Angelo Vaccariello

Giornalista esperto di economia e Mezzogiorno Ora si occupa di marketing e comunicazione.

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Sud, spiccioli e promesse

di Angelo Vaccariello

La Camera dei deputati ha approvato la legge di Stabilità. Un provvedimento che dovrebbe regolare le spese dello Stato per il 2016. Ora la misura passa all’esame del Senato. Salvo imprevisti, non dovrebbero esserci grandi modifiche. Anche quest’anno l’Esecutivo ha pensato al Mezzogiorno

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Ci immaginiamo i titoloni dei giornali o gli strilloni dei post su Facebook. Vediamo la misura. Il Governo Renzi stanzia un credito di imposta per le aziende che investono al Sud. Dura 4 anni e riguarda per le imprese che comprano macchinari, impianti e attrezzature per un totale di 2,4 miliardi. Prevista anche la proroga degli sgravi per le assunzioni al 2017 nel caso in cui vengano certificati fondi residui del Pac.

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A parte l’inutilità della misura: varata già dalla metà degli anni Novanta, il credito d’imposta è servito solo a fare trucchetti nei conti delle aziende piuttosto che veri investimenti, ciò che colpisce è l’esiguità dei fondi. Vediamo: 2,4 miliardi in quattro anni, significa 600 milioni di euro l’anno. Una mancetta elettorale varata giusto per tenere buone le associazioni di categoria e qualche sindacato compiacente. Si è parlato di un grande piano per il Sud e alla fine cosa si ritrova il Mezzogiorno? 600 milioni di euro aggiuntivi. E’ questo lo shock di cui ha bisogno l’area? Davvero con i pochi spiccioli si crede di recuperare il gap? La cosa più fastidiosa è che nessuno protesta o dice nulla. Silenzio assoluto.

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Per quanto riguarda il bonus assunzioni, la situazione, se possibile, è peggio. Sarà prorogato solo se vengono certificati i residui della Politica agricola comune. Toccherà dunque a Bruxelles decidere cosa fare. E se anche fosse approvato, si tratterebbe comunque di spiccioli.

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Un pensiero su “Sud, spiccioli e promesse

  1. Gennarino

    Non mi intendo di politica né di economia o finanza, ma basta fare quattro conti per vedere che la maggioranza della popolazione italiana è nel Nord e nel Centro. E siccome chi ci rappresenta in Parlamento è stato sempre eletto in maniera proporzionale alla popolazione locale, mi sembra evidente che il Nord – Centro se ne siano avvantaggiati. Così, anche per altri motivi, banche ed industrie meridionali sono passate al Nord (e al Centro). Le università meridionali hanno un po’ risentito di politiche che privilegiano la qualità, ma (quasi) sempre in favore del Nord – Centro. E così via. Ognuno ha la propria esperienza personale e gli esempi continuerebbero ancora a lungo. Non molti anni fa, le persone votavano per Forza Italia perché hanno capito che le maggiori possibilità di sviluppo nel Meridione vengono dal fare piccole e medie imprese (PMI). Qualcuno ricorda quando in F.I. lanciarono lo slogan delle “3i” (inglese, informatica, impresa)? Più recentemente a Napoli non pochi hanno votato de Magistris nella speranza di avere una politica più al servizio dei cittadini anziché dei soliti amici, parenti e fedelissimi che salgono e scendono dal partito o dal sindacato per chiedere “consiglio”. Alle elezioni per il Sindaco nel maggio 2016 ci dovrebbe essere anche il M5S, che mi sembra più radicato nel territorio rispetto a de Magistris. Posso solo concludere con il titolo del libro (1990) del maestro D’Orta “io, speriamo che me la cavo”.

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