Alessio Buccafusca

Alessio Buccafusca

Considerato tra i maggiori fotografi al mondo di danza classica, professore di Fotografia creativa presso l’Università “Upam“ di Napoli e professore di Fotografia di Danza presso l’Università di Belle Arti di Napoli.

Tsunami 2004

Gli occhi dei bambini. Lo tsunami

di Giovanni Pasàn e Alessio Buccafusca

Duecentotrentamila vittime. Uno sterminio. Una ferita a morte che nulla potrà cancellare. Lo tsunami che dieci anni fa sconvolse e devastò 14 Paesi dell’Oceano Indiano.

Tsunami 2004

L’Indonesia fu il paese più interessato dallo tsunami.  I governi locali dovettero affrontare una drammatica emergenza umanitaria e dare soccorso a un numero enorme di sfollati: almeno 1,5 milioni in Sri Lanka, più di 100mila in India, quasi 30mila in Thailandia e altre centinaia di migliaia di persone in Indonesia. La comunità internazionale organizzò diverse iniziative di solidarietà e soccorso ma furono necessari giorni prima di riuscire a coordinare un minimo le offerte di aiuto.

Tsunami 2004

Tsunami 2004

 

 

 

 

 

Tsunami 2004

A distanza di dieci anni, molti dei villaggi interessati dallo tsunami sono riusciti a riprendersi e a tornare alle loro attività, basate per lo più sulla pesca. La consapevolezza che molte persone si sarebbero potute salvare, se solo ci fossero stati sistemi per segnalare per tempo l’emergenza tsunami, portò alla costituzione dell’Indian Ocean Tsunami Warning System, uno strumento prezioso che serve per analizzare le possibili conseguenze dei terremoti e segnalare ai governi dei paesi interessati stime e tempi di arrivo di possibili onde anomale. Ieri nella provincia di Aceh, il cuore dell’epicentro del sisma (magnitudo 9,3) là dove si contarono 168 mila vittime migliaia e migliaia di persone hanno pregato.

Resize of 4R_02_IMG_0775_128

Resize of 4R_02_IMG_0781_134

Dieci anni fa in quell’inferno c’era Alessio Buccafusca, fotografo internazionale di danza, uno dei “napoletani”. E non era certo un caso: Buccafusca da 34 frequente con assiduità Pukhet, una moglie thailandese, due figli ed un amore per quel mare selvaggio. Gli abbiamo chiesto di ricordare quei momenti drammatici. Sconvolgenti. “ Ricordo perfettamente, era una giornata serena. Non un alito di vento, non una goccia di pioggia. A dicembre lì è come se da noi fosse inizio estate, un clima come il nostro mese di luglio insomma. Nessuna avvisaglia, giuro niente di niente. Alle 10 di mattina avevo appena lasciato l’albergo in città per andare al mare con mia moglie ed i figli quando nei pressi della spiaggia trovammo la strada sbarrata, un cordone della polizia impediva il passaggio. Ma io nell’isola, sono abbastanza conosciuto. Non mi fu difficile superare la barriera. Ed ho trovato davanti a me la devastazione totale. Ed ho incrociato la prima gente che scappava. Nei loro occhi leggevo il terrore, la paura, lo sgomento. Erano scene surreali. Eravamo a pochi chilometri di distanza, noi non avevamo avvertito niente e loro avevano la morte negli  occhi. Abbiamo visto di colpo un grande onda, il mare che si ritraeva. Eppoi…

Tsunami 2004

In un primo momento non avemmo l’esatta dimensione di quello che era successo. Ma poi dalle televisioni avemmo la conferma dell’immane tragedia. Ci abituammo a convivere con la paura, tutte le case a mare vennero sloggiate, nel mio albergo si dormiva nella hall, nei corridoi. Noi ospitammo alcuni bambini. Io e mia moglie andammo a dare una mano negli ospedali per prestare i primi soccorsi. Non mi portai la macchina fotografica dietro.

Resize of 4R_02_IMG_0774_127

Resize of 4R_02_IMG_0778_131

Mi sembrava speculare sul dolore, sulle lacrime di amici. Tanti ne ho persi quel giorno, tanti che ancora oggi ricordo. Perse la vita anche il nipote del re in vacanza nell’isola, un ragazzo che avevo conosciuto. Il primo giornalista che mi contattò fu Emilio Fede. Voleva notizie. Voleva i morti. Voleva il dolore. Ma non gli fui molto d’aiuto. Non ci riuscivo. Io non ho vissuto il dramma della guerra. Ma quella era una guerra. C’erano morti dovunque, bisognava dare a loro un nome, una identità. Ai parenti dei deceduti un corpo, ai parenti dei dispersi una speranza. Un’esperienza che mi ha segnato in modo indelebile. E non poteva essere diversamente. Eppoi i bambini. Quegli occhi che chiedevano aiuto. Smarriti. Molti senza padre e senza madre. Soli. Ad alcuni di loro sono stato molto vicino. Ma questo voglio tenerlo per me”.

 

 

CondividiShare on Facebook0Tweet about this on TwitterPin on Pinterest0Share on Google+0Share on LinkedIn0Email this to someone

Un pensiero su “Gli occhi dei bambini. Lo tsunami

  1. alfredo

    Io non c’ero, ma è come se ci fossi stato. Molti gli anni vissuti a Phuket Town, con la mia Agenzia di Viaggio. Ci conoscevamo tutti, o quasi, molti non li ho piu’ rivisti, ed alcuni di essi non sono stati piu’ trovati.
    Con Alessio Buccafusca, un artista della fotografia, non solo della anza classica, ma della vita comune ho trascorso molto tempo, ed ero sempre affascinato dalle sue macchine fotografiche. Non posso mai dimenticare le foto che fece durante il “Vefetarian Festival” ancora oggi presente nei miei ricordi.
    Caro Alessio, cortesemente vorrei vedere un tuo articolo corredato di foto, se è possibile, sul “Phuket Vegetarian Festival”, ne sarei felice.
    Grazie ancora.
    Alfredo Perillo

    Replica

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

Altri post dello stesso Autore