di Ottorino Gurgo
Il terrorismo è all’offensiva. Dilaga ovunque, colpisce ovunque, semina ovunque morte e terrore. Riaffiorano terribili incubi dai quali il mondo sembra non riuscire a liberarsi. Gli incubi prodotti, appunto, da un terrorismo spietato, crudele, assassino, che colpisce uomini e donne innocenti.
Dopo quelli del 7 gennaio scorso a Parigi, questi momenti sono stati rivissuti a Tunisi e poi nello Yemen, in Nigeria e in molti altri angoli del mondo. E ancora una volta siamo a domandarci il perché di stragi che certo non possono essere spiegate soltanto con credenze religiose come i loro autori vorrebbero farci credere.
L’odio, la vendetta, il rancore, la malvagità che queste stragi esprimono, sono l’antitesi, netta e categorica, di ogni spirito religioso, qualunque esso sia quello al quale si dichiara di voler far riferimento. Se davvero si vuol cercare di stroncare questa malapianta del terrorismo che da troppo tempo sta infettando il mondo con il suo carico di morte, bisognerà pure che il mondo civile che, almeno a parole, afferma di volerla distruggere, cominci a porsi qualche domanda chiarificatrice.
L’opzione militare, che pure a più riprese è stata sperimentata, evidentemente non è di per sé sufficiente. In taluni casi può addirittura rivelarsi dannosa ispirando uno spirito di rivalsa in uomini che, per troppo tempo, si sono sentiti “colonizzati” da un Occidente non amico. Le marce, come quella che si è svolta domenica scorsa a Tunisi, per affollate che siano, non servono.
Diremo di più, senza infingimenti: sono alibi con i quali ci si lava la coscienza; sono inutili e cominciano a diventare stucchevoli e ipocrite. Occorre capire. E, per capire, occorre strappare il velo dietro il quale questi terroristi assassini si nascondono: il velo di una motivazione di carattere religioso che, come abbiamo detto, non ci sembra sostenibile.
Se davvero questo terrorismo fosse soltanto il prodotto di un esasperato fanatismo religioso, esso sarebbe probabilmente limitato ad un fenomeno di modeste dimensioni. Ma così non. è perché questo Isis che rispolvera assurde parole d’ordine vecchie di secoli e proclama di voler ridar vita ad un califfato che la storia ha da tempo cancellato, non è una piccola formazione di fanatici. Crederlo e farlo credere è decisamente fuorviante.
L’Isis è’ molto di più. Dispone di fiumi di denaro con i quali è in grado di mettere in piedi un esercito di circa sessantamila uomini, dotato di armi tra le più sofisticate, di assoldare lautamente mercenari provenienti da ogni parte del mondo, di organizzare azioni terroristiche dettagliatamente preparate come, appunto, quella compiuta Tunisi.
Certo, esistono fanatici pronti a tutto, ottusi, facilmente suggestionabili e incapaci di valutare il valore della vita umana nei confronti della quale esibiscono un incredibile disprezzo. Ma chi li finanzia ? Chi li arma ? Chi li protegge ? Chi li strumentalizza ? Chi alimenta la loro follia ? E in nome di quali interessi ?
La zona del mondo da cui questa barbarie proviene farebbe pensare ai giganteschi interessi legati alla produzione del petrolio. Ma altri potrebbero esservene e per individuare e colpire le ignobili strumentalizzazioni del terrorismo ed evitare che episodi come quello di Tunisi continuino a ripetersi fino a divenire una costante della nostra vita quotidiana, le Intelligence di tutto il mondo civile dovrebbero mobilitarsi all’unisono. Non lo fanno? Perché? Davvero sono all’oscuro di ciò che si nasconde dietro questo rigurgito terrorista ? Quali inconfessabili verità vengono tenute nascoste ?