di Adolfo Mollichelli
Arriva troppo presto il rendez vous con la nostalgia. Per Sarri che costruì l’Empoli meraviglia. Per Valdifiori che dalla squadra Toscana ha spiccato il volo verso il calcio dei grandi: Napoli e Nazionale. Qualche lacrimuccia l’avrà versata pure Hysaj. Pianto a dirotto, immaginiamo, per De Laurentiis che aveva lasciato gli Stati Uniti per un’umida cittadina di provincia, per assaporare la prima vittoria in campionato. Niente da fare.
La regola del due è diventata un’ossessione, quella dei due gol incassati a partita. Il Napoli di oggi è molto simile a quello di ieri: effervescente davanti, pasticcione a centrocampo, tremulo in difesa. Va accolta con plauso la scelta di Manolo (Gabbiadini) insieme con Higuain.
Il bergamasco è entrato da protagonista in entrambe le reti degli azzurri in maglia rossa (un omaggio ad Aru vincitore della Vuelta?) in veste di rifinitore. Decisivo l’attaccante della Nazionale. E se l’assist per Insigne è stato dipinto di colori di estrema bellezza dal trequartista fatto in casa, quello porto ad Allan (irriconoscibile) recava un bigliettino d’invito: prego s’accomodi, basta spingere.
Chissà quale ragione particolare avrà indotto Sarri a schierare Gabbiadini in avvio insieme con Higuain. Perché il maestro di Empoli aveva confessato un suo dubbio atroce sulla consistenza del Gabbia: il lunedì lo vedo titolare, poi quando
arriva il giovedì ci ripenso. Scelta domenicale azzeccata.
Personalmente ho un debole per il taciturno bergamasco, aggiungo che la capacità di tirare cannonate da fermo mi fa venire alla mente la potenza di tiro di Gigi Riva.
Tra i migliori ad Empoli va citato Insigne sempre nel vivo del gioco finché è stato in campo. A parte il gol che è stato monumentale, numerose le giocate intelligenti per i compagni senza disdegnare le chiusure operate con dinamismo ed i tempi giusti.
Ad Empoli hanno giocato due Napoli. Il primo (col 4-3-1-2) è quello che Sarri pare prediliga.
Il secondo (4-3-3) è quello che più è piaciuto. Sembra evidente che Valdifiori sia in ambasce per i mancati movimenti empolesi del tempo che fu, il modo di giocare delle punte azzurre è completamente diverso da quello abituale degli ex compagni Maccarone, Pucciarelli, Tavano. Se il triangolo stretto a centrocampo non gli consente di vedere spiragli per l’imbucata veloce Valdifiori
diventa dannoso.
Un’altra pecca nel reparto centrale è l’incapacità di Allan (tra i peggiori nonostante il gol) di allargare il campo finendo con l’ostacolare il senso geometrico di Valdifiori e rendendo inutile il senso di posizione di Hamsik. Il Napoli-due, col tridente Callejon-Higuain-Mertens, è stato brillante, piacevole a vedersi, continuo.
È evidente che il reparto debole sia sempre lo stesso: la difesa che non sa muoversi di reparto e che stenta nell’uno contro uno. I movimenti in occasione del gol di Saponara sono da partite scapoli-ammogliati ed anche la lettura dell’azione che ha portato al gol di Pucciarelli è apparsa lacunosa, tocco di mano del trequartista a parte. Credo che il Napoli di Sarri non ci sia ancora e che sia ancora il Napoli di Benitez.
In sintesi, un punto ad Empoli non è da disprezzare. Ma regalare troppi punto in un torneo che si preannuncia mediocre potrebbe essere delittuoso.