Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

Rafa e Rudi, tecnici contro  
 Napoli-Roma è la sfida di due diversi modi di vivere e concepire il calcio    
 
di Adolfo Mollichelli

Rafa e Rudi, tecnici contro

di Adolfo Mollichelli

Quante cose insieme è Napoli-Roma: Higuain che fa gol impossibili e poi ripaga i portieri porgendogli palloni d’oro dal dischetto; Callejon superbomber che sfida le leggi della impenetrabilità della porta calciando fuori dalla stessa pur standoci dentro; Totti vecchione e lontanissimo Pupone che ancora mostra miracoli; Gervinho che ondeggia e schizza via alla Spedy Gonzales 

Ma soprattutto sarà la sfida tra Benitez e Garcia. Lo spagnolo col nome
da spagnolo ed il francese col nome da messicano. Rafa è uno spettacolo, sempre. Rudi, quasi mai. Rafa è pacioccone, ha le guance rubizze del bevitore e il pancione da omm ‘e conseguenza. Rudi è segaligno e ha sguardo torvo. Rafa è quel che è, vero, gli leggi sul volto quel che pensa. Rudi è falsetto, nel senso che non ti dirà quasi mai la verità, ultimo esempio: ha cacciato la linguaccia di fuori quando Nainggolan gli ha fatto vedere sul tabellone dell’Olimpico il risultato di Genoa-Juve, poi davanti alle telecamere dirà che l’ha saputo poco prima di arrivare alla postazione.

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Benitez e Garcia

Rafa è filosofo per mentalità, non fa il filosofo per sfizio. Rudi è incazzoso vero e parla per stereotipi. Rafa è inglese dentro e da napoletano acquisito tene ‘na pacienza infinita. Rudi del francese ha poco o nulla, tranne la spocchia. E del resto le origini andaluse premono, eccome. Rafa è uno sportivo vero, saluta il collega di turno anche dopo una sconfitta. Rudi è frevaiuolo, dopo le sette piaghe bavaresi è scappato negli spogliatoi lasciando Guardiola con la mano inutilmente tesa. Rafa, se subisce un torto, arrossisce solo un altro po’. Rudi preferisce suonare il violino, senza cassa e senza archetto. Rafa in panchina scrive appunti brevi. Rudi butta giù romanzi a puntate, tant’è che demanda al suo secondo di seguire il match. Rafa ha vinto in patria e fuori. Rudi solo con il Lille.

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Rudi e Rafa

È uno scherzetto il mio, in tempi di Hallowen. Rafa Benitez e Rudi Garcia li stimo come allenatori. Sono entrambi propositivi. Amano il calcio, quello vero. Che però in Italia è difficile da praticare. Tante, troppe partite del nostro campionato assomigliano a risse invereconde, per pochezza tecnica di molte squadre e per lo stato deprimente di molti terreni di gioco.
Rafa e Rudi amano il gioco manovrato. Entrambi prediligono la difesa a quattro. Le variazioni al tema sono a centrocampo e in avanti, non tanto nel numero degli interpreti (meno numerosi i centrali rafaeliti rispetto a quelli che impiega il romanista), quanto per il baricentro che Rafa preferisce più avanzato.

Caspita, ci sono cascato e giuro che non volevo parlare di tattica! Perché contano gli schemi, altroché se contano. Ma il calcio resta bello perché è legato ai gesti individuali: che siano prodezze oppure interventi da Gialappa.  E comunque, caro Rafa, mi permette una raccomandazione? Stia attento a Rudi! La sua Roma è sorniona, specie in trasferta. Aspetta, fraseggia e prima poi trova il momento propizio per colpire. Caro Rafa, insomma Rudi è come un capo pellerossa, ama scoccare frecce mortali nascostotra le rocce. Quindi, non sbilanci troppo i suoi uomini blu. E provi, caro Rafa, a rubare la idea a Rudi, come direbbe Pesaola.

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Benitez e Garcia

Se dovesse battere la Roma…insomma questo mi pare un campionato livellato in basso e quindi tutto è possibile. Non so se l’interessa o meno,
comunque io sarò sempre un rafaelita. Perché di tecnici bravi, sportivi, filosofi, intelligenti, amanti delle metafore come lei, ce ne sono pochissimi. E poi, posso?, mi è stato sempre simpatico, dai tempi di Valencia. E oggi che assomiglia sempre più a Diego Rivera veda di dipingere su una tela immaginaria i volti di un popolo rivoluzionario. Per dare una lezione a Garcia. Mi perdoni, caro Rudi, ma lei è diventato subito testaccino, nel bene e nel male e, per carità, è una scelta. Mentre il nostro Rafa ha preferito essere sé
stesso, sempre. Come un leader della Repubblica partenopea, corre il rischio della fucilazione ma non rinnegherà mai i suoi ideali. Il resto di niente, nada de nada, vero Rafa? Altro che sin prisa, sin pausa.

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