Franz Krauspenhaar

Franz Krauspenhaar

Scrittore e poeta milanese di origine tedesca per parte di padre, madre calabrese. Autore poliedrico, attento alla forma e alla varietà delle esperienze letterarie possibili.

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Se Dio non esiste
ogni partita è un pareggio

di Franz  Krauspenhaar

La solitudine estrema del François di Sottomissione è in fondo come una protesta sotterranea, muta, al rivolgimento di una Francia divenuta moderatamente islamica e comunque snaturata. Il centro del libro è la solitudine: nessuno oggi parla della solitudine dell’uomo occidentale come lui, Houellebecq, e questa è l’ennesima conferma. Una solitudine così estrema che però ha in sé i crismi della vera grandezza.

 

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Per il resto, si dipana con grande bravura il racconto di un uomo intenzionalmente mediocre, professore di letteratura alla Sorbona. Esperto di Huysmans, l’autore di Au rebours, libro a suo tempo anticipatore di un autore tra i massimi del firmamento francese dell’ottocento che più avanti si convertì al cristianesimo.

Dunque Francois ha fatto di Huysmans il senso della sua vita solitaria, rassegnata a una piattezza che di fondo non ha nulla a che fare con la morte o la tragedia, ma con il dramma straziante della sparizione; quella del padre, quella della madre molti anni fa (madre che lui chiama “la vecchia puttana”), quella dell’unico amore, Myriam, giovane studentessa di origine israelita che fuggirà in Israele con la famiglia per sfuggire, come nell’allarme di un nuovo nazismo, a possibili persecuzioni del nuovo governo islamico di Francia.

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Houellebecq ci trasporta lentamente, con le sue frasi spesso lunghe e inesorabili, in un mondo che con l’incedere del serpente cambia pelle e carne e con il coronamento di un bel sorriso accogliente diventa opposto. In un’epoca di digregazione totale, la religione di Maometto pare l’unica in grado di invertire la tendenza, grazie a quella sottomissione che è ingrediente indispensabile per raggiungere pace e stabilità. Il protagonista cederà, sempre con un movimento passivo, a un opportunismo che non gli è del tutto congeniale, e si rifarà una vita più produttiva dopo un’opportuna conversione. Tutti avranno cambiato la maschera, gli identitari fascisti saranno i primi a cambiare rotta e padrone, e il regime falsamente democratico di Mohammed Ben Abbes diventerà l’avamposto di una specie di impero dalle enormi prospettive di crescita.

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Michel Houellebecq

Un romanzo dettato come in sordina, senza veri colpi di scena, lontano dal nitore crudele e dalla purezza prodigiosa di Estensione, forse il capolavoro del romanziere francese, ma anche un ritorno a una narrazione più semplice e lineare, con questo io narrante dolorante ma in maniera quasi delicata che torna senza pace a parlare della sua nullità, e della nullità di un mondo occidentale ormai alle ultime gocce. Inevitabile cambiare; e se tutto l’impianto di Sottomissione può essere credibile il mondo che falsamente profetizza ci pare anche piuttosto difficile da costruire.

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Il romanzo è sopra ogni cosa una satira, appassionante e senza sconti; il racconto di un mondo completamente impazzito e senza vera purezza e autenticità; Houellebecq, romantico sotterraneo, sembra appassionarsi a un amore e a tante domande sull’esistenza, ma tramite il suo personaggio arriva ancora una volta a quota zero, senza essere riuscito a dare alcuna risposta esaustiva di carattere morale. C’è l’opportunismo, il cinismo della politica e non solo, c’è un passaggio “a rebours” che paradossalmente gli sarà di vantaggio, ma tutto questo fascio di avvenimenti pubblici e privati sarà l’ennesimo capitolo di una storia collettiva permeata di una falsità irrimediabile, un destino totalizzante. Solitudine estrema, falsificazione, opportunismo, ecco i tre ingredienti base del romanzo. Se dio non esiste, come sembra, ogni partita è un pareggio.

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