Marco Catizone

Marco Catizone

Avvocato, scrittore satirico e giornalista pubblicista. Scrive di politica, teatro e cultura su blog, siti e riviste on line.

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Bassolindo, il ritorno dello Jedi

di Marco Catizone

 “Gli uomini sognano più il ritorno che la partenza.” Paolo Coelho

Non escludo il ritorno”. Franco Califano

“Lello: Gaeta’, chi parte sa da che cosa fugge, ma non sa che cosa cerca. Gaetano: Cioè cumm’è ‘sta cosa? Chi parte… Gaetano e Lello: Sa da che cosa fugge ma non sa che cosa cerca. Gaetano: Azz è bella, ‘o ssaje? L’hai fatta tu? Pari scemo tu eh, e invece…” Massimo Troisi-Lello Arena, Ricomincio da tre.. “Che la forza sia con te!”.

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Navi droniche fluttuanti nell’interlink galattico, subito dietro la cintura gibaud d’Orione, dietro i caselli a pagamento della tangenziale lattea, al riparo dai fuochi fatui delle mignatte stellari dal buco nero risucchiante, l’iperu-uranio politicante partenopeo e parte nazionale chiama il vecchio mito alla mimesi mitopoietica: il ritono dello Yoda d’Afragola, a scalare a ritroso dai flussi protonici dell’interstellare, a Sudd della Croce del Sud, va’ Don Antonio torna, distruggi il male e va’, chesta stella aspetta a te!

BASSOLINO RINGRAZIA NAPOLI, SAPRO' STARE ACCANTO FORZE NUOVE

Dunque il proscenio, il pronao della navata spaziale è pronto alla rentrèe del nostro mistico eroe dei sacchetti a perdere, dell’emergenziale situescion monnezzoria: tornerà il Bassolino con le sue schiere, a mordere il freno del Potere avito, avuto e perduto, dal volto stranito, incarnato dalla odierna frenesia cazzara del Premier di Rignano?

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Tra fumi nebulosi di galassie siderali, lasciammo il Nostro hombre all’ombra delle ecoballe in fiore, sullo scranno a sacchetti biodegradabili, neropeciuto di zazzera pitturata, sudario di cellophane a conservarne i resti politici, ad infiorettare il passato andato in gloria come un salmo all’obitorio: torna Don Antonio, fiutando i gas spuri di una mancata revolucion arancio-cremisi, stella nana inesplosa, rimasta allo stadio larvale, nemesi per Dioscuri fraterni e germani in salsa De Magistris, che s’innalzarono come pinnacoli alla ricerca del nuovo Sole dell’Avvenir, trovando invero livide lande dell’avvilir al loro sfasato ammaraggio d’emergenza sul Lungomarelibbberato: e che fa l’Afragolese, forse che s’addorma (ovvero s’adorna?) in rutilante attesa? Non s’avvede che il vetusto palo acuminato tornito all’uopo per il suo supplizio politico da infedele s’è mutato (in hoc signo) in giavellotto olimpico pronto a sancirne il rilancio a parabola in vista delle prossime amministrative neapolitane?

ANTONIO BASSOLINO E VINCENZO DE LUCA

Vincenzo De Luca e Antonio Bassolino

Sonnecchia a bella posta il Bell’Antonio, la sempiterna mancanza di alternative piddine per lo scranno di Saint James Palace Hotel apre nuovi scenari agli occhi e agli appetiti dei piscitielli di paranza sinistrorsi all’ombra del Vesevo; il malcostume reiterato e secolare dell’intrallazzo gozzovigliante tra politici e società più o meno civile, quell’andazzo delirante che ci ha portato sull’orlo del baratro culturale, anzi che ce l’ha fatto superare con un balzo, è prono all’abbisogna, pronto a riversarsi ex novo dietro l’immago del vecchio tuareg dalla criniera ormai canuta, il capotribù dei tribali alle vongole, dei cannibali piddini sderenati e scontenti: toccherà ancora al Signor B. da Afragola impugnare l’ascia di guerra contro lo sgangherato falansterio arancione dei Fratelli-DeMagistris-che-siamo-noi?

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Bassolino-De Magistri, pronta la sfida

Il vecchio leone, il sioux assettato, la ctonia divinità a totemica protezione posta, l’uno-e-trino che a Napoli rintuzzava steccati, asfaltava gli oppositori a passo di valzer, capillarmente estendendo le sue propaggini nelle società partecipate, nei consigli d’amministrazione, assegnando consulenze profumate alla vecchia-nuova intellighenzia borghese cittadina, facendosi aprire le porte dei Consigli e dei rettorati universitari a colpi di progetti e pioggia di milioni, è dunque davvero pronto alla pugna per riavere la sua smollata poltrona?

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Don Antonio non ha perso forse il fiuto politico, smarrendo invero l’afflato ispiratore di quella “Grosse Koalition” sinistrorsa da sempre suo pallino, ma di certo nei lustri ha perduto il contatto con le alte sfere partitiche una volta rientrato nei ranghi domestici e casalinghi, che mal sopportarono la debacle mediatica sul fronte caldo della “monnezza” neapolitana; Bassolino dunque, che negli anni ha sempre buttato l’ancora nelle amene rade borghesi della civile societas, forse pagando dazio e scotto a complessi provinciali atavici, sarà il novello prometeo nella lotta per la reconquista del flogos primigenio, del tempio Municipale, illo tempore fortezza inespugnabile delle mire sinistre su Golfo e Magna Grecia?

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Bassolino-Iervolino, sindaci

Si gioca alla guerrilla politica, si scompiglia et apparecchia il desco per la prossima tornata elettorale, tonnata e mattanza per neofiti di partito sprovvisti di spada: reduce acciaccato, mai domo, il Nostro mammasantissima affila dunque i coltelli, stavolta shakespirianamente pronto all’ubiqua alleanza, tessendo ferrea tela pronta a disfarsi sfilacciandosi, nell’alba rossa del prossimo (quasi certo) tramonto demagistrisiano; e quando nella disfatta cittadina d’una rivoluzione arancione desnuda e dispersa ai quattro venti, con le urne ancora calde e col cadavere del sopravvissuto di turno a gridare vendetta, dagli spalti gotici di Santa Lucia il nuovo margravio ducesco, il Don Rodrigo di Salerno, scruterà verso San Giacomo, specchiando la propria albagia nel riflesso del canuto Don Antonio: i due vessilli, le due vestali neo-renziane per necessità e virtù, fattura e malia, saluteranno forse le gore malmostose dell’antica Repubblica, di nuovo in scia verso acque rigenerate e cristalline, pronti a seppellire, una e per sempre, quella velleitaria propulsione radicale al “cambiamento” che un tempo dei partiti in quel di Neapoli fece strali, mentre grida et giubilo et osanna risuoneranno nelle stanze degli aviti lemuri ritornati dall’oltre tombola, nel giorno più lungo, quello dei morti mai morti per davvero.

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