di Adolfo Mollichelli
Abbronzato, anzi nerissimo. Biondo, anzi giallissimo. A bassa voce, anzi un filo. Zdenek Zeman, sempre lui, regala lo scossone di giornata. Inguaia Mazzarri che è già steccato e dolorante. Ed ha voce sempre più roca e stanca.
Accade che la squadra dei quattro mori seppellisca lo squadrone del patron d’Oriente. Che l’orientale Nagatomo faccia harakiri facendosi sventolare sul muso (giallo) due cartellini (gialli) e che lasci in dieci la sua squadra di pigiamini a righi stretti vestita. E che un biondo svedese faccia terno secco sulla ruota di Milano. E accade anche che Handanovic l’alieno pari un rigore, se no sarebbe stata cinquina e poi dicono che a Napoli sono patuti del lotto. Roba da psicanalisi.
Mazzarri piange sul latte versato. Poi, si riprende e va a scovare l’ago nel pagliaio. Quindi, si attorciglia nei pensieri. E promette lavoro tanto e parole poche. Magari, rimpiange d’aver lasciato Napoli e di essersi andato ad intristire dalle parti della Pinetina. Com’era bella Pinetamare! Certo che l’Inter è un caso da studiare. Colossale e monocorde. Nel senso che ha uomini duri (Medel su tutti), altri intermittenti come Guarin e Icardi, altri ancora un po’ svampiti, come Vidic che in Inghilterra giganteggiava e a Milano pippeggia. Monocorde è il gioco e qui entra in ballo il Walter. Ma non mi va d’infierire.
Certo, che lezione dal vecchio Zeman, il boemo di tutti gli schemi d’attacco. Il maestro dei movimenti ad incrociare che da sempre hanno fatto la fortuna degli avanti. Ad ogni ex attaccante di Zeman se chiedi che cosa ha avuto in dote da lui, ti risponde così: andavo in porta ad occhi chiusi, grazie ai movimenti smarcanti che c’insegnava. Non esulta, non fa una piega, solo una leggera virgola disegnata con le labbra. E poi ti spiega che doveva studiare, capire le caratteristiche degli uomini a disposizione. E allora: visto Ibarbo, lui deve attaccare, nella sua nazionale giocava mediano. Visto Cossu (e lo pronuncia alla francese, con l’accento sulla u), lui non deve fare trequartista, ma attaccante. Semplice, no? Ora il boemo di tutti i gol, quelli fatti e quelli presi (sempre tanti) potrà lasciare il centro di Assemini e traslocare in città. “Finora ho dovuto studiare i miei giocatori, ora posso”.
QUANTO E’ BELLO IL SASSUOLO! Aiuta ad illudere, come nel caso dell’Inter dei sette gol sette, o aiuta a risalire. Come nel caso del Napoli. Vittoria striminzita ma foriera di un vento che ti porta su. Perché, se si escludono le super corazzate Juve e Roma tutto può ancora succedere per la conquista minima, allo stato, del terzo posto. Da Sassuolo è arrivata la risposta che Benitez si attendeva ai suoi dubbi. E cioè questa: per supportare i tre più uno in avanti, meglio ricorrere a due che fanno legna, che non cantano spesso ma che la croce la portano sempre. Con Gargano detto el mota e David Lopez cheancora non ha un soprannome, si può tornare al calcio champagne almeno negli ultimi quaranta metri. Grazie Sassuolo.
LETTERINA PER UN CAMPIONE Ave! Gladiatore di Porta Metronia e auguri per i tuoi 38 anni di giallorossa romanità, di gol e magie in serie, di chiodi nelle gambe, di semplicità e cuore aperto per chi è stato meno fortunato nella vita, campione d’ironia. E di pazienza.
Mi ricordo di un episodio in particolare, quando un collega di un giornale del Nord ti prese in giro a Coverciano, chiedendoti che cosa ne pensassi dell’ennesima barzelletta ideata su di te, mutuata dalla serie sui carabinieri. Educatamente, rispondesti: “Te stai a diverti’, eh!”. Avresti potuto mandarlo a quel paese, come cantava l’Albertone nazionale “sapessi quanta gente che ce’ va”. Fu quello sfottò a far nascere l’idea editoriale da milioni di copie vendute, i proventi devoluti in beneficenza. Confidasti: “Ero un po’ stufo di essere preso in giro con le
barzellette e pensai: vuoi vedere che da una cosa brutta ne nasce una bella?”. Altro che scherzi! Francesco ex pupone dal cuore d’oro.