Angelo Vaccariello

Giornalista esperto di economia e Mezzogiorno Ora si occupa di marketing e comunicazione.

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di Angelo Vaccariello

Londra saluta Bruxelles e sono tante le considerazioni da fare su questo addio per molti versi inattesi negli ultimi giorni. Al di là della inattendibilità dei sondaggi, la vera materia della contesa è quella economica. Molti anche in Italia si appellano ad un referendum sul modello Brexit per invocare un abbandono anche di Roma almeno per la moneta unica

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Ci sono, però, delle enormi differenze tra l’economia inglese e quella italiana soprattutto per quanto riguarda l’Unione Europea. Una premessa, però, va fatta. Se in Italia si volesse fare un referendum simile bisognerebbe cambiare la Costituzione la quale vieta espressamente di consultare il popolo in tema di trattati internazionali e di decisioni economiche. Perciò meno populismo e più realtà soprattutto quando si parla della “più Bella” (cioè la nostra carta costituzionale). Parliamo però di economia.

EU Referendum - Signage And Symbols

Finanziamenti Il Regno Unito riceve dall’Unione Europea contributi per 7 miliardi di euro al fine di realizzare progetti vari (dalle infrastrutture ai servizi sociali, alle imprese). Contribuisce, invece, per al bilancio comunitario per oltre 11,4 miliardi di euro. In pratica, Londra “perde” 4 miliardi verso Bruxelles. In Italia le cifre sono diverse. Roma ottiene quasi 11 miliardi di euro dall’Unione e ne versa poco meno che 13 miliardi con una perdita secca di soli 2 miliardi di euro. Con l’uscita, il Regno Unito risparmierà almeno 4 miliardi di euro l’anno. L’Italia ci perderebbe molto di più.

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Moneta I sudditi di Sua Maestà possono contare su una moneta forte (la Sterlina), anche se oggi sta vivendo uno dei momenti peggiori della sua esistenza. L’uscita dell’Unione avrà ripercussioni di tipo legislativo, normativa ma nella economia monetaria non cambierà nulla per la City. L’Italia non ha più una moneta ed è ancorata all’Euro. Una uscita dalla stessa distruggerebbe il debito pubblico italiano. Già perché Londra ha un debito sotto controllo mentre quello di Roma supera i 2mila miliardi di euro l’anno.

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Intescambio Le imprese inglesi esportano in tutto il mondo anche se hanno una buona quota verso i Paesi dell’Unione Europea. Questa quota non supera il 30 per cento del totale dell’export. Anche se fuori da Bruxelles, le aziende non risentiranno molto perché potrebbero puntare assai meglio sui mercati asiatici e americani. L’Italia esporta oltre il 70 per cento verso l’Unione: una uscita inciderebbe in maniera drammatica sulla vita delle aziende locali che sarebbero costrette a puntare su nazioni extra europee con tutte le difficoltà che ciò comporta.

PIAZZA AFFARI

Borsa La Borsa di Londra è la più capitalizzata d’Europa: pari almeno a cinque volte quella di Milano e a due quella di Berlino. Le aziende scelgono il Regno Unito per un regime fiscale più semplice e amico e per la libertà della finanza. La Borsa di Milano è ininfluente e una uscita dall’Ue comporterebbe un suo forte ridimensionamento. Perché le aziende dovrebbero restare quotate in un paese marginale dell’economia globale.

Dunque, applaudiamo la decisione democratica dell’Unione europea ma occhio ad imitare: non abbiamo il fisico per farlo.

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