito, potrà mai insidiare il sogno argentino di andare avanti alla
ricerca del terzo titolo? L’Olanda, per storia e tradizione, ha raccolto poco o nulla nelle sue uscite mondiali. Non ci riuscì neppure lo squadrone dei mostri sacri guidati da Cruijff. L’Argentina tutta, da tempo, canta un inno alla gioia che è una sfida al mondo intero: …a Messi lo vas a ver, la Copa nos va a traer!