di Ottorino Gurgo
C’è fermento nelle sedi dei partiti. Mancano circa sette mesi (poco più o poco meno) e un elevato numero di italiani sarà chiamato alle urne per un turno amministrativo di tutto rispetto che include, tra le altre, le tre principali città italiane: Roma, Napoli e Milano.
Dai sondaggi suona per tutti un campanello d’allarme. Per aver contezza di quel che potrebbe accadere, infatti, è utile aver riguardo ai dati emersi da un recentissimo ed autorevole test dal quale emerge che la sfiducia nei sindaci e nel loro operato, sta assumendo dimensioni crescenti.
Il rapporto tra amministratori ed amministrati è andato progressivamente logorandosi. Una frattura che, a livello nazionale, induce circa il 42 per cento dei prossimi elettori ad annoverare nella vituperata “casta” anche i sindaci delle rispettive città.
Questo stato di cose può avere, nelle prossime consultazioni amministrative, un impatto inequivocabile. E non è difficile prevedere che ad avvantaggiarsene sarebbero i “pentastellati” di Beppe Grillo, vale a dire la forza politica dai connotati più decisamente qualunquistici, tant’è che a Roma, a Napoli e a Milano si fa apertamente l’ipotesi che il prossimo primo cittadino possa provenire dalle file grilline anche se, almeno sino ad oggi, si fa fatica ad individuare i nomi di coloro che potrebbero essere chiamati ad assumere tale onere.
Se ci è consentito esprimere un’opinione personale, dobbiamo in tutta franchezza dire che la possibilità che la guida delle tre più grandi città italiane (ma anche di una sola di esse) sia affidata all’esponente di una forza politica che ha come bandiera la più vieta demagogia e che si caratterizza per una totale incompetenza nell’amministrazione della cosa pubblica, ci sembra tutt’altro che esaltante.
Per contrastare quella che già viene definita “la valanga a cinque stelle”, occorrerebbe una decisa mobilitazione delle forze politiche; una mobilitazione che, per dirla in concreto, dovrebbe realizzarsi non soltanto con la messa a punto di programmi adeguati, ma con la presentazione di candidati sindaci di prim’ordine.
E, data l’assoluta impopolarità di cui godono gli uomini della politica, sarebbe preferibile non scegliere candidati provenienti dal mondo dei partiti, ma sarebbe opportuno che i nomi da designare venissero individuati tra autorevoli esponenti della cosiddetta società civile. Ma qui emerge il vero problema poiché, timorosi evidentemente di “bruciarsi”, questi esponenti della società civile, sempre prodighi di dichiarazioni critiche nei confronti dei politici, quando vengono direttamente chiamati in causa, preferiscono tirarsi indietro.
Ai suoi tempi John Kennedy scelse come slogan della sua campagna elettorale un’espressione poi ripresa da don Lorenzo Milani: I care che vuol dire “M’importa”.
Ecco: questo è lo slogan che, nell’ormai imminente vigilia di questo importantissimo appuntamento elettorale amministrativo, ci piacerebbe fosse fatto proprio da una schiera sempre più vasta di imprenditori, di professionisti, di uomini di cultura, disposti ad esporsi e a fornire il loro contributo. Ma, se dobbiamo esser sinceri, nutriamo più di un dubbio sulle possibilità che questo impegno ci sia. Tirarsi indietro è sempre la strada più facile da percorrere.
Un’ultima notazione. Si dice che Renzi abbia un timore tutto particolare legato all’esito di queste amministrative. Se davvero i grillini dovessero ottenere il successo che qualcuno profetizza per loro, il presidente del Consiglio potrebbe restare al suo posto ? E che accadrebbe se dovesse dimettersi ?
Secondo me, il rapporto fra amministratori ed amministrati va logorandosi anche perché tutti quanti noi conosciamo persone che vanno dal proprio referente sindacale o conoscente politico per farsi aiutare (lavoro, esame universitario dei figli, prenotazione in tempi rapidi all’ospedale, …). E ci chiediamo “e io?”.
Il potere, di fare o non fare qualcosa, nasce dall’autorità. L’autorità, dal latino augeo, accrescere, nasce di solito dal mandato che noi diamo ad una persona affinché ci rappresenti. Ci aspettiamo che faccia cose per la res publica, per la comunità, per tutti.