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Figli del sole, figli delle stelle

di Gianpaolo Santoro

E così, da un giorno all’altro, noi che siamo ormai le banlieu della politica, terra di nessuno, dimenticata da Dio e da Renzi, si e no una Picierno che è un bel soffrire, tutto ad un tratto ci ritroviamo Capitale.

Certo non come quando avevamo i viceré di Napoli (Pomicino, ministro del Bilancio, De Lorenzo ministro della Sanità, Di Donato vicesegretario del Psi), quando i nostri entravano ed uscivano dal governo e qualche volta lo guidavano, da De Mita a Gava, da Scotti a Mancino, da Rosetta Russo Iervolino a Bassolino, ma davvero potremmo andare avanti un bel po’ sfogliando le pagine gialle del governo, certo non come allora dicevamo, quelli erano altri tempi, per Napoli e la Campania soprattutto se confrontati al deserto dei giorni nostri  (abbiamo due anonimi sottosegretari, uno di Benevento ed uno di Avellino, più un terzo nato per caso in provincia di Avellino ma che vive a Firenze).

Ci ritroviamo così dall’alba al tramonto Capitale dell’opposizione, in questo parlamento dove è difficile raccapezzarsi davvero, dove la fiducia e la sfiducia, si fondono e si confondono, dove una parte di un partito dice una cosa ed un’altra l’esatto contrario, insomma in questo primo governo Renzi di annunci e slide, di riforme avviate ma mai finite, una sola cosa è certa, oltre al fatto che donna è bello: l’opposizione del Movimento 5 Stelle e della Lega, solo che i pentastellati sono tanti di più, anche se oggi fra espulsioni, fuoriuscite, separazioni e divorzi è difficile tenere il conto: al momento non ci sono più 15 senatori e 7 deputati ma, chissà, nella notte può essere ulteriormente cambiata qualcosa. Già perché le riunioni si susseguono e le porte sono chiuse, il partito dello streaming si è ben presto adeguato, stendiamo un velo al velo grillino, meglio così. La riunione decisiva dovrebbe essere a metà settimana, sono altri 16 i cittadini che corroso il rischio di essere epurati…

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Beppe Grillo

“Sono un po’ stanchino”, ha scritto Grillo sul suo blog citando Forrest Gump. C’è da credergli: come Tom Hanks nel film di Robert Zemeckis era partito così, senza una meta precisa (“Quel giorno, non so proprio perché decisi di andare a correre un po’”) e si era ritrovato piano piano ad avere otto-nove milioni di italiani dietro di se, un fiume di rabbia e di scontento, tanta voglia di protesta, di insofferenza, di facce nuove.

E’ un po’ stanchino Beppemao, eppure questa volta non si è fatto a nuoto lo stretto di Messina, non si è messo a correre con lo scafandro sulla spiaggia di casa, non è andato in tour col camper, non ha rifatto la marcia su Roma come nei giorni del Colle, quella del golpe da sventare, del richiamo alla Patria, alla difesa della Costituzione e della democrazia, quella che poi si tramutò in marcetta, con la sconvocazione per “sopravvenuti impegni notturni”: la rivoluzione può attendere no? Ed anche la democrazia. Figuriamoci l’Italia….

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Casaleggio e Grillo, le due superstelle

E’ stanchino Grillo, si è reso conto che non può perdere la voce a parlare con tutti, che uno varrà pure uno ma è scomodo, che non può andarsi a prendere le maledizioni nella sua Genova, che non può ritrovarsi assediato dagli stessi grillini nella sua villa di Marina di Bibbona, che il movimento pur se non è un partito ha bisogno di qualcosa che non sia solo un clic, che non si possono tenere consultazioni assembleari sterminate su tutto e su tutti, che lui non può ritrovarsi sotto casa ogni tanto qualcuno che chiede ragione e spiegazione. Ed allora facciamo pure il girotondo dei capigruppo, oggi a me domani a te, teniamoci in contatto in rete, controlliamoci l’un con l’altro, ma è necessario avere un pugno di cittadini più cittadini degli altri, un pugno duro che prende in mano il movimento, che impartisce la linee, che affronta le rogne ed il dissenso. “Il M5S ha bisogno di una struttura di rappresentanza più ampia di quella attuale. Questo è un dato di fatto. Io, il camper e il blog non bastiamo più. Io continuerò ad essere il garante…”

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Superstella, Fico, Di Maio, Di Battista, SIbilia e Ruocco

Ed ecco allora il direttorio (si lo so direttorio non piace, allora coordinamento, think tank, anche se deve essere un serbatoio d’azione più che di pensiero, laboratorio, cabina di regia, segreteria senza segretario, insomma chiamatelo come volete signori cittadini tanto non cambia niente…), cinque giovani brillanti attivi e belli che si frappongono fra il movimento e Grillo, l’anticamera del Capo, insomma. I cinque “nominati” e non i cinque cliccati (come piace nominare ai nostri politici…) sono: Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia. Quattro uomini ed una donna, ma soprattutto quattro campani. Diventa napolicentrico il Movimento 5 stelle, alleluia, un modo, forse, anche per contrastare la campagna meridionale di Capitano Teo e la sua Lega, il Matteo di destra contro il Matteo di sinistra. Si vabbè, lo so, una destra un po’ più estrema ed un centrodestra, direbbe qualcuno. Ma la storia questa è.

Ma chi sono i nostri eroi, che in una fredda notte d’inverno, sono stati incaricati di prendere in mano l’opposizione e di dare l’assalto al renzismo? Questo poker di figli del sole che si ritrova anche figli delle stelle che ha il compito di mettere un po’ d’ordine in questa sempre meno gioiosa macchina di “Mi piace”, l’inflessibile popolo del clic?

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Carlo Sibilia, non crede allo sbarco sulla Luna

Carlo Sibilia, avellinese 28 anni, laurea triennale in biotecnologie, candidato alle elezioni regionali del 2010 (ottenne 370 preferenze) ha vinto le primarie grilline, le cosiddette preliminare,  con 113 preferenze (sistema con tripla preferenza) è l’uomo del dubbio lunare, “Ma perché dopo più di quarant’anni ancora non si ha il coraggio di dire che lo sbarco sulla Luna è stata una farsa?”, della proposta di legge del matrimonio multiplo “sposarsi in più di due persone indifferentemente dal sesso, purché consenzienti” e delle “ragioni” dell’islamismo al punto che il giorno della sparatoria al Parlamento canadese dichiarò coscientemente “Opera di un pazzo o di qualcuno che ha ritrovato la ragione?”.

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Roberto Fico, presidente anti canone

C’è poi Roberto Fico (napoletano, 40 anni), laurea in Scienze delle Comunicazioni, candidato alla presidenza della Regione (39349 voti, pari all’1,3 per cento) e a sindaco di Napoli (6441 voti, 1,4 per cento) l’unico grillino con una poltrona vera, la presidenza della Commissione di vigilanza Rai. Presidente di lotta e di governo visto che non ha esitato ad occupare con Grillo la Rai e che invoca a piena voce l’evasione del canone. A metà strada fra “Er mejo Fico der Bigonzo” ed il Pappafico (la vela quadra dell’albero di trinchetto) si è distinto per due atti fondamentali: l’interrogazione parlamentare Monica Maggione, direttore di Rainews, che ha partecipato al raduno Bilderberg e la proposta di chiudere “Porta a Porta”, la trasmissione di Bruno Vespa conosciuta come la “terza Camera”.

Altra napoletana è Carla Ruocco (41 anni) laureata in Economia e Commercio ed abilitata alla professione di commercialista e revisore. Dal 2004 è funzionario tributario all’Agenzia delle Entrate.

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Carla Ruocco, un fazzoletto bianco

E’ la meno esposta, non ama stare in prima fila. La sua prima “proposta” fu alla ricerca di una identità grillina, “indossiamo un fazzoletto bianco, per distinguersi dai rossi, dagli azzurri e dai verdi, in Parlamento”, poi si espresse per un’adeguata “redistribuzione della ricchezza”, e nel giorno degli scontri in piazza a Roma co una abbondanza di punti esclamativo così sul suo blog. “Il M5s non può far permettere che un cittadino/lavoratore non possa avere il sacrosanto diritto di vivere!! Non può far permettere che “la persona” venga trattata in un modo così ingiusto!! A difesa dei cittadini perché siamo cittadini!!” Un guizzo lo ebbe con “se le Borse calano e lo spread cresce è colpa della legge elettorale”. Ma niente di che. La sua parola d’ordine è moderazione. Meglio il silenzio, comunque.

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Luigi Di Maio, aplomb andreottiano

C’è poi l’enfant prodige, quelle che piace alle mamme e alle nonne, sempre sbarbato, vestito perfettino come il giorno della prima comunicazione, il giovane vecchio. Luigi di Maio (avellinese, 28 anni, ma residente a Pomigliano d’arco) è iscritto a Giurisprudenza ed è giornalista pubblicista. Suo padre Antonio ha fatto politica come dirigente del Msi e di An. Luigi Di Maio si è candidato alle comunali di Pomigliano non risultando eletto. Vicepresidente della Camera dei deputati con 173 voti a 26 anni, è il più giovane vicepresidente della Camera. E’ stato lui a guidare la delegazione pentastellata agli incontri con Renzi per la nuova legge elettorale. E’ di gran lunga il meno grillino dei grillini nel modo e nei modi di fare politica. Non alza mai toni, non si scompone mai, mai un eccesso, un termine fuori luogo, uno scatto, un sorriso di scherno. E’ imperscrutabile, ha un vero aplomb andreottiano. Bisogna aggiungere altro?

 

 

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