Adolfo Mollichelli

Adolfo Mollichelli

Giornalista. Ha lavorato con il Roma ed il Mattino. Ha seguito, tra l'altro, come inviato speciale cinque Mondiali, altrettanti Europei, nove finali di Campioni-Champions e l'Olimpiade di Sydney

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Muti alla meta

di Adolfo Mollichelli

 La sconfitta di Roma – la terza consecutiva dopo quelle a Udine e in casa Inter – impone al Napoli di giocare al massimo le ultime tre partite. Svanito da un po’ di tempo il sogno scudetto, gli azzurri hanno davanti un mini-torneo da disputare con i giallorossi di Spalletti

Mosca - SPORT ROMA NAPOLI FOTO MOSCA

Spalletti e Sarri

La posta è altissima. In palio i dodici milioni garantiti dalla partecipazione diretta alla fase a gironi della Champions. Profumo di soldi da inseguire più che podio d’onore da mantenere dietro alla Juve dei record.

Corsa a due, dunque. Per mantenere il vantaggio di due punti, ne basterebbe anche uno solo. Guai se si arrivasse alla pari perché in tal caso prevarrebbe la Roma che è davanti nei confronti diretti: pari al San Paolo e vittoria all’Olimpico. Il Napoli giocherà due partite in casa: con Atalanta e Frosinone, in mezzo la trasferta in casa del Torino.

La Roma due in trasferta: in casa del Genoa e visita al Milan, in mezzo il Chievo all’Olimpico.

Atalanta - Napoli

Reja, il primo dei tre ex

Sulla carta, azzurri nettamente favoriti. Un poco di paprika c’è nel piatto, tre cari nemici sulle panchine avversarie: Reja (Atalanta), Ventura (Torino), Stellone (Frosinone). Intanto, Reja non avrà il Papu Gomez squalificato; Ventura ha problemi vari da affrontare non ultimo il grave infortunio di Immobile; Stellone potrebbe guidare a Napoli un Frosinone già retrocesso. Giocheranno comunque alla morte? Forse sì, forse no.

Ma il problema è un altro. Riusciranno i nostri eroi a ritrovare la continuità di rendimento misteriosamente scomparsa sotto il drone di Castelvolturno? 

Atalanta - Napoli

Higuain

Quesito: la squadra è cotta? Non proprio, ma è evidente che la brillantezza di un tempo sia scolorita. Non è sui garretti ma non affonda più come una volta. E sta pagando (ha pagato) l’insostenibile leggerezza del sentirsi bello sempre con le stesse sembianze.

Fuor di metafora, la fissa dei titolarissimi non è risultata vincente. Nel senso che non si è rivelata decisiva per lottare per il titolo fino alla fine. Ma è inconfutabile che il Napoli sarriano sia stato la sorpresa più interessante della stagione. Unico, autentico rivale dei bianconeri. Gioco spumeggiante (finché ha potuto). Tanti punti in più rispetto alla scorsa stagione. Unica squadra imbattuta in casa.

Higuain capocannoniere irraggiungibile nonostante i tre turni di squalifica dopo l’isteria di Udine. Il Pipita può ancora avvicinarsi al record oramai antico di Nordhal (35 reti) e con un po’ di fortuna – e con l’aiuto dei compagni – addirittura superarlo. Più che ragioni tecnico-tattiche credo che sulla frenata azzurra abbiano influito lo scollamento tra le componenti societarie, diciamo così. Perché parlare di organizzazione aziendale a Napoli è come discettare sul sesso degli angeli.

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Aurelio De Laurentiis

Un uomo solo al comando, Aurelio Primo, e poi il vuoto. Neppure un consigliori che possa convincere il presidente a non toppare: il comunicato contro Mediaset fu aria fritta. Uno in grado di frenare gli impulsi, di obiettare che il lungo silenzio stampa non giova e, magari, alimenta quel vittimismo che lascia il tempo che trova. E che fornisce ai giocatori un eventuale alibi di fronte alle difficoltà. Uno che facesse notare al maestro Sarri che non si può andare contro tutti e tutto: le Nazionali che sono un fastidio, il colore del pallone che induce a sbagliare iltiro, i posticipi, gli anticipi e tutti gli altri atteggiamenti da periferia del calcio.

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Muti alla meta. Così ha deciso Aurelio Primo. Lui da una parte, Sarri e i giocatori dall’altra. Muti. Maradona da lontano che affonda i colpi e che lascia intendere che Ferlaino per vincere seppe osare, la condanna del mercato flop a gennaio, il gap con la Juve scavato da una rosa striminzita.

Sarebbe stato interessante ascoltare le ragioni di Aurelio Primo. Muto fors’anche per convenienza.

adolfo mollichelli

Adolfo Mollichelli

E sarebbe stato utile cominciare a capire quale potrebbe essere il futuro di Sarri che pare non gradire un altro contratto annuale.

Non si può più navigare a vista se si vuol rimanere nell’elite del campionato e programmare un domani vincente. Chiacchiere e tabacchere ‘e legno ‘o Banco ‘e Napule nun’e ‘mpegna.

 

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