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Forza Pd

di Gianpaolo Santoro

Ricordate  Il  codice Stravinci  (http://ilnapoletano.org/2014/08/il-codice-stravinci/) quando cercammo di descrivere un pezzo di recente storia italiana grazie ai retroscenisti, coloro che raccontano la cosiddetta politically incorrect, quella sussurrata e che non si può dire, a volte fantasiosa, a volte romanzata ma, non per questo, del tutto inventata. E non solo perché  A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca…  come diceva Giulio Andreotti, ma perché di questo si parla, si discute, ci si confronta, si fantastica, nelle stanze del potere. E, soprattutto, in quelle affianco.

Ed è la leggenda del Renzusconismo, di quei due lupi mannari, che di giorno sono antagonisti e di notte alleati e che, secondo alcuni, stanno cercando di mettere le mani sul Paese, giocando su due fronti (dal governo e dall’opposizione, che poi non è una novità è quello che da sempre ha fatto la vecchia Democrazia Cristiana con il Pc, fin quando sulla scena non è arrivato Bettino Craxi), il che vuol dire escludere dal tavolo delle decisioni che contano una parte del Partito democratico, la cosiddetta minoranza, cioè i figli dell’ex partito comunista, tanto per semplificare, ed il Movimento 5 Stelle.

Certo il Patto del Nazareno, dirà qualcuno. Ma no, quella è la foto ricordo, che serviva a ridare immagine e nuova dignità politica al Silvio Berlusconi espulso dal Senato e condannato ai servizi sociali e a far capire, all’ala dura e pura, giustizialista e manettara del Pd, che i tempi sono cambiati, che il nuovo corso renziano è fondato sul pragmatismo, che in politica ci sono avversari e non nemici e che, comunque, contano i voti e che quelli di Berlusconi sono uguali a quegli degli altri. Forse anche più “pesanti”, se vogliamo dirla tutta.

FI IN FIBRILLAZIONE, BERLUSCONI PRENDE TEMPO SU LISTE

Berlusconi e Renzi

Ed allora che si aprano le porte della casa del Pd, fanfare e riflettori, profanato il tempio, venne sancita ufficialmente così la morte dell’antiberlusconismo militante, cioè la politica della sinistra della seconda Repubblica. Il Cavaliere nella stanza del segretario, nel cuore del Pd, seduto con il fido Letta (Gianni ) sul divanetto di pelle nera sotto la foto di Kennedy voluta da Veltroni e quella di La Pira voluta da Renzi. E di fronte a loro Matteo e Lorenzo Guerini, sotto la foto di Fidel Casto e Che Cuevara a Cuba… Eppoi i grandi tessitori, a cominciare da Denis Verdini, il cuore, l’anima del Renzusconismo. Già, perché la storia Renzi-Berlusconi mica è nata al Nazareno, parte da lontano da quando Matteo tentò  la scalata a sindaco di Firenze contro il volere del suo partito, da quelle primarie  che vinse nei confronti di Lapo Pistilli (oggi suo sottosegretario agli esteri in attesa di promozione) quando la leggenda vuole che proprio Denis Verdini mandò a votare per lui le sue truppe cammellate. E da quando, affinché il piano fosse perfetto, venne deciso di presentare per il centrodestra un candidato debole e non politico (e come “vittima sacrificale” venne scelto Giovanni Galli, l’ex portiere del Milan, nativo di Firenze) per tentare la scalata a Palazzo Vecchio, per consegnare così Firenze facilmente nelle mani di Renzi…

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Il patto del Nazareno è il patto di Firenze esportato a Roma, stessi personaggi, stessi obiettivi. Italia Bene comune. Sicuramente per loro due, il leader vecchio ed il leader giovane. Sembra un romanzo. La nuova legge elettorale, le riforme, il welfare, il monocameralismo, il nuovo Capo dello Stato. Una decina d’anni di potere assoluto, il pensionamento dolce di Berlusconi, il consolidamento forte per Renzi.

Ma quanto può durare il giochetto del finto bipolarismo, del governo che governa contro metà del suo partito e contro tutta la sinistra radicale e di una finta opposizione che si barcamena per cercare di distinguersi, di differenziarsi  ma, che alla resa dei conti, funziona solo come “soccorso azzurro” su tutte le leggi che contano?

Ed ecco perché si sussurra sempre con più insistenza che Berlusconi e Renzi hanno il pazzo progetto di mettersi insieme (che poi sarebbe notizia vecchia, sussurrano i bene informati, perché il Cavaliere già una volta al giovane boy scout rampante aveva proposto di passare nelle fila del centrodestra per incoronarlo come delfino, altro che Alfano…) di formare un partito unico, di sfrondarsi delle ali più estreme dei rispettivi partiti, gli ex Pci nel partito democratico, quelli più a destra (ed alcuni giovani, come Fitto che con Renzi generazionalmente non avrebbe futuro) in Forza Italia, per agguantare la grande area moderata del Paese, una democrazia cristiana più moderna, meno clericale e più liberale. E, soprattutto, senza correnti. Due soli uomini al comando.

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Una nuova compagine post-ideologica (si parla come nome di “Partito del Fare”, noi lo chiameremmo “Forza Pd”) un partito della funzionalità e del pragmatismo trasversale che metta insieme l’ex sogno della rivoluzione liberale di Berlusconi con le teorie di semplificazione di Renzi. Il Sito Affaritaliani.it ha fatto anche realizzare un sondaggio da Alessandro Amadori, numero uno di Coesis Research ed i risultati sono stati più che “incoraggianti”. Questo fantapartito (che comprenderebbe anche Ncd, i centristi ex montiani di Scelta Civica e quel che resta dell’Udc, tutte comparse) sarebbe votato da quasi un italiano su due, una percentuale che si aggira intorno al 45 per cento. Sempre secondo questo sondaggio per quel che riguarda il resto, un raggruppamento di sinistra-sinistra, formato da Sel e dalla minoranza Pd di Bersani, D’Alema, Fassina e Cuperlo, arriverebbe circa al 15 per cento. Una forza di destra con Lega, Fratelli d’Italia e ipotetici fuoriusciti da Forza Italia potrebbe valere intorno al 20 ed il restante 20 sarebbe del Movimento 5 Stelle.

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E sarà l’articolo 18, secondo alcuni, la scintilla del nuovo progetto, l’incubatrice della Terza Repubblica, per l’effetto della centrifuga che sta generando nei partiti. La minoranza del Pd non può far altro che aggrapparsi al vecchio totem dello statuto dei lavoratori, nel tentativo di difendere quel poco di identità che è ancora rimasta, per non sconfessare quei tre milioni di persone che nel 2002 vennero portate in strada per contrastare e bloccare la riforma del lavoro liberista. Insomma, dicono alcuni, sarà proprio questa vecchia anima del Pci a “favorire” un accordo sempre più stretto, sempre più politico fra Renzi e Berlusconi.

Ora che il nemico che aggrega non c’è più, tutto è più difficile. Ora che il sindacato viene preso di petto e smascherato dal governo, tutto è più complicato. Ora che si fanno risentire dopo lungo letargo i vescovi che tornano ad occuparsi della politica italiana (odiosa ingerenza, avrebbe gridato allo scandalo una volta una certa sinistra) e che i magistrati sono scesi sul sentiero di guerra sulle ipotesi della riforma della giustizia col metodo di sempre, accendendo cioè i riflettori sul renzismo così come fecero col berlusconismo, tutto è davvero in movimento. Ora, dopo tanto parlare di poteri forti, qualcosa finalmente si muove e si può anche assistere che nella maionese impazzita per la conquista del Corriere della Sera fra Elkan e Della Valle, irrompa all’improvviso il direttore già licenziato (il contratto termina il 30 aprile 2015, con una buonuscita di 2,5 milioni) Ferruccio De Bortoli con un editoriale velenoso, non nel suo stile di solito molto compassato. L’esegesi del fondo la lasciamo ad altri, tante sono le variabili.

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 De Bortoli ha scritto, tra l’altro di Renzi. “Non mi convince. Non tanto per le idee e il coraggio: apprezzabili, specie in materia di lavoro. Quanto per come gestisce il potere. Se vorrà veramente cambiare verso a questo Paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso. Una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader. Quella del presidente del Consiglio è ipertrofica. Ora, avendo un uomo solo al comando del Paese (e del principale partito), senza veri rivali, la cosa non è irrilevante. La sua squadra di governo è in qualche caso di una debolezza disarmante. Si faranno, si dice. Il sospetto diffuso è che alcuni ministri siano stati scelti per non far ombra al premier. E poi, per ultimo, l’interrogativo più spinoso. Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria.”

E così quasi 40 anni dopo riesplode l’ombra delle logge e della massoneria. E se lo si fa dalle colonne del Corriere della Sera, che ha conosciuto bene certi intrecci, allora il discorso assume anche un valore diverso.

 

 

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