di Gianpaolo Santoro
Der Spiegel, il più diffuso settimanale tedesco, la chiama la lista delle crudeltà. Vuoi vedere che anche la Germania ha un’anima? Ma ascolti poi Tsipras (che nella notte durante le trattative ad un certo punto si è tolto la giacca in segno di sfida: che altro volete, volete pure questa?) inneggiare al trionfo della democrazia contro l’oligarchia. Bene: ha vinto la Grecia, allora? Senti poi Panagiotis Lafazaris, ministro dell’energia e leader dell’ala radicale di Syriza: l’accordo è umiliante. Quindi?
Pensi di affidarti allora ad una voce neutrale, Edward Luttwak, politologo che non ama i giri di parole e scopri “che la Bce che è come un pusher che vende droga ai tossicodipendenti” e che questa Europa è un fallimento totale, molto meglio il vecchio mercato comune. Ma senti poi Angela Merkel semitrionfante con la solita faccia inespressiva “ La Grecia non fallirà, il terzo intervento finanziario sarà di 82-86 miliardi in tre anni di cui 24 miliardi per il sistema bancario”. Le Banche prendono sempre soldi, figuriamoci. Ma questo è un altro discorso. E’ evidente che a questo punto ad Atene tornerà la Troika. Ma Siryza non aveva messo la Troika alla porta? E la battaglia della sovranità nazionale? Prima il referendum e poi il fondo di garanzia o di privatizzazioni di circa 50 miliardi, qualche isola, un po’ di porti, qualche società a cominciare dalla Depi, quella che produce energia elettrica, insomma l’eurogenialità di Schaeuble? Pignorata mezza Grecia.
#ThisIsACoup (“Questo è un colpo di Stato”) è un ahstag subito è divenuto virare sul web. “Il trend #ThisIsACoup è giustissimo – ha scritto il premio Nobel per l’Economia, Paul Krugman, nel suo blog sul New York Times queste condizioni vanno aldilà di una vendetta pura, è la completa distruzione della sovranità nazionale e nessuna speranza di sollievo”. Il tentativo è di ripetere l’operazione Berlusconi (sostituito da Monti) sradicare un governo democraticamente eletto e sostituirlo con uno tecnocraticamente nominato. Solo che in Grecia sempre nel 2011, il colpo di stato bianco con l’avvento di Loukas Papadīmos vicepresidente della banca centrale europea per otto anni, al posto di George Papandreu, c’è già stato una volta ed una seconda volta gli ellenici non si sono fatti fregare. Loro poi non hanno perso il vizio di votare, ogni tanto…
Tsipras ora è un leader prigioniero. Ad Atene in catene. Sono passati sette giorni ed il referendum è carta straccia: όχι o nai, ma chi se ne frega. Roba di una vita fa.