di Ottorino Gurgo
A molti Matteo Renzi non è simpatico e devo confessare che, inizialmente, ho nutrito anch’io, nei suoi confronti, una solida diffidenza: troppo estroverso, troppo invadente, troppo ciarliero per uno come me che ha tanto amato i lunghi silenzi di Leonardo Sciascia.
Ma sto mutando opinione, per il gusto che dà l’esser bastian contrario, cioè il prender posizione controcorrente, fuori dal coro. Contro Renzi, ora, c’è un assedio. E non mi riferisco tanto agli attacchi scontati dei suoi dichiarati oppositori che trovo anche necessari (fatta eccezione per una certa insopportabile volgarità grillina). Né mi sorprende più di tanto la contestazione dei suoi compagni di partito (il mite Bersani, il rancoroso D’Alema, il silenzioso Letta, il grigio Cuperlo, il verboso Civati).
Dovrebbe, in realtà, stupire che una schiera di dirigenti del Pd voglia far fuori il leader che li ha clamorosamente portati a superare il 40 per cento dei consensi, ma ci si meraviglia meno se si guarda alla storia rissosa della sinistra italiana.
Mi riferisco, piuttosto, a quella grande corte di uomini dei cosiddetti “poteri forti” che ignorando ogni diplomazia e indossando gli scarponi chiodati, sono impegnati a dar l’assalto al nostro giovane premier, facendo attorno a lui terra bruciata, così da fare di lui una sorta di “uomo solo al comando”, cercando di costringerlo, per sottrarsi all’assedio, ad innalzare bandiera bianca.
E’ questo degli assedianti, uno schieramento ampio e trasversale. Basti pensare all’atteggiamento assunto, nei confronti di Renzi, dai due principali quotidiani italiani, “Il Corriere della sera” e “Repubblica” che, del resto, dinanzi ai “poteri forti” hanno sempre tenuto un ossequioso comportamento.
Per il “Corrierone” é sceso addirittura in campo il direttore Ferruccio de Bortoli, con un editoriale nel quale, rinunciando al tradizionale aplomb del giornale, ha detto fuori dai denti al presidente del Consiglio di considerarlo un inetto circondato da mediocri. E per “Repubblica” è sceso in campo il vecchio guru Scalfari (un po’ incattivito, negli ultimi tempi, per non essere riuscito a imporre la sua linea teologica a Papa Francesco) per ricordare settimanalmente a Renzi di non essere che un pifferaio e un demagogo. Altrettanto significativo è l’atteggiamento del “Sole24Ore”, il giornale della Confindustria, sempre pronto a bacchettare il premier.
Attorno a questi giornali s’agita un folto gruppo di industriali (il più agitato è il folcloristico Della Valle, ma non sono in pochi a pensarla come lui), di banchieri, di sindacalisti con in testa Susanna Camusso, pronta ad allearsi con il diavolo (banchieri e industriali), pur di cacciare da Palazzo Chigi l’odiato Matteo. E a questo fronte sembra si sia addirittura in qualche misura aggregata la Conferenza episcopale italiana, scopertasi paladina del famigerato articolo 18.
Si dice che gli assedianti punterebbero a portare alla presidenza del Consiglio il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco alla testa di un governo di tecnici; tentazione ricorrente, questa del governo dei tecnici, che non ha mai dato, in verità, risultati brillanti.
Intendiamoci. L’”uomo solo” che oggi guida il governo deve ancora mantenere le molte promesse che ha fatto e gli italiani, giustamente, lo aspettano al varco. Ma se l’alternativa sono i marpioni del vecchio Palazzo che lo stanno circondando, allora…