Carlotta D'Amato

Carlotta D'Amato

Consulente legale in aziende italiane ed internazionali, ha scritto numerosi articoli in materia di diritto. Le sue passioni sono politica, cultura, moda.

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RoDyMan fa le pizze?
Meglio Gennarobot Esposito

di Carlotta D’Amato

 Al pizzaiolo cibernetico hanno dato il nome di RoDyMan come uno del Nord Carolina. Rompendo ogni poesia. Una volta tanto che andava bene un po’ di banale populismo, di napoletanità spicciola… Ma ci voleva tanto a chiamarlo Gennarobot Esposito, rilanciando con un sorriso l’identità e la storia della città e della pizza? 

Da Napoli arriva RoDyMan, il robot-pizzaiolo

“Le pizze più ordinarie, dette coll’aglio e l’oglio, han per condimento l’olio, e sopra vi si sparge, oltre il sale, l’origano e spicchi d’aglio trinciati minutamente. Altre sono coperte di formaggio grattugiato e condite collo strutto e allora vi si pone disopra qualche foglia di basilico. Alle prime spesso si aggiunge del pesce minuto; alle seconde delle sottili fette di muzzarella.   Talora si fa uso di prosciutto affettato, di pomidoro, di arselle. Talora ripiegando la pasta su se stessa se ne forma quel che chiamasi calzone. 

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Chi l’avrebbe mai detto a Francesco de Bourcard che nella meta dell’ottocento scriveva “Usi e costumi di Napoli “ (Alberto Marotta editore) che un giorno avrebbero inventato nientedimeno che un robot-pizzaiolo, un automa senza anima e cuore, per la pietanza che senza anima e cuore proprio non si può fare e che è candidata al riconoscimento Unesco come Patrimonio immateriale dell’umanità?

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E poi ora ditemi voi, perché il piazzaiolo del terzo millennio, quello cibernetico si deve chiamare RoDyMan, il nome di uno che lavora in un Mc Donald’s di Charlotte nel nord Carolina? Si lo so, certo, il nome nasce da Robot dymanic manipulation, ma dico io, una volta tanto che era giustificato un po’ di sano populismo perché la pizza è Napoli, copyright della storia? Potevano chiamarlo Gennarobot, questo pizzaiolo che sembra venga dalla break dance, almeno avrebbero in qualche modo quell’Esposito della pizzeria Brandi che inventò con pomodoro, basilico e mozzarella, i colori della bandiera italiana, la Margherita per la regina d’Italia Margherita di Savoia.

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Futuro Remoto, piazza Plebiscito

Ma torniamo ai giorni nostri. E’ da poco finito  “Futuro Remoto”, promosso in primis dalla Fondazione Idis – Città della Scienza e dall’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, che quest’anno ha cambiato pelle trasferendosi dalla sua tradizionale sede di Città della Scienza nel cuore della città, con la realizzazione di un “Villaggio della Scienza” allestito presso Piazza del Plebiscito, che ha attratto moltissimi visitatori, non soltanto dagli “addetti ai lavori”, ma anche da studenti e cittadini, artisti e professionisti.

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Il tema di quest’anno è stato le “Frontiere”, con un chiaro riferimento non solo a quelle geografiche ma anche a quelle culturali e sociali, ai muri astratti e concreti che dividono l’Europa moderna.  Uno sguardo alle nuove tecnologie che sempre più incidono nella nostra vita di tutti i giorni

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Ed è all’interno di “Futuro Remoto “ che è stato presentato RoDyMan, come detto, il primo robot pizzaiolo in grado di preparare una pizza al meglio. A realizzare il pizzaiolo cibernetico alcuni ricercatori dell’università Federico II mossi dall’intento di dimostrare come un robot posso arrivare a livelli di destrezza comparabili a quelli umani. Infatti RoDyMan è in grado di replicare le attività umane con una destrezza senza precedenti.

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Almeno così spiega il professore Bruno Siciliano che ha diretto il team di ricercatori “Questo particolare pizzaiolo rappresenta una sfida nel settore della robotica. Finora la manipolazione di oggetti non rigidi come la pizza o gli indumenti oppure i tessuti molli come i muscoli o la pelle negli interventi chirurgici hanno rappresentato un ostacolo per i robot, ma ora è acqua passata con RoDyMan. L’obiettivo non è sostituire i bravi pizzaioli, ma è dimostrare come un robot possa essere dinamico nelle movenze proprio come un essere umano“.

Il gruppo di ricerca del Prisma Lab

Il gruppo di ricerca del Prisma Lab

Insomma, partendo da acqua e farina per dimostrare la duttilità e le capacità di un automa e le sue future applicazioni in ambito medico e medico chirurgico. Le “prove tecniche” sono state effettuate utilizzando la maestria dello Chef Enzo Coccia, al quale sono stati applicati alcuni elettrodi e col sistema del “motion capture”, il robot pizzaiolo imitava i movimenti alla perfezione. Che un domani invece che da pizzaioli egiziani saremo invasi da pizzaioli robotici? Chi può dirlo? Certo è che se le pizze, appena ci si allontana da Napoli, assomigliano sempre di più ad un cracker o ad un frisbee, ben vengano le mani meccaniche. S’addà sapè fa…poi, in fondo, chi lo fa, lo fa. Il punto è sempre il risultato. E si sa, il fine giustifica i mezzi…ed anche i sapori.

 

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