Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo

Ottorino Gurgo, scrittore e giornalista italiano. E’ stato per molti anni notista politico de Il Giornale al fianco di Indro Montanelli. Poi capo della redazione romana de il Mattino, direttore del Roma, editorialista del Giorno e dell’Informazione. E’ stato conduttore della rubrica politica “Il Punto” per il Gr2. Autore di numerosi saggi tra i quali "Vietnam controrapporto", "Perché i Kennedy muoiono", "Sciascia" e "L’illuminista cristiano".

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Che peccato che Silvio c’è…

 di Ottorino Gurgo

Mi corre l’obbligo di esordire con una precisazione di carattere personale: non sono e non sono mai stato un fan di Silvio Berlusconi. Ritengo  che l’’Italia avrebbe tratto gran vantaggio se, anziché darsi alla politica, l’ex Cavaliere avesse continuato a svolgere la sua attività di imprenditore per la quale era certamente più tagliato.

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Berlusconi col coltello fra i denti per la sua leadership

Detto questo, e sperando, quindi, che nessuno pensi di arruolarmi nell’equipe del Berlusca, devo dire che trovo a dir poco indecente quanto sta avvenendo all’interno di Forza Italia dove cresce, di giorno in giorno, il numero di coloro impegnati a prendere le distanze da lui e, in taluni casi, a processarlo e lapidarlo invocandone il pensionamento nel “buen retiro” di Arcore.

E’ vero che già ai suoi tempi, in una delle sue favole, La Fontaine avvertiva che “il simbolo degli ingrati non è il serpente, è l’uomo” e che gli italiani hanno una sorta di non edificante primato nell’abbandonare, con fulminea rapidità, il carro del perdente. Ed è difficilmente contestabile – numeri alla mano – che Berlusconi non possa essere considerato, al momento, un vincitore. E’ logoro, è stanco, il suo carisma è appannato; nulla a che vedere con il trionfante Cavaliere di vent’anni fa che prometteva a masse osannanti che, in breve tempo, avrebbe trasformato l’Italia nel paese di Bengodi.

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Fitto e Alfano

Ora è di tutta evidenza che, con una leadership logora, stanca e appannata, una formazione politica difficilmente può puntare al successo ed è probabile che il ciclo di Silvio Berlusconi alla guida del centro-destra sia in via di esaurimento. Ma ci sono almeno due ragioni che ci rendono perplessi di fronte al furore con il quale una parte non trascurabile dei suoi compagni di partito sembra impegnata ad accelerarne l’accantonamento. Una ragione è di forma, l’altra di merito.

La ragione di forma attiene all’assoluta mancanza di stile che stanno dimostrando coloro che mirano alla giubilazione di Berlusconi, facendo mostra di dimenticare che la loro carriera politica, e in molti casi le loro personali fortune, sono imprescindibilmente legate a Berlusconi senza il quale, molto probabilmente, non avrebbero mai conosciuto gli scranni di Montecitorio o di Palazzo Madama.

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Matteo Salvini, un’opa sul centrodestra

Si dirà: ma in politica non c’è posto per i sentimenti. In gran parte, è vero. Ma vivaddio, anche in politica esistono limiti di stile che non possono essere impunemente varcati.

La ragione di merito concerne il nome di colui che dovrebbe sostituire Berlusconi alla guida del centro-destra. Le candidature sono almeno tre, ma, senza voler esprimere apprezzamenti di carattere personale, non si può fare a meno di notare che esse si incrociano con una serie di veti e controveti reciproci: c’è Fitto che non piace a Salvini e ad Alfano; c’è Alfano che non piace a Fitto e a Salvini; c’è Salvini che non piace a Fitto e ad Alfano.

Insomma attorno all’eredità berlusconiana c’è grande confusione, cosicché la demonizzazione del Berlusca da parte di coloro che, sino a poco tempo fa, si recavano in pellegrinaggio ad Arcore per chiedere la benedizione (e non solo) del loro “profeta”, rischia di accentuare ulteriormente la crisi profonda del centro-destra.

 

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2 pensieri su “Che peccato che Silvio c’è…

  1. gerardo mazziotti

    A differenza dell’amico Gurgo ( sottoscrivo il suo pezzo) io mi schierai con Silvio Berlusconi quando nel 1994 decise di “scendere in campo” per realizzare una rivoluzione liberale. Un disegno che convinse anche Lucio Colletti, Piero Melograni, Saverio Vertone, Giorgio Rebuffa, Marcello Pera, Giuliano Ferrara, Alfredo Biondi, Vittorio Dotti, Carlo Scognamiglio, Gianni Baget Bozzo, Giuliano Urbani, Antonio Martino, Giuseppe Pisanu, Domenico Siniscalco, Renato Ruggiero e moltissime altre personalità della cultura e della politica. Tra i tantissimi errori commessi ( superfluo fare il lunghissimo elenco, nel quale non si possono non mettere i suoi comportamenti privati con puttanelle e con magnaccia ) c’è sopra tutto quello di aver gradualmente sostituito queste personalità con un esercito di mezze calzette ( superfluo fare i nomi). Se oggi il centrodestra non ha un leader prestigioso ed è destinato a scomparire la colpa è esclusivamente di Berlusconi.

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    1. RedazioneRedazione

      Ho tanta e tale stima per Gerardo Mazziotti da non poterlo certamente annoverare tra coloro che hanno lasciato o stanno per lasciare Berlusconi per calcoli opportunistici. Né annovero tra costoro la gran parte delle persone da lui citate che aderirono a Berlusconi in nome di un’idea rivelatasi, poi, fallace e che, allontanandosene, lo hanno fatto con lo stile e la discrezione che sono loro propri.
      Mi riferivo, invece, proprio alle “mezze calzette” di cui Mazziotti parla che, avendo ottenuto da Berlusconi posti e prebende, ora lo contestano rumorosamente.
      Facendo, infine, riferimento alle colpe di Berlusconi, prima fra tutte quella di essersi circondato di mediocri costringendo i migliori ad allontanarsi, l’amico Mazziotti sfonda, con me, una porta aperta.
      ott.gur.

      Replica

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