di Ottorino Gurgo
Dal cilindro di Matteo Renzi potrebbe uscire una soluzione a sorpresa: una soluzione in grado di sciogliere, con una condivisione pressoché unanime, l’intricatissimo nodo dell’elezione del successore di Giorgio Napolitano.
Il nome di colui che potrebbe rendere possibile questo piccolo miracolo, nonostante i tentativi di tenerlo quanto più possibile “coperto”, è cominciato a uscire, negli ultimi giorni dalle stanze segrete dei palazzi romani della politica: è quello di Raffaele Cantone.
Saranno in molti, crediamo, a domandarsi chi sia questo outsider che potrebbe (il condizionale è d’obbligo) sconvolgere i pronostici e deludere le aspettative dei molti professionisti della politica che da tempo aspettano di poter puntare le proprie “fiches” sul tavolo verde dell’elezione presidenziale.
Raffaele Cantone è un magistrato di cinquantuno anni, nato a Giugliano, nel cuore della Campania, con un’autentica passione – dicono i suoi amici – per il diritto penale, quella passione che, coltivata nel corso degli anni, lo portò ad entrare in Magistratura e, attraverso un non facile percorso, a far parte della Procura antimafia. Il suo sogno sembra fosse quello di tornare a Napoli come Procuratore aggiunto, ma a impedirglielo fu il Consiglio superiore della Magistratura che gli preferì candidati più anziani.
Cantone cominciava, tuttavia, ad acquisire una certa notorietà e su di lui piombarono i falchi della politica proponendogli candidature a Montecitorio e a Palazzo Madama ch’egli respinse con drastica determinazione. Poi, nove mesi fa, la proposta destinata a cambiare la sua vita.
E’ stato Matteo Renzi ad offrirgli la guida della nuova Autorità nazionale anticorruzione e in Parlamento – incredibile a dirsi – il suo nome ha ottenuto l’unanimità dei consensi. E’ proprio l’esito sorprendente di questa votazione ad accedere su Cantone la luce dei riflettori alla vigilia dell’apertura della grande gara per il Quirinale. Di tutte le candidature delle quali si è finora parlato, nessuna appare in grado di raccogliere il “sì” di tutte le forze politiche, eccezion fatta, appunto, della sua con la quale si potrebbe addirittura ripetere il piccolo capolavoro che portò all’elezione di Francesco Cossiga e di Carlo Azeglio Ciampi già al primo scrutinio.
La larga condivisione che potrebbe realizzarsi attorno al nome di Cantone, inoltre, consentirebbe a Renzi di evitare che l’elezione del capo dello Stato si carichi di una eccessiva valenza politica costringendo il Pd ad un’alleanza (con Forza Italia o con il Movimento cinque stelle) della quale non sarebbe facile liberarsi. Né può essere sottovalutato l’impatto favorevole che potrebbe avere nell’opinione pubblica la scelta di un non politico, impegnato nella moralizzazione della vita pubblica.
Ma non vogliamo andare oltre. Raffaele Cantone resta un outsider. E’ probabile che, alla fine, a succedere a Napolitano sia uno di coloro che con il mondo della politica ha una consuetudine certamente superiore alla sua (Prodi ? Amato ? Bersani ? Padoan ? Mattarella ?). Ma è proprio assurdo pensare che, a volte, la fantasia potrebbe andare al potere ?